Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Sagre & Profane

La cultura dei sapori

Festa dell'Uva a Velletri

La prima Festa dell'Uva si tenne a Velletri il 28 settembre 1930. Immagini della vita cittadina di quel periodo ci vengono dal poeta Alfredo Candidi, che dal 1930 al 1940 pubblicò libretti di versi in occasione di ogni Festa. Da Candidi apprendiamo le condizioni della vita cittadina e contadina dell'epoca: ad esempio ci parla della tentata costituzione di un Consorzio tra i produttori di uva e vino, poi fallita causa faccendieri senza scrupoli; o dell'aumento del prezzo dello zolfo o della sua scomparsa dal mercato, eventi influenti sui bilanci delle aziende e di conseguenza sull'intera economia cittadina. Infatti il contadino saldava i suoi conti dopo la vendemmia e la vendita del vino, quindi possiamo ben capire quanto tutta l'economia della comunità dipendesse dai proventi della vigna.
Ecco dunque perché ogni ceto sociale celebrava con entusiasmo questo frutto, che durante la Festa dell'Uva regnava a profusione su archi trionfali, fontane, carri con fanciulle in costume; e uva a tonnellate era esposta e donata nelle bancarelle. I negozi restavano aperti e addobbati, il Palazzo Ginnetti (ancora integro) ospitava un'elegante festa e tutti i cittadini erano in preda a un'euforia carnevalesca.
In origine ognuna delle due piazze principali (P.za Cairoli e P.za Mazzini) faceva la sua festa, nello stesso periodo, ma in due domeniche diverse: tale era la rivalità tra "dabballe" e "dammonte". Addirittura i "dabballari" mettevano una staccionata all'altezza di San Martino, a sottolineare simbolicamente la presa di distanza!
"Fustoni" di mortella decoravano strade e palazzi. L'uva veniva regalata, c'erano balli e canti e stornelli "a braccio", e la premiazione delle osterie che avevano il vino migliore, dopo lunghi assaggi da parte del comitato.
All'incirca negli anni '60 ci fu un vero e proprio gemellaggio tra piazze: i "capi" di quartiere s'incontrarono molto cerimoniosamente e questo sancì anche l'unione della Festa.
Tra la fine degli anni '60 e i primi '70, la Festa dell'Uva seguì le sorti del Carnevale Veliterno: defezioni nelle organizzazioni e disinteresse da parte del pubblico. Dopo circa un decennio tornarono a rivivere entrambe le feste, questa col nome di Festa dell'Uva e dei Vini, tanto che l'uva non ha più un ruolo di primo piano (né è più donata) ma è affiancata da confezioni commerciali di vini.
Oggi la Festa sembra tornata a livelli decorosi, nonostante disaccordi purtroppo comuni nei tentativi di collaborazione tra i diversi organismi della vita cittadina.
Gli antichi addobbi per le strade sono meno festosi, ma si premia la vetrina meglio decorata, e i commercianti partecipano sempre con grande inventiva, per cui fin dai giorni precedenti c'è un'aria di festa passeggiando tra i negozi.
La Festa vera e propria comprende stand gastronomici, ma anche sfilate e spettacoli in costume storico, gare a cavallo, musica e balli. Infatti sono rimasti in auge gli stornelli e il saltarello: uomini in costume tradizionale con chitarra e fisarmonica, insieme ai tradizionali caccavella, tamburello, triccheballacche, girano per il paese (anche se gli stornelli non sono più a braccio), e i ragazzi dei gruppi folkloristici locali danzano senza sosta, coinvolgendo anche il pubblico, che attornia numeroso questi spiazzi e si lascia prendere dalla forza dei ritmi popolari.
Accanto a questi è affiancata la modernità: basta spostarsi di pochi passi per ascoltare blues o pop, suonato da giovani e bravi gruppi veliterni: è forse questo apporto di nuove forze del territorio che sta donando, negli ultimi anni, nuovo vigore a questa Festa che aveva perso quel carattere di radicamento alla tradizione che era proprio dei suoi inizi.

Per la rubrica Sagre & Profane - Numero 65 settembre 2007