Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Cinema

Gina Lollobrigida a Monte Compatri

La romana (1954)

"Casa San Silvestro, centro spirituale e di accoglienza attiguo all'omonimo convento carmelitano, è la casa di campagna nella quale i due protagonisti cercano un po' di pace e tranquillità"

 

Tratto da uno dei romanzi più celebri di Alberto Moravia, che partecipò alla stesura della sceneggiatura insieme al regista, Ennio Flaiano e Giorgio Bassani, il film di Zampa, ambientato nella Roma fascista degli anni '30, racconta la drammatica vicenda di Adriana (Gina Lollobrigida), bellissima ragazza del popolo che, dopo una delusione sentimentale, da modella finisce per darsi alla prostituzione. L'incontro con Mino (Daniel Gélin), gentile e premuroso studente antifascista, sembra darle una nuova speranza di vita. Ma l'incanto dura poco...

Girato nel centro storico di Roma (Piazza Navona, via Margutta, Colosseo, Piazza del Popolo, Trastevere), lo ricordiamo in questa sede per una sequenza girata ai Castelli Romani. Indagato dalla polizia per propaganda antifascista, Mino è costretto a fuggire. I compagni pensano di farlo nascondere per qualche giorno nella casa di campagna di Giancarlo (Riccardo Garrone), suo vecchio amico d'infanzia. Per non fare insospettire l'amico, diventato fascista, gli consigliano di portare con sé anche Adriana. La location in realtà è Casa San Silvestro, casa accoglienza e centro spirituale attiguo all'omonimo convento carmelitano di Monte Compatri. La quiete e la tranquilità del luogo e la bellissima terrazza panoramica, dalla quale si può ammirare una splendida veduta del paese e della campagna circostante, fanno da cornice alla speranza di un futuro migliore.

All'epoca La romana non piacque molto alla critica ed ebbe diversi problemi con la censura. Dopo la fredda accoglienza alla Mostra del Cinema di Venezia (venne comunque apprezzata l'interpretazione della Lollo), Zampa fu costretto ad operare tagli e cambiamenti al montaggio e al botteghino la pellicola andò piuttosto bene, malgrado il divieto ai minori di 16 anni.
Rivisto oggi, a distanza di sessant'anni, è certamemente un film da rivalutare che affronta tematiche scabrose con piglio scevro da ipocrisie e facili moralismi. Se l'ambientazione nella Roma fascista rimane solo sullo sfondo è perché l'interesse del regista, che ripercorre piuttosto fedelmente il testo di Moravia, è concentrato non tanto sull'aspetto politico quanto su quello morale: il tema principale del film non è solo il binomio sesso-potere, che lega con un filo rosso gli incontri di Adriana, ma anche, e forse soprattutto, la rappresentazione dello squallore e delle contraddizioni più profonde dell'animo umano. Pensiamo alla galleria dei personaggi che circondano la protagonista ed in particolare alla figura della cinica e avida madre (Pina Piovani) che, per ragioni di censura, appare perfino edulcorata rispetto all'asprezza del testo letterario.
Il film si fa apprezzare poi per l'accurata ricostruzione scenografica e mantiene intatta la forte carica drammaturgica e la suspense di un thriller: degna dei migliori noir americani dell'epoca è infatti la drammatica sequenza dell'omicidio di Astarita (Raymond Pellegrin), pezzo grosso della polizia politica fascista, perdutamente innamorato della bella romana.

Nel 1988 dallo stesso romanzo verrà tratto un film per la televisione diretto da Giuseppe Patroni Griffi con Francesca Dellera nelle parte di Adriana e la Lollobrigida in quella della madre.

Per la rubrica Cinema - Numero 128 febbraio 2016