RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Itinerari letterari

Brani da “Improvviso il Novecento. Pasolini professore”

Lo scorso 2 novembre ricorreva il trentennale della tragica morte di uno dei più rappresentativi intellettuali italiani del secolo scorso: Pier Paolo Pasolini. In Improvviso il Novecento. Pasolini professore, Minimum Fax 1999, il ciampinese Giordano Meacci opera una fusione tra saggio, reportage e racconto. Al tema centrale, gli anni ciampinesi di Pasolini, i primi anni Cinquanta, si affiancano i ricordi di uomini di cultura e degli alunni del poeta, oltre che riflessioni su personaggi e temi tipici del Novecento, in una prosa ricca e mai banale, specchio fedele della sensibilità dell’autore. Scuola media privata, frequentata dal futuro scrittore-sceneggiatore Vincenzo Cerami (ndr).

“Pensare era la mia ricchezza e il mio privilegio. Più della metà dei miei versi sono stati pensati, o scritti, in treno: ‘Ma penso! Penso / nel mio amico angoletto, / sto l’intera mezz’ora del percorso, / da San Lorenzo alle Capannelle, / dalle Capannelle all’aeroporto, / a pensare, cercando infinite lezioni / a un solo verso, a un pezzetto di verso’.”
Diventa un vezzo della memoria ripensare in versi il tragitto che Pier Paolo Pasolini copriva, tutte le mattine, da Ponte Mammolo al Portonaccio in autobus, poi in tram fino a Termini, e ancora con la littorina fino a Ciampino: “da San Lorenzo alle Capannelle, / dalle Capannelle all’aeroporto”. Luoghi che ho vissuto, che frequento con quella abitudine rilassata che solo a volte si trasforma in scoperta… Le Capannelle, l’aeroporto; il tratto di strada che unisce la città ai suoi Castelli. Posti dove le serate si fanno più serene, quando aprile e maggio cominciano a fendere l’aria con la loro supponenza giovanile, e la città sbadiglia per il sonno e il tepore che è arrivato, finalmente; quando non è ancora afa e ristagno, o linee sfocate di aria che sfumano i contorni delle cose… “Il profumo delle prime notti precocemente primaverili, come un animale ridestato dal caldo”, ha scritto per loro Pasolini. Sul treno che tutte le mattine di quei primi anni Cinquanta portava il trentenne professor Pasolini alla Francesco Petrarca(*), il saggista Pasolini progettava L’antologia della poesia dialettale del Novecento, il poeta Pasolini meditava sulle “coloniali notti in cui Ciampino / abbagliato sotto sbiadite stelle / vibra di aeroplani di regnanti”. Il giovane Pier Paolo Pasolini studiava dal finestrino le pure stesure del paesaggio, le rovine che proiettano, di là dalle rotaie, gli ultimi fotogrammi di Roma sulla policromia controllata della campagna.
Non sappiamo ancora come e perché sia morto Pier Paolo Pasolini. Le ragioni di una scomparsa non ripagano del dolore, mai; non ci sono leggi che possano corrispondere in giustizia la lacerazione, assoluta, immutabile, di una morte: “ogni morte di un uomo ci diminuisce, perché partecipiamo dell’umanità”. Ci diceva di scrivere la verità, mi hanno raccontato i suoi allievi di Ciampino. Dal desiderio di verità nascono le opere artistiche di Pier Paolo Pasolini, l’insegnamento ai ragazzi, le sue ricerche, la sua oggettiva volontà di capire; ma anche gli attacchi che gli sono piovuti addosso dai nemici, dai servi, dagli sgherri del conformismo, dai benpensanti in cerca di streghe. Intendiamoci: non sto contestando la possibilità – direi anzi la necessità - di critica. Mi sto indignando, ancora, per la caccia, per la calunnia; perché – quanto riscopro attuali, e dolorose, queste parole – “L’intelligenza non avrà mai peso, mai, / nel giudizio di questa pubblica opinione”… Ci diceva di scrivere la verità. “Io so. Ma non ho le prove”. Frasi che mi ruotano nella testa come indizi. E cosa posso fare, oltre a elencare fatti e nomi, se voglio rispettare la memoria di Pier Paolo Pasolini, se non voglio aggiungere ipotesi alle ipotesi? È tutto chiaro, a voler pensare… Un fumo sottile ci separa dalla verità – quale essa sia, sia chiaro: vogliamo solo saperla – ed è quella somma di piccoli particolari che ci fa perdere il sonno, e ci fa sentire coinvolti. Sappiamo. Ma non ci basta: vogliamo sentirla da quelli che la fanno, la verità.

Tratto da: Giordano Meacci, “Improvviso il Novecento. Pasolini professore”, Roma, Minimum Fax, 1999.

(*) Scuola media privata, frequentata dal futuro scrittore-sceneggiatore Vincenzo Cerami.

Per la rubrica Itinerari letterari - Numero 48 dicembre 2005