Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

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Ospedale da favola

Un progetto della Scuola di Arti Terapie, del Consorzio SBCR e della ASL RM H per avvicinare i bambini ricoverati nei reparti pediatrici alla lettura, alla creatività collettiva e alla Comunità virtuale tramite tecniche espressive

Perché stimolare un bambino ricoverato in un reparto di pediatria alla lettura di un libro?
Per fargli passare con più leggerezza quel tempo presumibilmente spiacevole?
Per fargli esperire l'importanza della lettura e del pensiero in maniera tale da poter meglio affrontare un ambiente che non gli sia familiare?
Per fare in modo che il bambino impari a cavarsela emotivamente in una situazione difficile anche senza la presenza costante di un adulto di riferimento?
Per far sì che quei giorni diventino meno traumatici nel suo ricordo perché hanno rappresentato l'occasione per accedere ad un canale privilegiato verso il meraviglioso mondo dell'immaginario? Sicuramente tutte queste cose insieme.
Ma anche, pensate un po', soprattutto per arricchire il suo senso di appartenenza alla Comunità, ovvero quel particolare vissuto emotivo che rappresenta una pietra angolare del benessere molto più di quello che nella nostra cultura saremmo portati a pensare.

La lettura, come tutti i dispositivi culturalmente complessi, per essere apprezzata dai bambini necessita di un'educazione, ovvero della presenza nei paraggi di un adulto tecnicamente ed emotivamente competente. Altrimenti difficilmente il bambino riuscirà a sviluppare questa capacità.
La tecnica espressiva che metteremo in campo nel contesto dei reparti pediatrici degli Ospedali di Anzio, Genzano, Velletri e Marino grazie ad una collaborazione tra la Scuola di Arti Terapie, il Consorzio SBCR e l'ASL RM H è facilmente riassumibile: a partire da testi selezionati dal personale del Consorzio, verranno realizzati con la partecipazione attiva dei bambini stessi semplicissimi supporti alla narrazione come disegni e marionette.
In questa maniera il libro, oggetto spesso non molto familiare, poco affascinante e in grado di incutere vera e propria soggezione, apparirà per quello che è sempre stato e sempre sarà: un porto da cui salpare per il regno della fantasia o, se vogliamo usare dei termini più adatti ai bambini del XXI secolo, la pista di decollo per l'astronave dell'immaginario.

Ma torniamo a quell'affermazione che all'inizio di questo breve articolo avevamo lasciato in sospeso, quando ci siamo riferiti al senso di appartenenza alla Comunità.
Questa "appartenenza" non si risolve solamente in una rete di sostegno sociale, ma si realizza necessariamente anche tramite la capacità di condividere immagini, testi ed emozioni secondo un linguaggio comune.
Gli antropologi ci spiegano che oggi anche questa appartenenza è divenuta complessa, per essere più precisi è sempre multipla, non essendo più possibile appartenere solamente ad un contesto relazionale omogeneo.
Gli antropologi sostengono anche un altro aspetto della Comunità o meglio delle Comunità, e cioè che in qualche modo questa dimensione relazionale attiene in gran parte all'immaginario; in altri termini, non c'è sempre e soltanto bisogno di una "fisicità" dei luoghi di incontro e scambio.
Tutto ciò spiega, tra le altre cose, come oggi molti dei canali dell'appartenenza, in particolare per le nuove generazioni, percorrano quello spazio virtuale che è la Rete Web.
A tutti gli effetti Internet è una sorta di mondo immaginario collettivo che si sostanzia nella virtualità.
Certo, se l'appartenenza passa solo per Internet vuol dire che stiamo entrando a vele spiegate in una gravissima patologia sociale ma se, come molti anni di esperienza ci hanno insegnato, il contatto con la Rete è parallelo alla presenza "reale" di una struttura associativa e istituzionale fatta da persone con cui si interagisce anche direttamente senza intermediazione mediatica, in questo caso il mondo Web non è un oppio che svaluta di significato il caldo mondo dei rapporti umani ma diventa per questo stesso mondo un valore aggiunto.

Appare quindi evidente che se si trova un sistema per far sì che il bambino ricoverato, grazie ad un'adeguata mediazione da parte di adulti, si senta attore, soggetto attivo in Internet già durante il ricovero stesso, l'esperienza di ospedalizzazione non avrà valenze separative, ma acquisterà il significato di un'avventura della quale addirittura menar vanto con gli amici.
Se poi il medium per diventare protagonista nel mondo Web è anche la lettura di un libro accompagnata dal contatto con il sistema delle Biblioteche territoriali queste attività, per l'appunto la lettura e la frequentazione della Biblioteca, diverranno attività gradite per il bambino anche dopo il ricovero.

Abbiamo prima detto che il piccolo ricoverato avrà modo nelle interazioni con gli Arte Terapeuti presenti in reparto di costruire delle marionette e di farle diventare attrici dei testi forniti dagli esperti del Consorzio SBCR. Queste animazioni verranno riprese da una telecamera e le storie narrate e drammatizzate saranno, dopo adeguato montaggio, riversate su di un Sito concepito ad hoc.

Mettiamoci nei panni del bambino che avrà la possibilità, già durante il ricovero, tramite computer portatile, dopo qualche ora dalla messa in scena da lui fatta nascere, di vedere su Internet comparire i suoi personaggi, sentire la sua voce registrata che li anima e alla fine, nei titoli di coda la didascalia che recita, tra gli altri, il suo nome (per proteggere la privacy ovviamente non comparirà il cognome).
Il Sito che stiamo realizzando non mostrerà solo le produzioni dei bambini ricoverati ma anche quelle che provengono dai più svariati contesti non terapeutici in cui lavoriamo con tecniche di Arte Terapia con bambini, senza quindi che sia possibile per chi fruisce le immagini di risalire a questo o quello spazio aggregativo, scuola, ludoteca o reparto ospedaliero che sia, in maniera che il bambino che visiti il Sito non si senta mai "ruolizzato" come malato.

Nei prossimi articoli approfondiremo altri aspetti etici e metodologici del nostro progetto, troppo complessi per essere risolti in queste brevi note; in ogni caso vi invitiamo a contattarci via mail per qualunque quesito queste righe abbiano stimolato.
Anche scrivere un articolo a puntate aggiustando il tiro in relazione agli stimoli dei lettori è quello che noi intendiamo come lavoro di Rete