Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Sagre & Profane

La cultura dei saperi

Comunità devote

San Clemente, patrono di Velletri, visse nel I secolo. Come San Barnaba, protettore di Marino. San Nilo, che protegge Grottaferrata, fondò la chiesa di Santa Maria nell'anno 1004, e San Rocco, patrono di Rocca Priora, nacque nel 1350.
I nostri santi appartengono a tutte le epoche del Cristianesimo e la devozione nei loro riguardi da parte delle diverse comunità locali, in alcuni casi antica di molti secoli, perdura tutt'oggi, nonostante la laicizzazione della nostra società.
Ma come sono sorti i vari patrocini, e perché un santo piuttosto che un altro? Oppure...perché Albano e Monte Porzio Catone, pur avendo rispettivamente in San Pancrazio e Sant'Antonino martire i loro santi protettori, sono tanto devote a San Francesco d'Assisi (patrono d'Italia) da dedicargli particolari celebrazioni? E ancora... spostandoci anche sul terreno del culto mariano... perché a Marino si festeggia la Madonna del Rosario, a Monte Compatri quella del Castagno e a Rocca di Papa la Maria SS. della Pietà?
La nostra ricerca in merito inizia oggi, e con la sola ambizione, ripercorrendo tra queste righe in modo molto sintetico la storia del culto dei santi, di suscitare curiosità, o magari interesse, verso queste figure sempre molto sentite, verso le quali la venerazione si manifesta ancora attivamente con feste, processioni e celebrazioni liturgiche, e che oltre ad esercitare un ruolo di non poco rilievo nella tradizione cattolica, spesso testimoniano la storia stessa delle nostre cittadine, i loro usi e costumi, il loro sviluppo sociale e culturale, ma anche economico e politico. Al riguardo, forse non è superfluo ricordare che la storia d'Italia si svolge attraverso duemila anni di Cristianesimo e che questo ha permeato della sua religiosità e dei suoi valori ogni forma di socialità, da quelle più correnti, esteriori o ripetute a quelle più intime e singolari.
Lo sanno bene gli storici, i letterati e gli appassionati di storia, nel nostro caso locale, che spesso hanno condotto i loro studi curandone contestualmente anche l'aspetto agiografico, ed è soprattutto a loro che rimandiamo qualora qualche lettore che volesse rivolgervi la propria attenzione.
I primi santi legati alla figura di Cristo furono i martiri, che in tempi di persecuzioni pagarono con la vita la fedeltà al suo messaggio.
Sebbene il termine sanctus in senso cristiano si sia affermato solo a partire dal VII secolo, risale ai primi tempi del Cristianesimo la consuetudine di compilare elenchi (martirologi ) di tutti quei personaggi, uomini e donne, che avevano testimoniato appunto col sacrificio estremo la loro fede in Cristo, spesso a conclusione di un'esistenza considerata eccezionale già dai contemporanei perché modello di straordinarie virtù.
Generosità, coraggio, rinuncia ai beni terreni e preghiera, amore per il prossimo, dedizione verso i poveri e gli umili, difesa degli oppressi, coerenza di vita in osservanza alla dottrina cristiana sono qualità che in forma eroica pochi cristiani posseggono, e proprio per questo i primi a riconoscere nei santi doti fuori dal comune sono gli stessi fedeli.
La prima indicazione verso il cammino della canonizzazione (procedura complessa e rigidissima), la vita in odore di santità, è fornita infatti proprio dal popolo.
Dopo l'Editto di Costantino, terminate le persecuzioni, i santi non furono più martiri, tranne in alcuni periodi di invasioni o di capovolgimenti sociali e politici, ma soprattutto asceti, monaci, vescovi, frati, figure religiose che sempre per virtù si distinsero dagli altri cristiani (il requisito dei miracoli subentrerà in seguito).
I santi dunque sono esseri umani, e come tali, mortali. Ma l'ammirazione nei loro confronti non si esaurisce in vita e la loro presenza nella quotidianità dei fedeli si afferma non solo attraverso il ricordo e la preghiera, ma anche attraverso la materialità e la fisicità. Le prime cappelle e basiliche sorgono presso le tombe dei santi e nel loro culto, inizialmente almeno, l'aspetto corporeo è inseparabile da quello spirituale: il corpo o parti di esso, le ossa, gli oggetti personali, gli indumenti, costituiscono elementi di vicinanza con il santo, che anche attraverso questi, esercita sui vivi la sua benevola influenza. I santi vengono invocati per essere sostenuti nelle prove da superare, perché intercedano presso Dio per la salvezza dell'anima, per essere guidati nel cammino della virtù, ma anche per essere protetti dai pericoli, aiutati nella professione, preservati o guariti dalle malattie.
Non esiste aspetto della vita che non possa essere presentato alla loro attenzione o alla loro capacità d'intervento. Ma col tempo ogni santo sviluppa una sua specifica competenza e ogni città o paese elegge spontaneamente il proprio santo protettore,
il più delle volte sulla base di un'esperienza singolare, di un evento prodigioso, di una situazione eccezionale, ma anche per particolarità o tratti ordinari cui la comunità attribuisce comunque un'importanza significativa. Oppure perché ha vissuto sul luogo, o perché la devozione vi è stata importata, ora da ordini religiosi, ora da congregazioni o confraternite.
Ma adesso, attraversando cronologicamente i Castelli nell'arco dei due mesi autunnali di "Sagre & Profane", proviamo a incontrare qualche figura alla cui santità le comunità del territorio sono tradizionalmente devote.
La prima è San Tommaso da Villanova, patrono principale di Genzano, che lo festeggia il 22 settembre. Religioso dell'ordine eremitano di S.Agostino e arcivescovo di Valencia, in Spagna, fu conosciuto come Padre dei poveri.
Vissuto tra il 1486 e il 1555 e beatificato nel 1618, venne santificato nel 1658 da Papa Alessandro VII che sempre quell'anno dispose anche l'edificazione della chiesa S.Tommaso da Villanova a Castel Gandolfo su progetto di Gianlorenzo Bernini.
Gli agostiniani erano già familiari ai Genzanesi, essendosi stabiliti nel convento della chiesa della Santa Annunziata fin dal 1612. E probabilmente fu proprio qui che il santo venne proclamato nuovo patrono della città (sostituendo san Sebastiano), allorché la popolazione si rese conto che solo Genzano era stata preservata da una fortissima grandinata, che aveva invece colpito e danneggiato tutto il territorio circostante. Grazie all'intercessione di Tommaso, che proprio in quei giorni di settembre veniva festeggiato per la sua canonizzazione.
A Marino, la devozione verso la figura della Madonna durante la vendemmia s'intreccia con vicende sovraccomunali, e la stessa benedizione ufficiale dell'uva risale a qualche secolo prima dell'istituzione dell'omonima sagra nel 1925.
Nelle dispute circa le sue origini più antiche, nel 1927 Mons. Grassi, pur riconoscendone i remoti aspetti pagani, puntualizzava che "a Marino non si fa festa o la glorificazione dell'uva, ma la consacrazione dell'uva a Dio nelle mani di Maria Santissima", nelle sue infinite manifestazioni.
Invocata da Papa Pio V, nel 1571 patrocinò come la già venerata Vergine del Rosario quella spedizione cristiana contro i Turchi che sarebbe poi culminata nella vittoria di Lepanto.
Secondo la tradizione, fu la Madonna stessa ad annunciare al Papa il successo della battaglia (7 ottobre), e fu appunto per lei, ora S.Maria della Vittoria, che il Pontefice ordinò di celebrare una festa di ringraziamento la prima domenica di ottobre. La popolazione di Marino non potè mancare all'appuntamento, perchè ben 260 marinesi (non pochi, considerando che all'epoca se ne contavano non più di tremila) avevano seguito in quell'impresa il loro principe, Marcantonio Colonna, guadagnandone armi, stendardi e scudi, uno dei quali fino a qualche anno fa durante la Sagra veniva portato a spalla in processione insieme alla statua della Madonna.
Per ora ci fermiamo... per altre figure religiose rappresentative delle nostre collettività...arrivederci alle prossime uscite!

Per la rubrica Sagre & Profane - Numero 65 settembre 2007