Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Cibo per la mente

La divina truffa

dalla Fortezza di San Leo alle stanze del Vaticano

La divina truffa, romanzo di Sergio Campailla, affascina il lettore non soltanto per l'originalità della storia, così avvincente ed enigmatica, quella di Giuseppe Balsamo alias Alessandro conte di Cagliostro, ma soprattutto per il suo impianto narrativo, per la sua struttura nuova, unica in un panorama letterario spesso piatto e prevedibile.
E' un romanzo storico, epocale, dove le vicende straordinarie di Cagliostro ci trasportano in un viaggio in cui fantasia e realtà, menzogna e verità si mescolano in un gioco di luci e di ombre; un viaggio immaginario ma al tempo stesso realistico, dove luoghi, personaggi, situazioni diventano un tutt'uno e dove la vita stessa del protagonista: Alessandro conte di Cagliostro diventa altro, superando l'indefinito, il mistero.
Qualche critico lo ha paragonato al Nome della rosa di Eco: qualsiasi paragone è, a mio avviso, inappropriato ai fini della comprensione del romanzo stesso. E' di sicuro l' affresco grandioso di un' epoca in declino, quella dell'Anciem Regime, della Rivoluzione francese e di un personaggio: il grande Impostore. E' il grande quadro dai colori foschi ma avvincenti di una società ormai decaduta, ma è innanzitutto un romanzo che riesce a scavare nei segreti più reconditi dell'animo umano, dove tutto si mescola in una miscela di violenze, passioni, attese. Attraverso giochi narrativi che sconvolgono le coordinate spazio temporali, il lettore si perde nelle atmosfere del Diciottesimo secolo e nella vita turbolenta, avventurosa, di Cagliostro. Ma non è soltanto Lui a catturarci: altri sono i personaggi suggestivi, enigmatici: la stessa Serafina, l'Inquisitore, Casanova, Elisa, il cardinale de Zelada, quest'ultimo tra i più affascinanti del romanzo.
La domanda che il lettore si pone fin dalle prime pagine è quella di conoscere la vera identità di Cagliostro. Personaggio così indefinibile, inafferrabile. Conte, mago, alchimista, medico, Impostore, capo massonico, Cristo, Satana? O soltanto un "... donatore di illusione, generatore di felicità! Vero dio in terra! lo scettico e il dotto ignorante ti abbaiano contro, come cani alla luna. Ma chi negherà questa consolazione, chi si arrogherà questo diritto"? Cagliostro "...raffiorava nell'immaginario collettivo...la gente, anche se non lo aveva mai visto, si riferiva a lui. Lo invocava, in definitiva ne aveva bisogno".
E il finale è ancora più sconvolgente, ritorna il Grande Inquisitore, il cardinale de Zelada , con le sue visioni oniriche e con il profetico colloquio con monsignor Barberi"(..) "gli uomini , dunque, a ragione o a torto, temono la morte, da quando sono bambini. E gli uomini rimangono in qualche misura, lasciatemelo dire, sempre infantili: per questa fragilità, essi amano l'idea di potersi sottrarre alla necessità, sono disposti ad adorare qualcuno che li illuda su questa richiesta decisiva.". Ed è questa la grande verità di Cagliostro: l'illusione. Grazie a Campailla, anche noi scendiamo nella fortezza di San Leo e risaliamo fino alle stanze del Vaticano: dall'inferno al paradiso e nulla si comprende rimane solo l'attesa...il bisogno. E la menzogna come realtà assoluta.

 


Sergio Campailla
La divina truffa.
Bompiani, 2008


Per la rubrica Cibo per la mente - Numero 75 ottobre 2008