Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Beni culturali

Genzano dell'Infiorata inaugura il suo Museo

Intervista al Prof. Vincenzo Padiglione

Il Museo dell'Infiorata verrà inaugurato quest'anno il 13 giugno, in occasione dell'Infiorata 2010 dedicata a Caravaggio.
Alla vigilia della sua inaugurazione, incontriamo il Prof.Vincenzo Padiglione, docente di antropologia culturale presso l'Università Sapienza di Roma. e direttore scientifico del progetto.


Ne approfittiamo per avere alcune anticipazioni.

Professore, intanto una prima domanda di carattere generale per far capire anche ai non addetti ai lavori di che cosa si tratta...In quale categoria di musei rientra il Museo dell'Infiorata? Tre anni fa pubblicammo stralci del suo progetto e intitolammo l'articolo Il Museo sovvertito di un bene volatile. Ci affidammo alla suggestione delle sue parole ...ma che genere di museo è il Museo dell'Infiorata, io non ne conosco altri...

Il museo dell'Infiorata è senz'altro un museo demoetnoantropologico: l'Infiorata di Genzano infatti presenta una valenza patrimoniale non circoscritta al suo essere testimonianza storica, significativa traccia del passato. La prospettiva antropologica identifica in questo complesso cerimoriale un rilevante bene culturale che, inscritto nelle forme stesse di vita delle persone che lo attivano, ha conquistato un presenza affettiva e identitaria per la comunità e il territorio, ed è in grado di caratterizzare ancora nel presente tratti salienti della cultura locale, ovvero di mettere in forma e rendere esperibili in modo assai convincente simboli religiosi, civili e artistici.

Quali sono gli aspetti salienti del "fenomeno" Infiorata?

L'infiorata è un "fenomeno sociale totale". Aspetti eterogenei vengono stabilmente a convivere nel suo grandioso complesso festivo, arricchendolo di umori sentimentali e conflittuali, di interessi economici e politici, di nessi morali, religiosi, estetici, giuridici, ecc. Se da una parte queste immissioni e connessioni appaiono abusi e contaminazioni dall'altra potenziano l'evento festivo, ne fanno il catalizzatore dell'attenzione collettiva: rendono attiva e concreta la trama che connette la gente non solo nell'identità ma anche nella differenza.

C'è una visione della società locale che l'Infiorata contribuisce a generare in chi partecipa alla Festa?

Sì, credo sia proprio della festa, di questo suo vorticoso movimento, favorire in chi vi partecipa un'inedita visione della società locale, che rende percepibile, di volta in volta, un formidabile livello di integrazione del sé con il mondo, una rappresentazione del moto creativo, di un 'noi' effervescente, oppure la sensazione di una comunità in difficoltà, divisa, lacerata ed impotente.
Se la festa per chi l'organizza e/o vi si espone significa anche conquistare un' esperienza riflessiva è evidente che trasporre tale riflessività dal "linguaggio della vita" al "linguaggio del museo", per usare una dicotomia cara ad Alberto Mario Cirese, costituisce un obiettivo documentario e progettuale imprescindibile, ovvero un impegno espositivo oneroso e visionario.

Quando parliamo di Infiorata parliamo di un bene immateriale...un bene immateriale può essere musealizzato?

Il museo, istituzione per sua natura stabile e permanente, devoluta all'esposizione di testimonianze materiali si trova a mettere in valore un bene volatile, intangibile, effimero e sostanziamente refrattario per definizione ad essere rinchiuso in una veduta, immobilizzato in un forma unica, e soprattutto sottratto al suo divenire, a ritmo temporale che ne è al tempo identità e fulcro creativo.
Nell'Infiorata la dimensione della transitorietà, di un tempo speciale inscritto nel richiamo organico alla stagione primaverile, nella durata del fiore in simpatia con la durata del rito, nel carattere effimero delle composizioni artistiche, pervade di sé tutto l'evento dando impronta all'intera organizzazione e convocando interpretazioni simboliche che da varie direzione segnalano la fugace natura del piacere, l'annuncio di speranza che il sacrificio del fiore porta per il raccolto, per frutti di là da venire.

Il rito dell'infiorata è un grandioso spettacolo di compenetrazione vitale e drammatica della Natura nella Cultura che si svolge in tre fasi: l'iniziale scomposizione (la raccolta e lo speluccamento che riduce i fiori in petali), l'artistica e devota rivitalizzazione (i petali vengono a comporre quadri sul selciato e costituiscono il tappeto adatto ad onorare il passaggio del vescovo), la definitiva dissipazione (lo spallamento dei pezzi affidato alla corsa dei bambini)
Il rito dona alla collettività una speciale tonalità sentimentale: una temporalizzazione fatale dove creazione e distruzione concorrono insieme a tingere di effervescenza e di malinconia (che peccato che tutto vada perduto) l'esperienza della festa

Una sfida dunque. Quali soluzioni per un compito così impegnativo? Valorizzare l'intangibile?

Sì, è stata una sfida, ma la transitorietà delle composizioni floreali non si è ritenuta semplicemente ostacolo all'esposizione, bensì assunta come valore guida grazie a cui uniformare e sovvertire lo stesso museo. Il che vuol dire riconoscere e rendere attiva la dialettica tra l'idea di patrimonio come monumento e l'idea di patrimonio come memoria nel flusso presente, traccia opaca da interpretare .


Un museo "sovvertito" dunque, ma come rendere permanente l'effimero?
Provo a spiegare: il museo dell'Infiorata di Genzano si impegna da un lato a cogliere un patrimonio effimero in cerca di stabilità in documenti, in linguaggi, in trasposizioni, in rappresentazioni capaci di farlo sopravvivere al "qui ed ora" della festa e, dall'altro, a mettere in scena un'esposizione costantemente sbilanciata nella direzione del flusso, della transitorietà, così da ri-donare al visitatore - seppure trasposta - quell'esperienza pervasiva di ritmo visivo e temporale, e di fugace meraviglia, proprie dell' Infiorata.
Del resto questo movimento dall'effimero, dal cangiante verso ciò che è permamente e duraturo, e viceversa, è riscontrabile come uno dei motivi più vitali e ricorrenti nelle culture dei fiori, come del resto risulta tutto interno alla storia e alla dinamica dell' Infiorata. Ghirlande dei vincitori che si trasformano in corone di metallo prezioso per i regnanti. Tappeti, addobbi floreali divengono ornamento interno ai pavimenti, motivo decorativo per pitture parietali, e cornici grafiche per vesti editoriali . La diffusione di fiori di stoffa, di carta e oggi di plastica non ha del resto fatto perdere né diminuire l'uso di fiori veri per le più diverse funzioni.


Quale dunque la missione di questo Museo
Il museo dell' Infiorata si costituisce in modo sovversivo e artistico a modello del suo oggetto: intende acquistarne la leggerezza e la capacità di diffondere una cultura non perentoria né monumentalistica del patrimonio e della memoria e di prefigurarsi come laboratorio dove si mettono in connessioni istanze di cittadinanza e saperi della creatività, risorse culturali provenienti dal passato con linguaggi della contemporaneità, senso del luogo e affettività verso la tradizione con tensione verso lo sviluppo.
Gli abbiamo pertanto chiesto di raccontarci questo museo nel suo farsi, l'organizzazione delle sue "raccolte" se così è possibile definirle, gli allestimenti, le istallazioni, le soluzioni adotatte per rendere stabile il transitorio, le sollecitazioni che nel corso di questi tre anni, nel lavoro comune tra antropologi, architetti, storici dell'arte, tecnici e artigiani, hanno portato ad optare per una soluzione piuttosto che per un altra insomma a svelarci quello che sta dietro la sua realizzazione, considerato che l'Infiorata di Genzano è l'unica (?) a vantare in Italia un suo museo e che tale primato comporta anche incognite per il futuro.

Per la rubrica Beni culturali - Numero 92 giugno 2010