Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Vent'anni insieme

2004

Ferro 3 La casa vuota

Dalla rubrica Cinema

Kim Ki-duk è tra i personaggi più atipici del cinema contemporaneo. Pur non essendo affatto un intellettuale o un cinefilo, tutt'altro, nell'arco di pochi anni è riuscito a costruire una sua estetica e una sua poetica autonoma e personalissima, tanto da diventare il regista coreano più premiato e conosciuto all'estero. Ha detto del suo cinema: "Dal punto di vista dell'immagine il mio punto di riferimento principale è quello che ho visto. Tutto quello che ho provato nella mia vita prima di diventare regista si è trasformato nel materiale che ha dato origine ai miei film: ho messo dentro la mia esperienza, non i film degli altri". Si tratta di cinema estremo, controverso che funziona per provocazioni e paradossi, e che fa uso di immagini forti che sono però sempre metafore della solitudine e della crudeltà dell'essere umano, temi portanti del suo cinema. Ma ciò che interessa soprattutto al regista è la possibilità di intravedere una possibile redenzione anche nei comportamenti più abietti.

Rispetto alla maggior parte dei suoi film, sempre molto crudi e violenti, Ferro 3 - La casa vuota (Leone d'argento a Venezia e, a sorpresa, il film più acclamato di quel festival) è un'opera apparentemente più pacata ed anche tra le più godibili e originali dell'eclettico e prolifico regista sudcoreano. Scritto in poco più di un mese, girato in 16 giorni e montato in 10, è un film enigmatico che parla di solitudine, amore e libertà. Racconta di Tae-suk, un bel ragazzo misterioso e taciturno, che trascorre le giornate girovagando in moto alla ricerca di case vuote. Individuatane una, vi si intrufola con destrezza e, prima del rientro dei proprietari, fa come se fosse a casa sua: mangia qualcosa, fa il bagno, si riposa, usa le cose dei proprietari. Ma non è un ladro. Prima di andarsene, infatti, non solo rimette tutto a posto come prima, ma lava i panni, annaffia le piante, ripara oggetti che non funzionano, come per disobbligarsi. In una di queste incursioni si imbatte in una giovane sposa infelice...


Kim Ki-duk vince la scommessa di fare un film in cui i protagonisti non parlano mai, ma che riesce a sedurre lo spettatore per l'originalità e l'imprevedibilità del racconto e per le atmosfere sospese, coniugando meravigliosamente illusione e realtà, logica e paradosso, dolcezza e violenza, quotidiano e favoloso.


Il titolo Ferro 3, aggiunto per volere del regista nella traduzione italiana, si riferisce alla mazza da golf usata dal protagonista (una delle meno usate nel gioco) e può essere letto come ulteriore metafora della solitudine. «Siamo tutti case vuote - afferma il regista - e tutti aspettiamo qualcuno che rompa la serratura e ci renda liberi».

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SCHEDA DEL FILM

Regista: Kim Ki-duk
Attori: Hyun-kyoon Lee, Seung-yeon Lee, Mi-suk Lee, Ji-a Park
Genere: drammatico/romantico, Corea del Sud, 2004
Durata: 1h 35m
Premi: Leone d\'argento per la migliore regia, Leoncino d\'Oro, Premio Agiscuola

 

 

Per la rubrica Vent'anni insieme - Numero 135 gennaio 2018