RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

A come artisti

Intervista a Laura Lo Prato Torregiani

L’artista intervistata in questo numero è Laura Lo Prato Torregiani, scrittrice esordiente originaria di Castel Gandolfo ed ora residente a Cecchina di Albano, vincitrice del primo premio per il racconto Fughe al concorso letterario Parole... parole in viaggio per racconti brevi inediti organizzato dal Comune di Ghedi (Brescia) e dalla Banca di Credito Cooperativo dell'Agro Bresciano (3 luglio 2005). Il racconto è ambientato in Ruanda, dove l'autrice ha lavorato come volontaria delle Nazioni Unite. Narra le vicissitudini di una giovane vedova, superstite del genocidio, e del suo sofferto tentativo di tornare alla normalità e costruire un futuro per sé e il suo bambino.
Verrà pubblicato integralmente sul prossimo numero (7) di "Cir Notizie", bollettino mensile del Consiglio Italiano per i Rifugiati (www.cir-onlus.org.). Sarà possibile richiedere il numero della Rivista tramite e-mail a: cirstampa@cir-onlus.org o per posta a: Redazione "CIR notizie"- Via del Velabro 5/A - 00186, Roma.

Parlaci un po’ di te, di come è nata la tua passione per la scrittura…

Sono un “apprendista stregone”, che ha deciso di inforcare la penna (o meglio, sedersi al computer) alla veneranda età di 34 anni per condividere con gli altri alcune riflessioni, frutto di esperienze umane e professionali. Si tratta di quell’“anelito all’immortalità” che credo sia comune a tutti gli scrittori ed aspiranti tali. È il tentativo di sottrarsi all’oblio del tempo consci del fatto che dopo la morte non resteranno di noi che il ricordo, i valori, gli insegnamenti che avremo tramandato alle giovani generazioni, tutti però destinati a sbiadire progressivamente. Mi spiego meglio: io non conosco il nome né il volto della mia bisnonna, anche se ciò che sono oggi lo devo anche a lei, a quel che ha insegnato a mia nonna, che poi lo ha trasmesso a mia mamma e così via. Invece, parafrasando uno slogan pubblicitario, “un (buon) libro è per sempre”, continua ad esercitare la propria influenza e ad offrire i propri insegnamenti a tutti coloro che hanno voglia di sfogliarlo, perpetuando per il suo autore il credito… o il discredito, a seconda dei gusti.

Come nasce il tuo racconto? È l’unico che hai scritto? Hai scritto - pubblicato o meno - anche qualche libro?

“Fughe” non è il mio unico racconto, ma quello che finora mi ha dato maggiori soddisfazioni. Nasce da un’esperienza lavorativa in Ruanda. Un periodo forte, controverso, durante il quale mi sono confrontata con una cultura, una società, delle situazioni a mala pena concepibili per una giovane donna occidentale, tanto più che all’epoca avevo appena 24 anni. E no, non mi sono ancora cimentata con un romanzo.

Si dice che per scrivere si debba aver letto molto. A quali autori sei più legata o consiglieresti?

Prediligo i romanzi che, oltre ad avere un intreccio appassionante, siano la testimonianza di un’epoca storica e di una società. Magistrali in questo senso Zola, con la sua epopea dei Rougon-Macquart, e Cronin di E le stelle stanno a guardare. Non disdegno però letture meno impegnative: Pennac, con le vicissitudini del suo capro espiatorio, ed il fenomeno letterario del momento, J.K. Rawlings. Recentemente Harry Potter il principe mezzosangue mi ha tenuta inchiodata alla poltrona per un intero fine settimana!

Frequenti le biblioteche dei Castelli Romani? E qual è il tuo parere su questo giornale, in particolare su questa rubrica che cerca di dar voce ai giovani artisti?

Quando ero al liceo studiavo occasionalmente alla biblioteca di Genzano. Dopo la laurea però ho inaugurato un’ingrata esistenza da pendolare che mi impedisce di frequentare la realtà culturale castellana. Realtà, bisogna ammetterlo, a volte povera! Per questo è importante l’operato di un periodico che fornisce spunti di riflessione e di approfondimento. Coinvolgere gli esordienti è senza dubbio apprezzabile, non fosse altro che per verificare se hanno qualcosa da dire, se esprimono un punto di vista alternativo e valido. Per gli autori, poi, è estremamente gratificante riuscire ad interessare gli altri al proprio lavoro. A proposito, ti ho già ringraziata per questa intervista?

In che misura ti senti legata ai Castelli nella tua scrittura? O, se non è così, in che misura credi che un artista venga influenzato dal territorio in cui vive?

Nessun legame in termini tematici: ciò che scrivo non è ambientato ai Colli Albani. Ma ho abitato qui per tutta la mia vita: sono cresciuta a Castel Gandolfo, mi sono diplomata al liceo “Ugo Foscolo” di Albano, dopo il matrimonio ho scelto di restare in provincia ed abito a Cecchina. Le mie radici sono qui, qui si sono formate la mia sensibilità e la mia “normalità”, intese come parametro con cui misuro, e valuto, tutto ciò che mi circonda. In questo senso l’influenza è stata grande.

Progetti letterari per il prossimo futuro?

“Uno, nessuno e centomila”. I progetti e le ambizioni sono tante – tra questi il primo romanzo –, ma la loro realizzazione non sarà semplice. Da un lato perché scrivere non è la mia attività principale, devo conciliarla con gli impegni familiari e professionali. Dall’altro perché anche nell’era della comunicazione, in cui Internet ha assicurato a tutti “un posto al sole”, è necessario affidarsi ad un editore. Non mi interessa l’editoria a pagamento, ma come trovare qualcuno che creda nelle potenzialità di una sconosciuta? Insomma, a questa domanda non so ancora rispondere. Facciamo così: vedrò come vanno le cose e mi impegno a tenere viv@voce ed i suoi lettori aggiornati sugli eventuali sviluppi. Che ne dici?

Per la rubrica A come artisti - Numero 45 settembre 2005