Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Cibo per la mente

L' ultima righe delle favole

"Tu ancora non
puoi sapere dove
approderai.
Ma chi incomincia a cercare ciò che ama
finirà sempre per amare ciò che trova."

 

Tre storie d'amore finite male. Tre fallimenti di una vita vissuta tra distrazione e inconcludenza. Finché un pomeriggio Tomàs conosce Arianna ad un convegno e ne resta affascinato. L'ennesimo errore? Scrive il suo numero di cellulare su una bancon

ota e presto la richiama per disdire un appuntamento a due che hanno già fissato. Ma stavolta non ha fatto i conti con il destino inesorabile e Arianna lo precede. Tomàs non fa in tempo ad aprire bocca che lei gli ha già detto che non uscirà! Arianna ovvero l'altra metà della mela. Il doppio. Il reciproco. Il complementare perché anche lei è vittima della stessa paura di amare di Tomàs. Quella paura che, somatizzata, lo fa starnutire ad ogni incontro con una donna, lo fa fuggire, lo getta preda dell'indolenza e della disperazione.

"Allora vi siete dimenticati tutto e avete incominciato a vivere. Tu e la tua anima.
Per sempre felici e contenti, prometteva l'ultima riga delle favole. Invece siete finiti in una gabbia, e le sue sbarre le ha costruite il dolore."

La paura è l'altra faccia della medaglia e dietro la medaglia si trova l'abbandono; allora la storia si intreccia fitta con i ricordi d'infanzia, la morte della madre, il rimorso e il rimpianto di non essere andato al suo funerale, l'abbandono del padre in preda al dolore e alla depressione. Tomàs vorrebbe richiamare Arianna, ha intuito che la donna è la chiave di volta dei suoi problemi ma ha erroneamente gettato la fatidica banconota. Sull'orlo del precipizio della sua vita, Tomàs fa ancora un passo avanti e sarebbe stata morte certa se non fosse intervenuto qualcosa di davvero sorprendente. Un inaspettato e non voluto viaggio che la sua anima intraprende anche contro il suo volere. Tra il fantastico e il faceto, tra pillole di saggezza e prove ineguagliabili, l'anima si riprende il corpo e la vita. Dopo ogni prova che si deve superare si esce rafforzati, liberi, ottimisti, un premio che ognuno fa a sé stesso, un premio che porta a scoprire le proprie capacità e il proprio talento. Il viaggio dell'anima è come un sogno che porterà a conoscere e ad amare prima di tutto sé stessi per potere infine amare e donarsi completamente all'altro. Si tratta tuttavia di un viaggio spirituale, difficile e pericoloso ma in gioco c'è l'autenticità della propria vita, la capacità di raggiungere verità e libertà. Riuscirà Tomàs a superare tutte le prove?

"Puoi essere la storia di un vile o di un eroe, - scrive Gramellini - di uno che trema in fondo alla spelonca delle sue paure o che crede nell'amore capace di spostare le montagne. Scegli tu il destino che preferisci. Ma smetti di cercarlo fuori di te."

La favola di Amore e Psiche di Apuleio può essere presa a metafora di questo romanzo. Vaghiamo alla ricerca disperata dell'amore, vogliamo vederlo e possederlo ma il potente dio non vuole essere visto, la disobbedienza sarà punita con un lungo viaggio che l'anima deve intraprendere per ricongiungersi con l'oggetto del suo desiderio. Splendida performance quella di Massimo Gramellini con questo libro che precede il più famoso "Fai bei sogni". Questo libro che parla d'amore, è un libro pieno di saggezza, un percorso psicoanalitico. Per chi lo legge la speranza di un incontro con l'Amore assoluto, con l'anima gemella, con una finestra aperta sulla felicità.

"Non staccare mai lo sguardo dalla finestra di fronte a te. E' spalancata sul firmamento: appena riuscirai a lanciare il tuo desiderio, là fuori una stella si illuminerà d'oro."

 


Biografia

Massimo Gramellini (Torino,1960) è giornalista e scrittore. Dopo gli studi in giurisprudenza, nel 1985 comincia a collaborare con la redazione torinese del Corriere dello Sport-Stadio. Un anno dopo viene assunto dal quotidiano milanese Il Giorno, dove racconta il primo scudetto del Milan di Silvio Berlusconi. Nel dicembre 1988 si trasferisce alla redazione romana de La Stampa, continuando a scrivere di sport fino ai Mondiali del 1990, durante i quali un suo articolo provoca il silenzio-stampa della Nazionale. Passa poi dal calcio alla politica, diventando corrispondente da Montecitorio. Racconta la stagione di Mani pulite e la nascita della cosiddetta Seconda Repubblica. Nell'estate del 1993 è inviato di guerra nella Sarajevo sotto assedio. Nel 1998 dirige Specchio, settimanale de La Stampa, dove cura la rubrica di posta sentimentale, Cuori allo Specchio. L'anno successivo incomincia a scrivere il Buongiorno: un corsivo di ventidue righe a commento di uno dei fatti della giornata. La rubrica si impone come un cult. Ora collabora con la trasmissione televisiva Che tempo che fa di Rai Tre.

 

Per la rubrica Cibo per la mente - Numero 114 febbraio 2013