Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Folklore

Comunità devote

Rocca di Papa di S.Carlo Borromeo

S. Carlo cominica gli appestati

Castrum Rocce de Papa. Così definita da Eugenio III negli anni del suo pontificato, tra il 1145 e il 1152, nel medioevo Rocca di Papa si distinse soprattutto come roccaforte militare. Fu una fortezza, dei Papi appunto, presidiata da soldati dell'esercito pontificio e solo marginalmente abitata da civili, poche decine di contadini e boscaioli che nel tempo avevano edificato rudimentali abitazioni ai margini del castello.
Nel 1191 all'esiguo nucleo originario si aggiunsero alcuni profughi della distrutta città di Tuscolo, ma fu solo nel 1328 che una nuova ondata di abitanti ripiegò sulla rocca: soldati dell'esercito di Ludovico Il Bavaro, che a conflitti bellici terminati tra il loro re e Roberto d'Angiò non tornarono in Germania e preferirono stabilirsi nella cittadella, fondando quel quartiere che ancora oggi è detto "dei Bavaresi".
In quei secoli Rocca di Papa non ebbe un santo patrono, e solo la chiesetta di Santa Maria "dicta Castri", probabilmente una semplice cappella all'interno del castello, indicò la cristianità (polietnica) delle poche centinaia di persone che vi si erano ormai stabilizzate.
Anche dopo l'abbattimento della fortezza, nel 1557, cui 20 anni più tardi fece seguito un incendio che distrusse il castello stesso e la chiesetta, la popolazione fu devota soprattutto alla Madonna, dedicandole in seguito la prima parrocchia, Santa Maria degli Angeli.
E San Carlo Borromeo? Originario del Ducato di Milano, dove trascorse quasi tutta la vita, come si impose alla comunità rocchigiana in qualità di patrono? Con quali opere conquistò la sua fiducia?
Vissuto tra il 1538 e il 1584, il cardinale Carlo Borromeo testimoniò la sua fede conducendo "vita innocentissima", rinunciando nel tempo non solo ai fasti e a molti di quei privilegi che in epoca rinascimentale si convenivano ai potenti uomini di chiesa, ma anche alle sue ricchezze, che vendette per donarne il ricavato ai poveri. Si interessò dei conventi dove i religiosi non osservavano le regole e combattè strenuamente, anche rischiando la vita, contro la degenerazione dei costumi all'interno delle istituzioni ecclesiastiche. Fondò ospedali, ospizi e case di soccorso. Ebbe a cuore l'istruzione, finanziando con i beni di famiglia la formazione universitaria degli studenti meno abbienti, laici, ai quali veniva impartito l'insegnamento di ogni sapere, ascetico-religioso, ma anche profano. E non si risparmiò nemmeno nell'alleviare pene e sofferenze alle vittime della pestilenza che colpì Milano nel 1576, conosciuta appunto come "La peste di S.Carlo". Quest'ultima fatica a Rocca di Papa è stata interpretata da Domenico Toietti con il quadro conservato nella Chiesa Arcipretale di S.Maria Assunta, inaugurato nel 1855 in occasione della celebrazione della festa patronale a luglio.
Ma torniamo al suo patronato. Canonizzato nel 1610, San Carlo Borromeo divenne il protettore di Rocca di Papa nel 1613, a seguito dell'iniziativa della Comunità dei Fedeli e di quella istituzione chiamata Pubblico Consiglio della Comunità, cui già da anni, almeno dal 1574, un potere statutario permetteva di deliberare su questioni riguardanti la collettività.
In verità quel giorno di Ognissanti Rocca di Papa non ebbe solo San Carlo come candidato al patrocinio. Come raccontano le cronache, "...essendo la Chiesa Parrocchiale piena di gente, furono fatti 12 bollettini di Santi, delli quali ne furono cavati tre a sorte per mano di un fanciullo all'Altare Maggiore, e poi dei tre ne fu cavato uno e questo fu il glorioso San C e fu preso da questa Comunità a Protettore con l'obbligo di fare non solo la Festa ma premettere la Vigilia..."
Ma allora la designazione del santo fu in gran parte casuale? Tutt'altro. Per gli uomini di fede il caso non esiste. Tuttavia... Alcuni, forse ritenendo la sua figura troppo lontana dalla tradizione religiosa locale, o forse ricordando i vincoli di parentela contratti da San Carlo con la famiglia dei Colonna, signori di Marino e della stessa Rocca di Papa, si sono chiesti se i bollettini non riportassero solo il suo nome, determinando quindi un'elezione non proprio provvidenziale.
In verità, indipendentemente dal matrimonio della sorella Anna con Fabrizio Colonna, figlio di Marcantonio, San Carlo non fu del tutto estraneo alle comunità castellane. Vissuto a Roma tra il 1559 e il 1565 in qualità di Segretario di Papa Pio IV, quando la residenza estiva papale aveva sede "a Mondragone, in Frascati", sicuramente doveva aver avuto non poche occasioni di vicinanza con le comunità locali, forse manifestando già da allora quel solidarismo concreto che caratterizzò tutta la sua esistenza.
Inoltre, la fama di San Carlo e del suo spirito di abnegazione nei confronti dei poveri e degli infermi non era rimasta circoscritta alla sua terra d'appartenenza.
Infine... Ricordate le sorti della fortezza e del castello? Quegli eventi comportarono non solo la scomparsa dell'abitato ma anche la dispersione della popolazione, civile e militare.
Rocca di Papa sembrava distrutta per sempre, e fu solo grazie a Marcantonio Colonna, che fornì gratuitamente il legname, che i rocchigiani poterono dedicarsi alla sua ricostruzione.
Chissà che in quegli anni anche San Carlo non si sia prodigato con opere e denaro nel sostenere quel nuovo corso della comunità, ricevendone in cambio, qualche decennio dopo la morte, un esemplare, durevole atto di devozione.

Il primo articolo della rubrica Comunità devote è pubblicato su Vivavoce n. 65, p.30

Per la rubrica Folklore - Numero 67 dicembre 2007