RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Cibo per la mente

L’altro verso della vita

Siamo negli anni 90’. Un uomo ha già vissuto cento vite - maschere impastate con morte e rinascita - cento amori, fatti di condivisione e solitudine; ha vissuto l’abbandono di un padre e a sua volta è stato costretto all’abbandono dall’amore materno. Ha sbagliato tanto, come tutti, ma sempre mantenendo il cuore pulito. Ha lasciato la terra rossa e dura di Galluccio, madre con troppi figli da sfamare, per un pugno di giorni sicuri, stretti nella divisa da Carabiniere. Ha aspettato pazientemente il momento buono, e si è fatto libraio: «il solo lavoro, oltre quello della terra, che sentivo congeniale». Ma i libri, come la terra chiedono dedizione assoluta. Allora ha assorbito a capo chino l’umidità dei giorni che la vita ha voluto mettergli in conto, ed ora sente che è il momento di restituire qualcosa, una piccola scheggia della sua esistenza, finalmente esposta. La storia è buona, la rimastica da anni come un nocciolo insaporito, è la sua storia, ma se fosso solo questo, non sarebbe abbastanza. È una storia che appartiene al passato di ognuno. Marco, il protagonista, potrebbe forse essere un suo alter ego, uno dei tanti suoi “io”, il più spaurito, il più maldestro, il più giovane ma, forse proprio perché lontano nel tempo, è quello che, come un presbite, lui riesce a vedere meglio: è come lui sarà stato, come avrebbe dovuto essere, è come ormai non sarà mai più. Alle volte, se si ha l’anima giusta, accade che ci si innamora della propria vita, così sbagliata e tragica, e poi la si trasfigura, come in sogno, lasciando al proprio posto solo una rosa di punti cardinali: la madre, la sorella, i luoghi, la tavolozza dei colori. In realtà il destino della lingua da lui privilegiato è sempre stato la poesia: al ‘59 risale la pubblicazione di Viaggio nel Sud (Amicucci) con l’aiuto dell’amico Caproni, e insieme a lui e a molti altri amici poeti quell’anno fondò il “Premio Botte di Frascati”, la cui sezione italiana oggi è intitolata alla sua memoria. Mentre postuma verrà pubblicata la raccolta di poesie La Memoria Ferita (Caramanica). L’andamento della prosa però, il suo passo lungo, lo aveva già tentato nel 1960, quando per Lerici, nella collana diretta da Luzi e Bilenchi aveva pubblicato Le Isolane, una raccolta di quattro racconti.
Il respiro di cui ora ha bisogno è quello profondo, del romanzo. La trama è lì da anni, basta solo socchiudere gli occhi e riavvolgere il nastro, la memoria aiuterà a confondere, mischiare le carte, con il vento sibillino della verità. E se non dovesse andare, si può sperare in chi verrà dopo. All’artista è concessa l’illusione-privilegio di confidare e affidare se stesso alla lealtà del domani: perché la Storia è spietata, ma la Memoria onesta.  Così è stato: Antonio Seccareccia ha lavorato per anni al romanzo di tutta una vita, senza paura di indugiare su revisioni e riscritture, ma non è riuscito a vederne la luce. Nel ’74 Bevilacqua gli propose di rivederlo e consegnarlo alle stampe, ma lui preferì aspettare: la storia doveva ancora maturare, il protagonista e il suo mondo dovevano essere lasciati a decantare, per delineare fattezze e caratteristiche. Andava corso il rischio di perdere una buona possibilità, l’ultima. Oggi, a dieci anni esatti dalla sua scomparsa, l’amore di sua figlia, ricuce lo strappo del tempo e ci restituisce quel romanzo: con una intermittenza che ha del miracolo, lei, che da lui ha ricevuto la vita, gliela ridona. Partenza da un mattino freddo è il titolo, freddo come il mattino in cui è partito da Galluccio, ancora ragazzo, lasciandosi la vecchia, amata vita alle spalle.
L’immagine del treno è quella ricorre più di frequente – a partire dalla copertina – ammantandosi di diversi significati: non segna solo semplicisticamente le tappe di una formazione: c’è un punto in cui la voce del treno, personificazione di qualcosa che viene da un altrove, riporta a galla segreti inconfessati, brandelli di vita rimossa, o rivela con un ghigno rabdomantiche profezie. In realtà questo romanzo ha il dono di incontrare lungo la sua strada quelle che sono le questioni più importanti: la famiglia, l’amicizia, l’amore, il sesso, la morte, la politica, la vita militare; ponendo interrogativi e riflessioni spesso amari, senza però avere mai la presunzione di giudicare.
Venerdì 25 maggio, presso la Sala Consiliare del Comune di Frascati, ne hanno parlato: Arnaldo Colasanti, Giulio Ferroni, Andrea Gareffi e Walter Mauro. In quella circostanza sono state ricordate le parole di invio augurale scritte da Mario Luzi, che fu il primo ad accorgersi dell’importanza di questo romanzo di Antonio Seccareccia: “secondo me è un gran bel libro”.
Antonio Seccareccia, Partenza da un mattino freddo, Giulio Perrone, 2007, € 15,00
Per la rubrica Cibo per la mente - Numero 63 giugno 2007