Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Sistema Territorio

Peregrinus

Il termine pellegrino proviene dal latino peregrinus - da per + ager (campo) - inizialmente usato per designare coloro che vivevano in contesti extraurbani, quindi ai margini delle trasformazioni socioculturali, in seguito per indicare chi intraprendeva un viaggio spesso pericoloso e difficile per conseguire benefici spirituali.
Di fatto nel Medioevo non erano pochi quelli che decidevano di mettersi in viaggio per motivi devozionali o penitenziali verso le più importanti mete della religiosità cristiana. Tre erano le destinazioni di maggior prestigio per questa umanità migrante: Roma, luogo del martirio dei Santi Pietro e Paolo; Santiago de Compostela, alla volta della tomba dell'apostolo San Giacomo; Gerusalemme, la Terra Santa. E tre simboli differenti accompagnavano i diversi viandanti: la conchiglia per i pellegrini diretti a Santiago de Compostela, la croce o la palma per quelli che andavano a Gerusalemme, la chiave per coloro che si dirigevano alla volta di Roma.
La preparazione per la partenza rifletteva il duplice carattere di un viaggio che i pellegrini affrontavano su due piani diversi - quello spirituale e quello materiale - e che si sapeva sarebbe stato lungo, scomodo ed oltremodo rischioso.
La prima preparazione che il pellegrino compiva era dunque quella spirituale. Infatti prima di intraprendere il cammino si usava celebrare una messa per benedire il viandante, il quale chiedeva perdono a tutti coloro che aveva offeso. Dopo la confessione egli dettava le proprie disposizioni testamentarie e veniva fissato un termine oltre il quale poteva essere considerato morto. Spesso i ricchi effettuavano donazioni di beni alla Chiesa con la condizione di ricevere un usufrutto in caso di ritorno; a sua volta la Chiesa si impegnava anche a dare una sorta di pensione alla vedova e agli orfani del pellegrino morto in viaggio.
Completati i preparativi spirituali si passava all'aspetto pratico del viaggio. I pellegrini medievali, pur nella semplicità, si differenziavano dai normali viaggiatori per la specificità del loro abbigliamento. L'immancabile bordone, bastone con la punta in ferro, era un valido supporto per il viaggio ma anche un'arma di difesa; la bisaccia era una borsa di piccole dimensioni, perché il pellegrino doveva far ricorso necessariamente alla pratica dell'elemosina; la schiavina, veste di panno ruvido lo poneva al riparo dalle intemperie, unitamente ad un corto mantello e un cappello a tese larghe.
Il pellegrinaggio medievale contribuì, in un'epoca di grande difficoltà delle comunicazioni, alla diffusione e al confronto delle diverse tradizioni culturali europee, influenzando la letteratura, l'arte, l'economia e la politica del Vecchio Continente.

LA VIA FRANCIGENA
Il percorso che i pellegrini provenienti dalla Gran Bretagna o dal nord della Francia percorrevano per raggiungere Roma prese il nome di Via Francigena, cioè dei francesi; anticamente era chiamata Via Francesca o Romea, e talvolta era anche detta Franchigena.
È il tragitto di un pellegrinaggio compiuto per la prima volta da Sigerico arcivescovo di Canterbury nel 990, che in una sorta di diario narrò le vicende del suo viaggio di ritorno da Roma a Canterbury in Inghilterra, dopo aver ricevuto il mantello vescovile dal Papa. Sigerico compì il tragitto in 79 tappe, percorrendo ogni giorno la distanza media di circa 20 chilometri.
Dopo l'interesse suscitato dalla "riscoperta" del Cammino di Santiago de Compostela negli anni '70, anche in Italia è nato e si è sempre più sviluppato l'interesse per la Via Francigena. Ovviamente l'antico percorso giaceva quasi interamente sotto l'asfalto delle moderne vie di comunicazione che, nel corso dei secoli, si erano sviluppate sul tracciato di quelli che furono i principali assi stradali dell'età romana e del Medioevo.
Da oggetto di studio questo antico itinerario dello spirito è divenuto meta di "neopellegrini" e di amanti della Francigena che, con vernice e pennello, hanno cominciato a segnalare sentieri e percorsi. Dove possibile si è ricalcato il tracciato originario, ma non sempre è stato possibile ricostruire un itinerario che nel corso dei secoli ha subito modifiche a volte rilevanti per via della crescente urbanizzazione dei territori europei.
In seguito alle esperienze positive per i paesi coinvolti nel fenomeno di riscoperta e rivalutazione del Cammino di Santiago de Compostela, il Consiglio d'Europa ha riconosciuto nel 1994 la Via Francigena come Itinerario Ufficiale dei cosiddetti "Cammini d'Europa", considerandola un prezioso patrimonio storico, culturale e turistico.
Il percorso si sviluppa per la lunghezza di circa 1.600 chilometri: da Canterbury si giunge a Dover per attraversare la Manica; da Calais si attraversa la Francia e la Svizzera per giungere fino alle Alpi, che vengono attraversate al colle del Gran San Bernardo. Sul territorio italiano la via Francigena si sviluppa per circa 900 chilometri partendo dalla Val d'Aosta, scendendo poi verso Vercelli e attraversando Pavia, Piacenza e Parma. Valicati gli Appennini, da Pontremoli si scende a Lucca, San Gimignano, Siena e Viterbo, per giungere a Roma.

LA VIA FRANCIGENA DEL SUD
La Francigena del Sud era il percorso, o meglio una rete di percorsi, che univa Roma a Brindisi, principale imbarco dei pellegrini verso la Terra Santa. Ma lo stesso percorso veniva utilizzato anche in senso inverso dai viandanti provenienti dal Sud Italia e diretti in pellegrinaggio nella città di San Pietro.
Inizialmente fu utilizzato il tracciato delle vie consolari romane, Via Appia e la Via Latina, percorsi obbligati di pellegrini, di mercanti e di eserciti, in cammino verso i porti del Sud Italia e il Medio Oriente, oppure di ritorno a Roma da quei luoghi. La Via Latina - dal IX secolo Via Casilina - partiva dalla omonima porta delle mura aureliane, attraversando i Colli Albani, proseguendo verso il basso Lazio e la Campania. La Via Prenestina e la Via Labicana furono le più importanti vie di collegamento con la Via Latina, da quest'ultima partivano una serie di percorsi trasversali che la collegavano ad alcuni abitati interni e alla via Appia. I punti di raccordo della rete erano Capua e Benevento, da dove si prendeva l'Appia Traiana, che tagliava l'Italia da Ovest a Est.
Oltre alle vie principali, la rete era costituita da una viabilità secondaria fondata su una trama di sentieri di montagna e di stradine di origine magno-greca. Lo sviluppo di questo intreccio viario minore fu originato dalla nascita di nuovi insediamenti e dal commercio, e segnò la fine della concezione romana della viabilità lineare.

IL TRATTO DELLA VIA FRANCIGENA DEL SUD
DA FOSSANOVA A ROMA

La Via Francigena del Sud, nella sua parte che attraversa la regione Lazio e più in particolare i Monti Lepini ed i Colli Albani, è un percorso generalmente di media difficoltà, con caratteristiche tali che la rendono attraente e praticabile da una vasta gamma di "aspiranti pellegrini". La situazione climatica la rende percorribile agevolmente per tutto l'arco dei dodici mesi. Il tracciato attraversa centri medievali, edifici storici inalterati nei secoli, basiliche ed abbazie, conventi e santuari di grandissima rilevanza non solo religiosa ma anche artistica e culturale come poche altre zone appenniniche.
La Via Francigena del Sud - che in questo tratto si potrebbe chiamare il Cammino di S. Tommaso d'Aquino - unisce l'Abbazia di Fossanova (dove S. Tommaso morì) a Roma passando da Priverno, Sezze, Sermoneta, Norma, Cori, Velletri e Castelgandolfo.
C'è una variante che - sempre da Fossanova - passa per Maenza e Roccagorga, poi da Carpineto Romano e Segni, raggiungendo Velletri via Artena, per proseguire verso Castelgandolfo e Roma. Essa consente di camminare "sulle orme dei Papi". Infatti questa terra è patria di tre pontefici: Innocenzo III e S. Vitaliano (che nacquero a Segni), e Leone XIII che nacque a Carpineto.
Il grande valore della Via Francigena del Sud è dato anche dal fatto che consente al pellegrino di raggiungere il centro di Roma attraverso l'accesso più bello e ricco di storia che ci sia: stiamo parlando dei parchi dei Castelli Romani e dell'Appia Antica.
Da qui, attraverso Via delle Sette Chiese, i pellegrini raggiungono la Basilica di S. Paolo fuori le mura, cioè lo stesso punto di arrivo del cammino di S. Paolo, proveniente dalla Sicilia e dalla Calabria. Poi lungo gli argini del Tevere, guadagnati a Ponte Marconi, si può arrivare a piedi in piena sicurezza in Via della Conciliazione ed alla Basilica di S. Pietro.
Per altro verso, cioè in direzione sud, dall'Abbazia di Fossanova, passando da Sonnino ed attraversando il meraviglioso Parco degli Ausoni, il camminatore può raggiungere l'Abbazia di Montecassino, seconda grande tappa in direzione di Monte S. Angelo in Puglia, a completare la Via Francigena del Sud verso Gerusalemme e La Terra Santa.

Per la rubrica Sistema Territorio - Numero 87 dicembre 2009
Eleonora Spagnoletti |
Per la rubrica Sistema Territorio - Numero 87 dicembre 2009
Giambattista Podestà |
Per la rubrica Sistema Territorio - Numero 87 dicembre 2009