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La Via della Suprema Armonia

Il 26 aprile scorso Genzano ha ospitato, nel parco dell'Olmata, i praticanti di un'antica e affascinante disciplina marziale, il Tai Chi Chuan. La manifestazione si è svolta nell'ambito della "Giornata Mondiale del Tai Chi Chuan", celebrata in oltre 60 paesi del mondo. L'interesse suscitato dall'articolo del numero 72 di Vivavoce, che riportava la cronaca dell'evento in questione, ci ha indotti ad approfondire alcuni aspetti della storia e della filosofia di questa arte orientale.
Tra i numerosi stili che appartengono al ricco panorama delle Arti Marziali cinesi si distingue per la sua originalità e per il consenso di pubblico che sta ottenendo il Tai Chi Chuan. L'Occidente sembra apprezzare questa antica disciplina più per le sue proprietà terapeutiche che per le prerogative marziali, in realtà è un'affascinante sintesi tra arte marziale, metodo terapeutico e Via (Tao) alla trascendenza.
In italiano Tai Chi Chuan viene tradotto in vari modi: la boxe della suprema armonia, del supremo principio, delle estreme polarità, etc. In ogni caso esso è l'origine della realtà statica e di quella dinamica ed è la madre dello Yin, il principio femminile e dello Yang, il principio maschile.
Il Tao è, nel pensiero taoista, l'origine dell'universo. Dal Vuoto (Wu Chi) grazie al Tai Chi si sono generati lo Yin e lo Yang, gli opposti complementari che si uniscono per formare la realtà manifesta. Sono quindi due entità opposte che si completano a vicenda e che si trasformano continuamente l'una nell'altra, come la notte segue il giorno e il freddo si alterna al caldo.
Secondo la tradizione popolare il Tai Chi Chuan fu creato da un famoso monaco taoista chiamato Chang San Feng, il quale visse e insegnò sul monte Wu Tang, luogo sacro ai taoisti, nella provincia di Hu Pei.
Narra la leggenda che Chang San Feng, esperto di arti marziali, ebbe modo di assistere al combattimento fra una gru e un serpente. Il rettile si sottraeva ai colpi rettilinei e duri del becco dell'uccello con movimenti morbidi, sinuosi, lenti e continui, ma poi contrattaccava con fulminea rapidità. Il monaco comprese allora che i movimenti circolari e continui sono preferibili a quelli rettilinei e interrotti. Si rese anche conto che in un combattimento la morbidezza e la flessibilità prevalgono sulla durezza e sulla forza come tanti secoli prima aveva già insegnato il filosofo taoista Lao Tzu. Egli applicò allora questi principi alle arti marziali creando così il Tai Chi Chuan.

L'arte di Chang San Feng si differenziò dalle altre scuole marziali, tutte di matrice buddhista chan, non solo perché era nata in ambienti taoisti, ma anche perché si basava sul principio dell'utilizzo della potenza dell'energia interna rispetto all'aggressività e alla forza muscolare. Venne per questo definita "Boxe Interna" in opposizione alla "Boxe Esterna". Nei primi decenni del 1800 il Tai Chi Chuan era insegnato solo a pochi allievi dai membri della famiglia Chen che vivevano in un villaggio chiamato Chen Chia Kou. Coloro che ebbero il merito di diffondere in Cina il Tai Chi Chuan furono però i membri della famiglia Yang. Il primo di essi si chiamava Yang Lu Chan (1799-1871).
Poiché i membri della famiglia Chen non accettavano estranei fra gli allievi, costui riuscì a farsi assumere come servitore dal maestro Chen Chang Hsing (1771-1853) e per molto tempo spiò le sue lezioni allenandosi poi segretamente nelle ore notturne.
Fu infine scoperto dal maestro, ma questi, stupito per l'abilità dimostrata dal giovane e astuto domestico, decise di accettarlo come allievo. Yang Lu Chan divenne il migliore, trasferitosi in seguito a Pechino, aprì una scuola e iniziò a insegnare la sua arte al pubblico. Fu sfidato da molti praticanti di altre arti ma nessuno riuscì a vincerlo. Per questo motivo gli venne dato il nome di Wu Ti che significa "senza rivali".
Fu anche chiamato a insegnare, insieme ai suoi figli, ai nobili della corte e alle guardie imperiali; questo fatto ebbe una notevole importanza per la diffusione del Tai Chi Chuan.
La complessità e la compiutezza di questa antica arte causa una specie di "selezione naturale" tra i praticanti, nel senso che molti anni, o come dicono alcuni Maestri tutta la vita, occorrono per conoscere a fondo e padroneggiare tutti i principi e le tecniche che la caratterizzano. E' facile comprendere come in una società regolata da ritmi frenetici e sottoposta a un clima di isteria collettiva solo pochi uomini, determinati a seguire con costanza ed equilibrio il Tao, raggiungono dopo molti anni di faticoso allenamento una maestria tale da renderli capaci di atti che sembrano al di sopra delle possibilità delle facoltà umane.

Secondo i principi del Tai Chi Chuan l'estrema morbidezza dei movimenti utilizzata nella pratica della forma è seguita da una forza inarrestabile. Ecco perché durante la pratica della sequenza è necessario eliminare completamente l'impiego della forza muscolare. Il corpo deve essere totalmente disteso e la mente concentrata al massimo.
In realtà, attraverso la pratica continua, il praticante è in grado di sviluppare un'energia interna chiamata Chi. Secondo i principi della medicina tradizionale cinese il nostro corpo è percorso da canali energetici chiamati Meridiani. Attraverso questi canali l'energia che ci tiene in vita fluisce in tutto il corpo permettendo il corretto funzionamento degli organi vitali, grazie al Tai Chi Chuan è possibile aumentare il Chi e dirigerlo a proprio piacere in qualsiasi parte del corpo. In questo modo è possibile influenzare il nostro fisico, la nostra mente e, attraverso di noi, il mondo che ci circonda. Questa influenza non è però, come pensiamo noi occidentali, una spinta diretta a cambiare radicalmente noi stessi, si tratta piuttosto, come insegna la Tradizione taoista, di trovare l'equilibrio interiore e fare come l'acqua che riempie il suo contenitore adattandovisi alla perfezione. In quest'ottica l'uomo che pratica il Tai Chi Chuan interiorizza il "ritmo" cosmico diventando tutt'uno con il mondo che lo circonda, un concetto, quest'ultimo, espresso nel taoismo come wei-wu-wei, cioè agire-senza-agire. Tale formula non indica uno stato di immobilismo dell'uomo, ma piuttosto la capacità di sfuggire all'influenza dell'Io individuale e aspirare al raggiungimento di uno stato superindividuale e trascendente.
Così l'uomo, o meglio l'Iniziato al Tai Chi Chuan, diventa un ponte tra cielo e terra, concetto già conosciuto in occidente dalla tradizione Romana, lo ritroviamo infatti nella funzione del "Re Pontefice" secondo il significato etimologico arcaico del termine "facitore di ponti", unione spirituale tra il mondo del d

Per la rubrica Sport - Numero 74 settembre 2008