Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Primo piano

Emerge una nuova geografia musicale

Castelli Romani Underground

Uno sguardo attraverso la lente di FRAMMENTI

Lavorare a Frammenti consente senz'altro di occupare una buona posizione dalla quale poter osservare la geografia musicale dei Castelli Romani, la composizione di un territorio che, sommerso per buona parte dell'anno, si concede alla vista una volta ogni dodici mesi.
Anche quest'edizione propone l'occasione di conoscere la molteplicità di ispirazioni, esperienze e percorsi musicali dei giovani, a partire da chi si trova alla sua prima timida apparizione in pubblico, fino ad arrivare con gradualità a chi è ormai capace di proporre una performance di valore e professionalità.
Quando iniziai a lavorare con l'Associazione culturale Semintesta, l'organizzatrice di Frammenti, il progetto, che mirava alla riemersione di questa regione giovanile, era sostenuto soltanto da una serie d'indizi che ci portavano a credere nell'esistenza di un vivace mondo artistico giovanile, underground più per forza di cose che per ideologia.
L'associazione, fin d'allora, non desiderava costituire un polo per la giovane avanguardia artistica del territorio, ma semplicemente progettare uno spazio in cui, la terra dei giovani e quella dei matusalemme potessero annusarsi.
In sostanza si trattava di creare un pubblico, un momento in cui festeggiare e sostenere lo zelo con cui molti giovani si dedicano ai loro progetti.
Robe il più delle volte, soprattutto nel caso dei giovanissimi, semplicemente campate in aria o terribili, il cui valore però va trovato altrove, nel loro essere iniziative che richiedono di calcare uno spazio condiviso, per così dire associativo (quello di una band ad esempio) che, per quanto ristretto sia, esige confronto, sforzi e capacità di gestirsi; in una parola partecipazione.
Tutto ciò motiva il fatto che per potersi esibire a Frammenti avviene un' inevitabile selezione, non semplicemente in base a criteri squisitamente artistici, ma puntando il più possibile al coinvolgimento del territorio.
Si tenta allora di offrire al maggior numero di gruppi, uno spazio che sia misurato sui meriti di ciascuno e sulle esigenze che una manifestazione che voglia un pubblico richiede.
Questo è vero per la musica come per il cinema e il teatro.
Eppure, nonostante ci si sforzi di moltiplicare gli spazi (per quest'edizione il palinsesto è stato allungato di ben 4 giorni) e che quest'anno a partecipare a Frammenti siano ben 52 gruppi musicali, non si è comunque riusciti a far esibire tutti coloro che lo avrebbero voluto.
In effetti il numero delle band a Frammenti sorprende me per primo. L'anno scorso, quando durante la manifestazione si esibirono più di 30 gruppi, mi convinsi di aver ormai raggiunto quasi tutte le formazioni del territorio e invece quest'anno il numero delle domande di partecipazione è più che raddoppiato. La musica sembra infatti essere il mezzo espressivo più diffuso e privilegiato.
Per tentare di rendere conto di quella che fin qui ho chiamato "la geografia musicale dei Castelli Romani" voglio provare a sfogliare il programma di quest'anno, sforzandomi di estrapolare alcune considerazioni di carattere generale.
Il programma musicale di questa terza edizione prevede due fasce giornaliere, quella pomeridiana, dedicata ai gruppi esordienti, composti principalmente da liceali della zona tuscolana e quella serale in cui si esibiranno le formazioni con alle spalle già qualche produzione, diversi concerti e adesso alla ricerca di un taglio definitivo del loro modo di fare musica, di ciò che si chiama stile.
Sono rappresentati tutti i generi più in voga: metal, reggae, ska, rock in tutte le sue infinite sfumature e distinzioni, punk, cover band, fusion, etnico, dance e molte altre definizioni originali o impronunciabili che però restituiscono l'idea di grande vivacità musicale.
Molte vicende di queste band vanno ricercate, come accade in tutto il mondo, tra le cantine un po' ammuffite e nascoste, trasformate in piccole sale-prove, tra i garage in cui si suona solo quando mamma non dorme, oppure quando è già un po' che non arrivano denunce da parte dei vicini. O ancora nei piccoli concerti organizzati nelle scuole superiori, ovvero il fotogenico concerto di fine anno.
Ma la realtà è comunque composita e c'è anche un discreto numero di band che riesce con più o meno fatica ad entrare nei circuiti dei grandi locali romani, concorsi, manifestazioni e radio della zona della capitale, cominciando ad avere un certo successo, anche presso un pubblico più vasto.
Tra questi vale la pena citare gli SHOTS IN THE DARK, band nata nel 1999 e dedita a sonorità del foundation rocksteady riviste in chiave moderna ed influenzate soprattutto dall'early reggae e da sonorità soul e r&b; i SILVER SEI miscela esplosiva di melodia e chitarre distorte, con influenze musicali che vanno dagli Weezer ai Beatles passando per Battisti e Jason Falkner e reduce quest'anno dall'esperienza esaltante dell'Heineken Jammin' Festival; gli AMORESPERROS con la loro pozione sonora fatta di reggae, psichedelia, rock seventies, dance ed ethno; i CIRCUS RADIO BABYLON dalle sonorità reggae-ska e che a giugno 2003 hanno pubblicato il loro primo CD omonimo prodotto dall'indipendente EBS di Trieste; i GENGHIS KAR formatisi nel 2001 in un notturno seminterrato nella candida periferia di Roma; i MOKA e "la loro proposta che verte su ambiti che potremmo definire post rock emozionale con venature psichedeliche..." (idbox.com).
Volendo tracciare infine un'ultima caratteristica importante che renda conto anche d'alcune difficoltà, direi questo: sono presenti sul territorio diverse strutture in cui si può fare musica, quali sale-prove o salette di registrazione, (alcune delle quali seriamente attrezzate), ma accade che nel momento in cui si voglia suonare, far ascoltare questa musica, si riscontri una carenza di strutture adeguate ad ospitare esibizioni o concerti in cui farsi le ossa. Sono pressoché assenti strutture di diffusione attraverso le quali la musica possa essere incontrata, conosciuta, creato un pubblico, dei gusti. E questo lo dico non perché desideri vivere nella città della musica o vedere tutti questi gruppi, un giorno, in televisione, ma perché ho idea che il più delle volte, condividere una passione, un progetto produca buone cose a prescindere da dove si arrivi. E un pubblico, uno spazio che produca confronto e un pizzico di competizione funziona.
Frammenti una volta l'anno prova ad organizzare questo spazio e lo fa offrendo gli elementi per una vera e propria indigestione. Nove giorni di musica e spettacoli, più di 50 ore di concerti: una conserva per l'inverno.

Per la rubrica Primo piano - Numero 24 settembre 2003