RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Biblioteca di Trimalcione

“Di viole e di liquirizie”

Nico Orengo ci accompagna in un gustoso e intrigante viaggio alla scoperta dei sapori del vino e della terra delle Langhe. Sullo sfondo di “noccioleti in salita, puliti come un panno da biliardo, rettangoli di meliga, vigneti bassi e fitti”, si incrociano così i destini dei protagonisti del romanzo, avvolti dalle nebbie dell’incomunicabilità e della solitudine. E l’ansia di riscatto da un passato doloroso che affiora, a tratti, tra le pagine di questa storia garbata e struggente, racconta la profonda complessità dei rapporti affettivi; nella vecchia cascina di famiglia “la Ginotta”, si consumerà infatti una indimenticabile sfida all’ultimo bicchiere. Un romanzo di amori e di vini dunque, perché proprio nel vino è racchiuso un mondo segreto di colori, sapori e profumi, che guiderà i personaggi verso una nuova consapevolezza della propria esistenza.

[…] Daniel aveva finito. Diede appuntamento per la sera seguente e ricevette un applauso convinto. Ora aveva voglia di andare nel cortiletto, fumarsi una sigaretta e vedere come si comportava il cane, ma fu avvicinato da uno dei presenti, un bell’uomo alto, i capelli tagliati a spazzola, la faccia di chi vive all’aria aperta. Senza presentarsi gli chiese: - Com’era il vino che ha assaggiato?
Daniel lo guardò, non era una provocazione, gli occhi del suo interlocutore erano chiari, sinceri e sicuri. Un professionista? Daniel riprese il bicchiere, lentamente fece mulinare il liquido, bagnò appena le labbra, lo ricordava bene. Disse: - Colore rosso granato, riflessi aranciati all’orlo. Sa, direi, di nocciola tostata, liquirizia, tartufo bianco, funghi secchi su fondo di tabacco -. Daniel fece una pausa, guardò il suo interlocutore, cercandogli un sorriso. Non venne. Continuò: - Strutturato bene, vellutato, vitale. Insomma un buon Barolo Ratti dell’82.
Il sorriso arrivò. - Bravo, non avrei potuto dire meglio io, anche se avrei aggiunto al sentore di tabacco quello di animale selvatico. Gli diede un leggero colpo con la mano larga sulla spalla e se ne andò. Lo fermò Giulio sulla porta, mentre Daniel usciva sul retro accolto da un timido abbaiare del cane…

Tratto da Nico Orengo, "Di viole e liquirizia", Torino, Einaudi, 2005