Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

In punta di penna

La vera storia dei bibliotecari dei Castelli Romani

A un certo punto Dio creò i Bibliotecari dei Castelli Romani.
In un primo momento aveva pensato di crearne due o tre, ma poi, per essere più sicuro che la razza attecchisse, ne modellò sette o otto.
Quando Adamo li vide razzolare giù per il Paradiso Terrestre, maschi e femmine mischiati insieme gli sembrarono del tutto simili a lui e alla sua Eva. Ma siccome era ben consapevole che Dio non era tipo da commettere errori tanto grossolani, li volle riguardare meglio per individuare quale fosse la differenza che lo aveva spinto a creare svariati uomini ( e donne) senza aspettare la prolificazione naturale. Ma per quanto li squadrò non riuscì a notare quella quisquiglia che, ne era certo, faceva la differenza.
Per non fare la figura del "peracottaro", tuttavia, si trattenne ancora dall'interrogare Dio al proposito.
E finalmente, in una spremitura di meningi particolarmente intensa , ebbe la folgorazione che lo illuminò: quella era gente senza scrupoli, che pur di far funzionare una biblioteca sarebbe stata disposta a commettere qualsiasi casta turpitudine.
Quando Dio, bla bla bla, dopo la storia del serpente, cacciò dal Paradiso Adamo ed Eva ammonendoli che da allora in avanti avrebbero dovuto guadagnarsi il pane con il sudore della fronte, ai bibliotecari dei Castelli Romani pronosticò una vita fatta di stenti, tutta tesa a liberare le biblioteche di ente locale dalle spire serpentine della burocrazia ed a salvarle da tempeste, trombe d'aria, naufragi e fortunali che si sarebbero abbattuti su di esse.
Di lì a poco, sulla barca di Noè salirono animali e piante sottratti all'estinzione nonché i BIBLIOTECARI DEI CASTELLI ROMANI.

Per la rubrica In punta di penna - Numero 0 marzo 2001