Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Personaggi

Mary Gayley Senni e il Giardino delle Rose

Pennsylvania – Roma – Grottaferrata

Il roseto di Roma è considerato tra i più belli al mondo, sia per la varietà e la qualità delle piante, sia per la sua posizione privilegiata in una delle zone più incantevoli e ricche di storia della città.
Quasi del tutto sconosciuta è la notizia che le sue radici affondano nel territorio di Grottaferrata, nelle vicinanze della Catacomba Ad Decimum. È qui che la sua curiosa storia ha inizio, legata indissolubilmente alla figura di un'indomita donna americana, Mary Gayley, la cui caparbietà si sposò presto con uno smisurato amore per la natura e la botanica. Nata nel dicembre del 1884 a Birdsboro, in Pennsylvania, appartenente ad una famiglia benestante, Mary ebbe la fortuna di poter viaggiare per il mondo, in compagnia della madre e delle due sorelle. Visitò le più importanti città europee, tra cui Parigi, Venezia e Roma, con l'intenzione di conoscere ed approfondire la cultura d'oltreoceano, consuetudine assai diffusa nella buona società americana.
Proprio a Roma, grazie ad alcuni amici comuni, conobbe il conte Giulio Senni : una storia d'amore che ebbe il suo lieto fine nel 1907, quando i due giovani si sposarono a New York, per stabilirsi prima a Roma, poi definitivamente a Grottaferrata, nella villa Senni di proprietà di una zia di Giulio.
È qui che nacque in lei la passione per il giardinaggio e, in particolare, la sua predilezione per le iris e le rose. Ma fu solo dopo aver visitato il roseto del parco di Bagatelle a Parigi, rimanendone profondamente affascinata, che nella contessa s'insinuò l'idea di creare anche a Roma un giardino botanico specializzato in rose. Non furono poche le difficoltà che incontrò per vedere realizzato il progetto, ma fu in grado di affrontarle grazie ad un carattere deciso, ad una notevole intraprendenza ed al forte entusiasmo che la motivava.
Nel 1924 donò al Comune di Roma una prima collezione di rose provenienti dal suo giardino di Grottaferrata. L'allora Regio Commissario le fece piantumare nelle aiuole del Pincio, lì "dove scorrazzavano i ragazzini e i soldati amoreggiavano con le servette", dimostrando una scarsa sensibilità e sminuendo l'importante carattere sperimentale dell'iniziativa. Il disappunto suscitato nella contessa fu tale da spingerla a chiedere che le rose le venissero restituite o, piuttosto, bruciate. Il pessimo esito di questo primo tentativo non scoraggiò Mary, che alla fine trovò un più valido interlocutore nel Principe Francesco Boncompagni Ludovisi , chiamato nel frattempo a capo dell'Amministrazione capitolina in qualità di Governatore. Il 1932 vede la nascita del primo roseto comunale di Roma, costituito da circa 300 piante, dislocato sul colle Oppio, dove già era presente una raccolta di rose proveniente dal Vivaio del Governatorato. La contessa ne seguì tutte le fasi di realizzazione. S'impegnò anche nella sua promozione all'estero, istituendo nel 1933 il Concorso internazionale Premio Roma per le Nuove Varietà di Rose , una competizione per nuovi ibridi, seconda solo a quella di Bagatelle. Oltre ad essere la curatrice delle varie edizioni, che si sarebbero dovuto tenere ogni anno nel mese di maggio, la contessa fece parte della Giuria fino al 1954, in rappresentanza dell'American Rose Society .
Purtroppo, questo primo impianto fu impietosamente distrutto durante la seconda guerra mondiale. Il Direttore del Servizio Giardini, Elvezio Ricci, decise allora di ricostruirlo trasferendolo sulle pendici del Colle Aventino. Quest'area era stata sede del cimitero ebraico dal 1645 fino al 1934 , quando fu trasferito al Cimitero Monumentale del Verano. Pur destinato a parco dal nuovo piano regolatore, il terreno divenne un orto di guerra durante il conflitto, per poi rimanere incolto fino al 1950. La Comunità ebraica romana acconsentì alla "piantagione di una collezione di rose", ma chiese che, a ricordo della precedente destinazione sacra, fossa posta su ciascuno dei due ingressi una stele con le Tavole delle Leggi di Mosè, disegnate successivamente dall'architetto Di Castro . Anche i vialetti interni del giardino furono progettati in modo tale da prendere la forma del candelabro ebraico a sette bracci, la "Menorah".
Ancora oggi il roseto comunale si adagia sull'Aventino, con i suoi 10.000 mq declinanti verso il Circo Massimo: una zona che già nel III secolo a.C. era dedicata ai fiori, quasi a simboleggiare un legame con la storia più antica della città. Negli Annales, infatti, Tacito riferisce di un tempio dedicato alla dea Flora , i cui festeggiamenti, i Floralia appunto, si svolgevano in primavera proprio nel Circo Massimo.
La storia della Contessa Gayley Senni continua, invece, a Grottaferrata. Dopo aver visto la villa e l'amato giardino devastato dall'occupazione delle truppe tedesche prima, angloamericane poi, decise di vendere la proprietà, a cui oramai la legavano solo tristi ricordi. Fece costruire una nuova dimora a poca distanza dalla prima, ma più nascosta, a cui tuttora si accede tramite un lungo viale di tigli.
Progettò e realizzò un nuovo giardino, giocando con gli spazi in modo da creare angoli di stili diversi. Gli alberi furono piantati in modo da sembrare nati e cresciuti spontaneamente. Immancabili le iris, bianche e gialle, e le amate rose, di ogni varietà, tra cui anche una canina selvatica. Le iris venivano ibridate nella proprietà di montagna in Toscana e, poi, trapiantate a Grottaferrata: spesso la contessa ne faceva generosamente dono. E poi ulivi e cotogni giapponesi, un acero canadese, un aranceto poi espiantato, un orto recintato da rose bianche, rosmarino toscano, aster, lillà, cornioli, crisantemi coreani, tra i primi in Italia. Questo era il giardino criptense di Mary, a cui si dedicò con passione ed impegno e che a distanza di tanti anni ancora le sopravvive, quasi a renderle omaggio per la sua devozione. L'impianto voluto da Mary resiste nonostante il trascorrere del tempo. Tante sono ancora le piante originali impiantate dalla contessa, anche se i nomi di alcune sono andati persi, come scomparsi sono i cartellini di riconoscimento. Ancora visibili sono la pergola completamente ricoperta di rose dai più svariati colori, chiusa da un lato da una fontana, e il pozzo, su cui invece si riversa una cascata di rose completamente bianche: due elementi che esaltano l'atmosfera romantica di cui il giardino è intriso.
Mary visse una vita lunga ed intensa. Ebbe ben sette figli, di cui il secondogenito Alessandro, tenente pilota di aerosiluranti nell'Aeronautica, risultò disperso in missione durante la seconda guerra mondiale. Morì il 14 marzo 1971, a Roma: è sepolta al cimitero romano di Prima Porta, insieme a suo marito Giulio.

Uno speciale ringraziamento va ai nipoti di Mary, Fabio Senni e Lorenza Senni Theodoli, per la loro piacevole disponibilità a raccontare.

 

______

BIBLIOGRAFIA

Belli Barsali Isa - Branchetti Maria Grazia, Ville della campagna romana, Milano, Rusconi, 1981
Campeti Carlo, Frascati e il suo territorio, Frascati, Centro Studi e Documentazioni Storiche, 2005
Ciampino e... i Ciampini, a cura di Valentina Rovacchi e Adriano Ruggeri, Marino, Tipolitografia Santa Lucia, 2005
Ciranna Simonetta, Di Castro, Angelo, in "Dizionario dell'architettura del XX secolo", a cura di Carlo Olmo, Torino - London, Allemandi e C., 2000, pp. 206 - 207
De Felici Lucio, Francesco Senni, in "Dizionario biografico di personaggi nati o vissuti a Frascati", Frascati, Centro Studi e Documentazioni Storiche, 2006, pp. 386 - 387
Gigli Laura, Rione XIII. Trastevere: parte IV, Roma, Palombi, 1987
Grimal Pierre, Dizionario di mitologia greca e romana, Brescia, Paideia, 1987
Guerrieri Borsoi Maria Barbara, Note storiche sulla Villa Ciampini, poi Senni, lungo la via Anagnina ad Decimum", in "Le ville nel Lazio", a cura di Luigi Devoti, Roma, Anemone Purpurea, 2006, pp.313 - 326
Invernizzi Anna, Il calendario, Roma, Quasar, 1994
Pizzi Helene, "Il Giardino Fiorito" di Mary Senni, in "Il Giardino Fiorito", Anno LXI, 1995, n. 9, pp. 18 - 22
Seghetti Domenico, Frascati nella natura, nella storia, nell'arte, Bologna, Atesa, 1986
Visca Annamaria, Il colle delle rose, in "In Comune", anno XI, 2005, n. 107-108-109, pp. 44 - 46

WEBGRAFIA
(ultima consultazione: 30 maggio 2008)

http://civesromanussum.blogspot.com/2006/10/il-roseto-comunale-e-roma.html
http://roma.freewebpages.org/romac22i.htm
www.ars.org
www.comune.roma.it
www.senato.it


Per la rubrica Personaggi - Numero 74 settembre 2008