Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Eventi

Primavera di cultra

Frittelle, primule e ranocchie

la festa di San Giuseppe e le tradizioni legate all'inizio della primavera

Molto radicata nel tessuto della tradizione, la festa di San Giuseppe ha origini antichissime. Sembra, infatti, che la stessa iconografia cristiana (il santo con in braccio il Bambino) faccia riferimento alla rappresentazione pagana di Sileno, precettore di Bacco fanciullo, raffigurato appunto come un vecchio con accanto un bimbo. Non a caso, nell'antica Roma il 17 marzo, in una data quindi molto vicina all'attuale 19, cadevano proprio i Liberali, festeggiamenti in onore del dio del vino Bacco, e per lui venivano preparate focaccine ripiene di miele che alcune vecchie col capo inghirlandato di edera, le cosiddette 'sacerdotes Liberi', friggevano in pubblico, davanti agli altari della divinità, per poi offrirle agli astanti. Si trattava delle 'libae' (o 'frictiliae', frittelle), da cui appunto il nome Libero, altro appellativo di Bacco. Nello stesso giorno, inoltre, i giovani prendevano la toga virile.
In molte regioni italiane in occasione della festa di san Giuseppe si usa accendere dei grandi falò, legati, più che alla ricorrenza in sé, al suo coincidere con l'inizio della primavera. Tramite il fuoco, infatti, nei rituali precristiani si celebrava appunto il passaggio dall'inverno alla nuova stagione: un modo per cancellare simbolicamente, bruciandole, inquietudini e sventure dell'anno trascorso e nel contempo rigenerarsi e prepararsi alla rinascita primaverile.
Ma la festa di san Giuseppe non è la sola ricorrenza del mese. Marzo vede infatti appunto l'inizio della primavera, stagione di rinnovamento cui da sempre si legano usanze e riti particolari. Un tempo si pensava, ad esempio, di poter desumere l'andamento di tutto il resto dell'anno dal modo in cui si scorgeva la prima rana della stagione: se si fosse trovata nell'acqua, ci sarebbero state molte lacrime, mentre una rana tra l'erba avrebbe portato gioia e prosperità (Helmut Hiller, 'Dizionario della superstizione'). Credenza diffusa era poi che queste bestie assumessero, in primavera, virtù curative: si riteneva, ad esempio, che 'gracidare' con loro, ovvero cercare di imitarne il verso nelle notti primaverili, guarisse per sempre dalla raucedine e dalle infezioni di gola. In generale, comunque, portava sfortuna ucciderne una (in qualsiasi stagione, come minimo ciò avrebbe portato pioggia). Se inoltre durante il mese ci fosse stata molta rugiada, per Pentecoste avrebbe fatto freddo (tanta rugiada in marzo, altrettanta brina), mentre agosto sarebbe stato umido e nebbioso.
Previsioni si traevano anche dal colore delle prime farfalle viste volare tra i campi: bianche o gialle garantivano fortuna al gioco e nelle questioni finanziarie in genere; grigie, al contrario, portavano sfortuna e rosse annunciavano fastidi alla vista. Se in primavera la prima farfalla vista fosse stata gialla, inoltre, era in arrivo una nascita, mentre se si fosse riusciti a catturarne una bianca il numero delle macchie sulle sue ali, sommato a quello del giorno, avrebbe fornito un numero sicuro da giocare al Lotto (ma solo se la cattura fosse avvenuta prima del 23 aprile).
Per veder crescere il proprio denaro, alla comparsa della prima rondine o quando si udiva per la prima volta il verso del cuculo si doveva agitare energicamente il portamonete, facendo tintinnare i soldi che conteneva, che in questo modo sarebbero aumentati nel corso dell'anno. Un altro metodo consisteva nel raccogliere da terra una pietra (sempre nel momento in cui si scorgeva la prima rondine), che, portata in tasca, avrebbe garantito prosperità e ricchezza.
Si credeva poi di assicurarsi una buona salute mangiando i primi tre fiori di primavera, come primule e anemoni. Alle primule, in particolare, si attribuiva il potere di prevenire la febbre (mangiandone tre); portarle in casa portava fortuna, e una ragazza che ne avesse trovata una durante la settimana santa, entro l'anno avrebbe trovato anche un marito. Altra pianta 'miracolosa' era considerata l'erbacea comunemente detta 'borsa da pastore', che in questo periodo si somministrava ai bambini per preservarli dalle malattie. Se un uomo, inoltre, all'inizio della primavera avesse visto per primo un fiore blu o azzurro sarebbe stato sicuro dell'assoluta fedeltà della moglie.

 

Per la rubrica Eventi - Numero 79 marzo 2009