RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Primo piano

Detenuti in cantina

Formazione e reinserimento lavorativo nel territorio

E’ormai una realtà in piena espansione la produzione vinicola dei detenuti della Casa Circondariale di Velletri. L’azienda agricola si sviluppa su una superficie complessiva di circa 6 ettari adibiti non solo alla coltivazione delle viti (circa 4 ettari) ma anche alla coltura di ortaggi, alberi da frutto e olivi; nel complesso si trovano inoltre una cantina, un frantoio, un apiario, un laboratorio conserviero e circa 3500 mq di serre. L’attuale azienda costituisce il risultato concreto di un progetto coraggioso per il recupero dei detenuti attraverso l’attività lavorativa avviato nel 1998 dall’allora direttore del penitenziario Luigi Magri e da Rodolfo Craia, un agronomo del Ministero di Grazia e Giustizia. Quest’ultimo, superando notevoli ostacoli di carattere burocratico e tecnico, realizzò i primi impianti provvedendo altresì alla rimozione delle pietraie che circondavano il carcere allo scopo di trasformare in aree coltivate i terreni inutilizzati di proprietà dell’istituto. All’interno della casa circondariale, in seguito, fu realizzata anche una moderna cantina con tutte le attrezzature necessarie per la vinificazione. In questo modo si forniva ai detenuti non soltanto la possibilità di partecipare ad attività educativo-formative ma anche una reale possibilità di reinserimento lavorativo, una volta espiata la pena. Il detenuto Marcello Bizzoni, ex industriale enologico - nominato “Capo cantina” dal Dott. Craia, - venne incaricato dell’avvio e del funzionamento della struttura: sotto la sua guida alcuni carcerati vennero così istruiti riguardo le pratiche di vigneto e di cantina. La prima apprezzata produzione risale al 2002.
I prodotti tuttavia non potevano essere posti in vendita all’esterno del carcere senza contravvenire ad alcune norme di carattere fiscale oltre che per l’impossibilità materiale di gestire rapporti commerciali esterni al penitenziario. Per questo, avvalendosi del dettato delle leggi n. 381/91 “Disciplina delle cooperative sociali” e 193/2000 “Norme per favorire l’attività lavorativa dei detenuti” - la cosiddetta Legge Smuraglia - che riconosce agevolazioni per imprese o cooperative esterne che assumano detenuti o che svolgano attività di formazione per gli stessi, Stefano Lenci giovane allora operante nel campo delle biotecnologie, il direttore del Penitenziario Giuseppe Makovec e l’agronomo Rodolfo Craia si adoperarono per cercare una valida risoluzione al problema. Nel luglio del 2003 nasceva così la cooperativa onlus di utilità sociale denominata “Lazzaria” - dal nome della contrada in cui si trova il carcere – grazie alla quale si è potuto procedere alla diffusione commerciale dei prodotti dell'azienda, non solo sul territorio italiano ma anche all’estero. Il presidente della cooperativa, Stefano Lenci, stipulò con la casa circondariale una convenzione per l’uso gratuito della cantina e delle strutture impegnandosi al contempo ad assumere il maggior numero di detenuti.
I vini prodotti dai carcerati della Casa circondariale di Velletri hanno rappresentato un caso eclatante, senza precedenti - non soltanto perché prodotti dagli stessi carcerati - ma anche per la loro notevole qualità: lo stesso Luigi Veronelli espresse a riguardo giudizi lusinghieri.
Nella cooperativa sono impiegati al momento 15 detenuti distribuiti tra cantina e vigneto. I ricavi realizzati vengono impiegati per la gestione dell’attività e il pagamento degli stipendi dei detenuti che possono così aiutare le loro famiglie, gli utili reinvestiti. Tutti i vini creati dai detenuti hanno nomi singolari che evocano con ironia l’universo carcerario. L'etichetta presenta in modo esclusivo lo stemma della Repubblica Italiana.
Attualmente le tipologie prodotte sono le seguenti: I.G.T. Lazio Chardonnay Quarto di luna; I.G.T. Sangiovese Le Sette Mandate; I.G.T. Lazio rosso cabernet sauvignon Il recluso; I.G.T. Lazio malvasia puntinata Il recluso, cui si aggiunge il novello I.G.T. Fuggiasco a base di malvasia nera (90%), merlot e Cabernet.
Vi invito dunque a degustare questi ottimi prodotti; ma attenzione, perché portando sulle vostre tavole i vini prodotti dai detenuti della Casa circondariale di Velletri… Senz’altro ne verrete “catturati”!!!
Per la rubrica Primo piano - Numero 47 novembre 2005