Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Creatività

I giovani dei Castelli tra tradizione e rete

Da un osservatorio forse limitato, ma credo significativo - quello dell'Istituto di formazione presso il quale lavoro - mi sento di poter affermare che i giovani dei Castelli, sempre in contatto tra loro attraverso la rete, non rinnegano la tradizione, ma sfruttano a pieno le potenzialità del web.
Se nella scuola non esitano ad emozionarsi davanti ad una prosa che li affascina o a dei versi che gli penetrano il cuore, nel mondo internettiano s'intrufolano in tutti gli spazi per comunicare, per far conoscere di che cosa sono capaci.
Non mi stupisce allora vederli in classe, pendere dalle labbra di uno scrittore Aldo Onorati che gli racconta il suo libro "Lettera al padre", intercettando forse la loro voglia di trovare valori autentici, punti certi di riferimento e contemporaneamente vederli in azione su facebook, netlog, youtube, myspace come una grande famiglia, dove si condivide tutto: amore, amicizia, passioni, interessi, idee e musica.
Si, proprio la musica. Il grande leit motiv delle generazioni passate che suonavano nel garage di papà e delle generazioni presenti che hanno trovato uno spazio illimitato per esibirsi nel web.
Ne ho voluto sapere di più, di questi ragazzi che, a partire da Velletri fino ad arrivare a Ciampino, compongono musica e utilizzano i social network come palco.
Ho incontrato uno di loro, Gianluca G. figlio e fratello d'arte - il padre fa il disc jockey ed il fratello produce canzoni - ed ho scoperto un mondo interessante, certo noto ai giovani, ma meno a chi come me e forse molti altri non ha tale familiarità con la rete.
Gianluca mi ha quindi raccontato come "funziona" il "processo" attraverso il quale i social network diffondono la musica: molti giovani si connettono a siti specializzati, come sound click.com, per cercare "la base" da utilizzare per la loro canzone, altri ascoltano prima le basi e cercano poi l'ispirazione per comporre i testi, il tutto vissuto in termini più o meno "estremi", quasi una necessità primaria, legata alla sopravvivenza. Spesso come rientrano a casa dopo una mattinata a scuola, la connessione alla rete - ci racconta Gianluca - viene vissuta, in antitesi al tempo della scuola, come spazio di creatività.
Successivamente, attraverso il programma cubase (o simili), passano alle azioni di mixaggio, mastering e registrazione.
Poi, ultima operazione prima di mettere tutto in rete, passano alla fase di riascolto che può avvenire da soli o in compagnia di pochi fedelissimi.
Infine il tuffo on-line. È l'inizio del tam-tam.
Già, perché se il pezzo piace fa il giro del web, grazie all'immenso mondo "degli amici degli amici" che s'incontrano tutti i giorni nella grande piazza del social-network.
In pochi giorni la canzone diventa nota tra i ragazzi dei Castelli e non solo, dipende da quanti vengono pescati dalla rete.
Se la canzone raggiunge un alto numero di contatti (siamo nell'ordine delle 10.000 cliccate) si passa alla fase "live".
Esistono infatti degli spazi, chiamati appunto "live", dove il cantante, tornando in un certo senso ai metodi tradizionali, si esibisce su un palco vero, che può essere al chiuso, come "Il paese dei mostri" a Ciampino, o all'aperto, come lo "skate park" ad Ostia.
Ma il successo, quello in termini di guadagno economico? Qui il discorso si fa davvero difficile. I ragazzi la vivono come una contraddizione e ci dicono che se un tempo c'erano molte meno opportunità di farsi conoscere, ma una volta che ciò avveniva, il successo economico era conseguente, oggi che la popolarità sembra facilmente raggiungibile il successo in termini economici è un miraggio. La strada sembra facilitata per chi, oltre a comporre i testi, scrive anche la musica, senza scaricare le basi.
Insomma per entrare nel mercato si è ancora legati ai vecchi metodi: se non hai un contratto con una casa discografica, ci dice sempre Gianluca, "può conoscerti anche tutto il mondo, ma i soldi, quelli veri, non arriveranno mai... ma il ritorno economico è relativo, a noi basta entrare nel cuore della gente e utilizziamo la rete proprio per questo, per non sentirci soli, per sentire che facciamo davvero parte di una comunità che è nostra e questa, credo, è la grande forza del social network".

Per la rubrica Creatività - Numero 91 maggio 2010