Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Cibo per la mente

Fuori c’è l’aurora boreale

Si è da poco celebrato il Giorno delle Memoria, la ricorrenza internazionale celebrata il 27 gennaio di ogni anno in commemorazione delle vittime dell'Olocausto. È stato così deciso dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite del 1º novembre 2005 durante la 42ª riunione plenaria. La risoluzione fu preceduta da una sessione speciale tenuta il 24 gennaio 2005 durante la quale l'Assemblea generale ONU celebrò il sessantesimo anniversario della liberazione dei campi di concentramento nazisti e la fine dell'Olocausto.
In questo giorno si celebra la liberazione del campo di concentramento di Auschwitz, avvenuta il 27 gennaio 1945 ad opera delle truppe sovietiche dell'Armata Rossa. Vivavoce ha voluto dare la sua testimonianza invitandovi a leggere questo libro:

Rosso sarà il sangue dell'ebreo se lo colpisci.Piegherà il capo da un lato, distoglierà gli occhi timidi. Pulirà il sangue con il dorso piatto della mano. Continuerà a camminare senza voltarsi. Rosse saranno le ferite che infliggerai se ti batti per la patria, per il diritto e per la libertà.Nient'altro che una striscia rossa, dal cuore o dalla fronte, nel punto in cui hai colpito. Nessuno chiederà di chi è morto. E lui, il morto, è muto. Perciò sta' tranquillo. Rosso è il sangue che perde chi ha trovato pace, posando una mano su di sé. Uomini e donne grigi e stanchi cadono dalle panchine dei giardini, esausti. Un polso martoriato sanguina. Nessuno darà la colpa a te di quella morte.

Chi era Ruth Maier? Una ragazza austriaca che emigrò in Norvegia prima della Seconda guerra mondiale per sfuggire alle persecuzioni naziste. Là visse quattro anni, finché non fu arrestata a Oslo, durante il grande rastrellamento di fine autunno 1942. Fu imbarcata con altri cinquecento ebrei a bordo della nave Donau. Era nata a Vienna il 10 novembre 1920 e morì ad Auschwitz il 1° dicembre 1942. Per tutta la vita Ruth aveva tenuto un diario, iniziato all'età di dodici anni. L'ultimo quaderno s'interrompe al suo ventiduesimo compleanno. Degli anni tra il 1933 e il 1942 ci sono rimasti otto quaderni che restituiscono le osservazioni quotidiane di una giovane donna istruita e curiosa, piena di talento.

È stata la poetessa norvegese Gunvor Hofmo, sua amica, a custodire questi diari per oltre cinquant'anni. Da essi è nata una biografia, pubblicata con il titolo "Il diario di Ruth Maier. Una rifugiata ebrea in Norvegia". Quando lasciò il Reich tedesco, alla fine di gennaio del 1939, Ruth Maier era una liceale di diciotto anni. Aveva vissuto in Norvegia, a Lillestrøm. Aveva preso il diploma di maturità nel 1940, aveva amici norvegesi grazie all'Arbejdstjeneste, il servizio di volontariato civile. Tra loro c'era la futura poetessa Gunvor Hofmo che Ruth frequentò per due anni. Furono amiche, compagne di viaggio e di lavori saltuari. Ruth si trasferì nella capitale nel 1942, quando iniziò a frequentare la scuola d'arte figurativa e applicata, mentre si guadagnava da vivere decorando souvenir.

Benché il suo nome non appaia nelle critiche, la giovane ha influenzato la poesia di Gunvor Hofmo. I dettagli dell'ultimo viaggio di Ruth Maier ci sono noti: all'arrivo ad Auschwitz, le centoottantotto donne, i quarantadue bambini e i centosedici uomini giunti in Germania a bordo della nave Donau e ritenuti non idonei al lavoro, furono immediatamente condotti alle camere a gas. I loro corpi furono bruciati nei campi, all'aria aperta. A Oslo, il nome di Ruth Maier è ricordato in due luoghi: sul memoriale delle vittime ebree della guerra nel cimitero Østre Gravlund e su una targa che ricorda i caduti della scuola d'arte figurativa e applicata. A Vienna, nel Döblinger Friedhof, il suo nome è inciso sulla lapide della tomba di famiglia, accanto a quello del padre e della madre. Ruth Maier era cresciuta in una casa della buona borghesia viennese con il padre, la madre e la sorella Judith, di un anno e mezzo più giovane. Le due ragazze ebbero un'infanzia felice. Viaggiavano molto: in Jugoslavia, Italia, Svizzera, Francia e Ungheria.

La meta più frequente era la Moravia, a quel tempo parte della Cecoslovacchia, in cui si trovava il villaggio natale del padre, Žarošice. La famiglia vi trascorreva ogni anno qualche settimana di vacanza.
Gli anni lieti ebbero fine nel marzo 1938, con l'annessione dell'Austria da parte di Hitler, che trasformò una popolazione ebrea di circa duecentomila individui, in paria della società e nemici dello Stato. La famiglia Maier fu costretta a lasciare l'appartamento in cui abitava per trasferirsi in un ghetto. Ai bambini ebrei non era più consentito di frequentare le scuole normali. Molestie per le strade, negozi saccheggiati, insulti antisemiti erano ormai all'ordine del giorno, come gli arresti e gli omicidi.

I diari di Ruth sono stati editi dalla Salani nel 2010 e per la prima volta dalla Gyndendal Norsk Forlag di Londra nel 2007. Il ritrovamento lo dobbiamo al curatore del libro Jan Erik Vold nel 1998. Vold è uno dei più importanti intellettuali norvegesi, mentre raccoglie materiale per una biografia della famosa poetessa Gunvor Hofmo, trovò un voluminoso plico contenente diari, lettere, fotografie e disegni. La loro autrice si chiamava Ruth Maier. Leggendoli, Vold si accorse della loro eccezionalità. Ne nacque un caso editoriale, un libro che continua a far parlare le comunità letterarie europee, per la sua altissima qualità di testimonianza storica e politica oltre che come scritto di formazione. Dalle pagine emerge un grande talento per la narrazione e per l'indagine di temi universali quali la solitudine, l'amicizia, l'amore, la giustizia e lo spirito di sacrificio. Il libro è la testimonianza commovente che riemerge da uno dei periodi più bui della nostra storia recente, ma anche la traccia visibile della perdita tragicamente prematura di una grande scrittrice. Ruth era una ragazza attenta, vivace, amava la poesia, la musica, la letteratura; la sua vita era piena di speranze e di sogni per il futuro. Presto, però, la sua vita diviene una specie di corsa contro il tempo. In Norvegia terminerà gli studi superiori, lavorerà, conoscerà persone nuove e interessanti: intellettuali, poeti, artisti. Possedeva la rara capacità di comprendere in quale direzione si muovessero le forze politiche che agitavano l'Europa e una straordinaria capacità di prevedere lo svolgersi degli eventi.

I diari sono divisi in tre parti. La prima va dal 1933 al 1938 raccontano della scuola che frequentava a Vienna, il villaggio natale del padre, in Moravia, e le vacanze estive, la morte del padre. Nel 1938 l'Austria è ormai parte del Terzo Reich. Nell'autunno la famiglia Maier è costretta a trasferirsi in un quartiere riservato agli ebrei, nel centro di Vienna.
La notte tra il 9 e il 10 novembre in tutto il Reich tedesco gli ebrei sono vittime di aggressioni e assassinii, i loro negozi sono saccheggiati e le vetrine infrante. E' la "Notte dei cristalli", che coincide con il diciottesimo compleanno di Ruth. L'autunno del 1938 è l'ultimo che la famiglia Maier trascorre in patria. L'11 dicembre Judith, sorella di Ruth, lascia Vienna diretta in Inghilterra. Ruth prende coscienza della sua identità ebraica. E' inorridita dalla brutalità della quale è testimone. Intorno a Natale, dipinge nel suo diario scene crudeli della Grande Germania hitleriana. E cita il discorso della Montagna.
La seconda parte è composta dalle lettere che Ruth scrisse alla sorella Judith in Inghilterra mentre era rifugiata in Norvegia. La ragazza è ospite della famiglia di Arne Strom, impiegato del Telegrafo di Lillestrom, che l'accoglie calorosamente tuttavia Ruth è tormentata da dubbi e incertezze sul futuro. Pensa alla madre e alla nonna materna, che sono ancora in Austria. La sua speranza più grande è di potersi riunire al suo amato, ovunque egli sia, in Inghilterra o negli Stati Uniti. Il suo visto sta per scadere, non ha ancora iniziato a frequentare una scuola, potrebbero passare anni prima che possa riunirsi alla sua famiglia, la familiarità con gli Strom presto si incrina. Intanto scopre la biblioteca comunale di Oslo, frequenta le riunioni della gioventù operaia e aderisce alla Lega Internazionale per la Pace, la sera segue i corsi di una scuola socialista. Il 1° settembre 1939, l'invasione tedesca della Polonia scatena la Seconda guerra mondiale. L'attacco sovietico ai danni della Finlandia, il 30 novembre, provoca un'ondata d'indignazione in Norvegia e in Svezia che organizza una campagna di aiuti. I suoi giorni sono sempre più tristi e cupi, l'avversione dei compagni di scuola e la freddezza della famiglia che la ospita la fanno dubitare della sua salute psichica.

La terza parte dei diari iniziano con l'invasione delle truppe tedesche e con l'arrivo dell'estate del 1940. La mattina del 9 aprile l'aeroporto di Kjeller, nei pressi di Lillestrom, viene bombardato. Gli allarmi aerei si scatenano. Ruth scrive nel suo diario: "La giornata di ieri è la peggiore che abbia mai vissuto". Gli scontri nel Sud del paese proseguono fino al 2 maggio, quando le forze inglesi si ritirano da Andalsnes. Il 10 giugno tutte le divisioni norvegesi depongono le armi. Sul continente, Olanda e Belgio vengono invase, e poco dopo la Francia seguirà lo stesso destino. L'Italia entra in guerra al fianco della Germania. Alla fine dell'inverno del 1941, Ruth è ricoverata presso l'ospedale di Ulleval, a Oslo. E' stata lei stessa a rivolgersi a uno psichiatra, dopo un crollo nervoso che ha subito nel campo di lavoro, dove ha preso servizio. Gunvor Hofmo, con la quale ha stretto amicizia le fa visita ogni tanto.

Poi la grande retata del 25 ottobre 1942, con la quale vengono arrestati gli uomini ebrei di tutto il paese. Il secondo rastrellamento degli ebrei nella capitale inizia all'alba del 26 novembre. Questa volta prendono anche donne e bambini. Cinquecentotrentadue ebrei norvegesi sono deportati a bordo della nave Donau a Stettino, da dove preseguono per Auschwitz in vagoni merci. Centosettantasei uomini sono destinati al lavoro forzato e a loro è assegnato un numero. Sopravvivranno solo in nove. Donne, bambini e uomini inabili al lavoro sono uccisi nelle camere a gas già all'arrivo. Rispondendo al "Questionario per gli ebrei in Norvegia" , riempito a Lillestrom il 4 marzo 1942, Ruth si era dichiarata ebrea. Trecento uomini della polizia, della Hirden e della Gestapo parteciparono all'azione. Secondo alcuni testimoni, due poliziotti trascinarono la ragazza austriaca giù per le scale fino a un'auto che aspettava in strada. Ruth fu gettata sul sedile posteriore. Qualcuno le disse: "Possiamo conservare il tuo orologio d'oro finché non torni". Lei rispose: "Io non tornerò più".

 


FUORI C'È L'AURORA BOREALE. Il diario di Ruth Maier, giovane ebrea viennese, a cura di Jan Erik Vold, Milano, Salani, 2010.

 

 

 

 

Per la rubrica Cibo per la mente - Numero 124 febbraio 2015