Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Arte

DIFFUSA-MENTE-MUSEO

Mi avvio ancora lungo il sentiero, tracciato nei numeri precedenti, degli spazi, delle loro caratteristiche, dei loro multiformi modi di presentarsi e di essere utilizzati.
Mi riferisco naturalmente agli spazi per l'arte contemporanea, spazi fisici e mentali, spazi tradizionali o rivolti al futuro, spazi propri e impropri, spazi definiti e spazi diffusi senza una geometria, senza un perimetro, anche se pur vago, a cui riferirsi.
Parteggio per quest'ultima tipologia.
Sono dalla parte delle interconnessioni, dei segmenti impropri, degli spazi residuali. Il motivo è semplice: le strutture tradizionalmente deputate ad essere contenitrici di opere e fatti artistici si sono nel tempo trasformate adeguandosi ai modi nuovi di fare arte ed a modalità nuove di fruizione delle opere stesse.
Gli aspetti formali di cui l'arte era portatrice si sono riversati su altri settori vicini, tangenti: il design in primo luogo e la moda che hanno ridefinito, assimilandolo, il concetto di "bello"; concetto traghettato dal secolo passato di cui ancora abbiamo bisogno e che appaga la nostra necessità di esteticità.
Quanto si va realizzando per la conoscenza dell'arte contemporanea risultano essere, comunque, fatti che toccano solo piccoli strati della popolazione. L'immagine di file chilometriche alle biglietterie dei grandi eventi si sovrappone a quella di sale praticamente vuote di tanti musei anche importanti.
É evidente che spesso non si tratta di partecipazione consapevole e preparata ma di una adesione a fatti che la comunicazione ha reso "da non perdere".
Naturalmente non sottovaluto l'importanza che assume il fenomeno, non fosse altro per l'avvicinamento del grosso pubblico ad un settore, quale quello dell'arte contemporanea, ostico e a volte repellente e per il valore formativo che la conoscenza diretta dei fatti realizza.
Si pone quindi la necessita della partecipazione consapevole delle persone alle attività artistiche, del valore etico e sociale delle proposte, del radicamento sul territorio delle iniziative; premesse queste necessarie se si vuole che l'arte e la cultura più in generale possano innescare lo sviluppo e la crescita di un territorio anche in campo economico.
Ma é tutto il tessuto sociale ed economico che deve contribuire e partecipare.
Perché allora non realizzare un circuito che comprenda le tante realtà creative che un territorio esprime?
Quindi non solo le strutture storicamente deputate a rappresentare la cultura e l'arte come i musei, i siti archeologici, le emergenze architettoniche e storiche, il tessuto urbano antico dei nostri centri abitati, le strutture disseminate sul territorio extraurbano, ma anche le botteghe d'arte dei nostri artigiani più accorti e sensibili, gli studi degli artisti che, sfidando le leggi del mercato dell'arte, si impegnano nella ricerca e nell'innovazione, le piccole aziende artigiane che propongono qualità e competenze in vari settori a cominciare da quello agro alimentare fino a tutto il comparto della ristorazione e della accoglienza.
Un "museo" quindi che impregna un intero territorio, che sappia essere stimolo ed indirizzo per le molte sfide che abbiamo davanti e che saranno sempre più ardue.
Stiamo abbandonando le attività tradizionalmente produttive dove l'oggetto finito dava il segno progettuale di un paese. Dobbiamo attrezzarci per fare in modo che le nostre idee siano le ruote su cui si muove lo sviluppo dei territori.

Per la rubrica Arte - Numero 74 settembre 2008