Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Niente Cultura Niente Sviluppo

La cultura è il nostro futuro

L e biblioteche si sa, da sempre, sono luoghi di cultura, ma quello che si sa di meno è che sono anche capaci di cambiare. Non c'è niente di immutabile, tranne la necessità di cambiare (Eraclito); è un aforisma che, se qualcuno ha avuto la pazienza di leggerci, avrà notato, abbiamo citato più volte. Perché insistiamo? Perché siamo convinti innovatori e la cultura si alimenta d'innovazione. La cultura cui facciamo riferimento, la cultura che cerchiamo di affermare e di "servire", è quella che, salda e forte delle radici del passato guarda con sguardo deciso al futuro, capace di cogliere la direzione e i contenuti essenziali dei processi di cambiamento. Le biblioteche quindi luoghi di cultura sanno che il nostro Paese è attraversato da profonde trasformazioni, perché sono cambiate e seguitano a cambiare le forme della conoscenza, dell'apprendimento, della produzione di nuovi contenuti. Far entrare dentro le biblioteche gli e-book, solo per fare un esempio, non significa sposare le ragioni della cultura digitale rispetto all'analogica, significa molto più laicamente, riconoscere e prendere atto delle potenzialità insite nelle nuove tecnologie della dell'informazione e comunicazione e sfruttarne le risorse in funzione di cittadini più informati, responsabili, protagonisti del presente. Questo il nostro orizzonte di riferimento mentre teniamo alta l'attenzione su quanto accade intorno a noi.

Perché le biblioteche, dentro un territorio, se fanno bene il loro mestiere, ne devono documentare l'evoluzione, registrane i processi in atto: sociali, economici, politici civili...e si debbono cimentare nel difficile, ma strategico, ruolo di mediatori di informazione e conoscenza. Queste secondo noi le biblioteche del XXI secolo. E vi possiamo assicurare che cerchiamo di attrezzarci meglio, ogni giorno che passa, per rispondere a tali ambiziosi propositi
Questa la premessa per dire che l'appello delle Biblioteche dei Castelli Romani VILLA LUSI ALLA CULTURA, non nasce a caso, non è un capriccio, una boutade qualsiasi, magari per accendere i riflettori sui nostri servizi, che in verità non raccolgono mai l'attenzione dei grandi media.

La proposta delle biblioteche viene da lontano, da quando nei primi anni 2000, la rete delle biblioteche castellane iniziava a ragionare intorno alla domanda "quale biblioteca per la società della conoscenza?" e ragionando in una sorta di breainstorming collettivo, ci si rendeva conto come la società della conoscenza desse nuovo impulso e arricchisse le funzioni e il ruolo territoriale della biblioteca pubblica.
Abbiamo ritenuto fin da allora che il territorio, oggetto e destinatario dei nostri servizi, assumesse proprio nel mondo globale un nuovo significato. Abbiamo creduto che proprio dalla cultura del territorio, dai suoi capitali materiali e immateriali, dai suoi saperi sedimentati, era possibile attingere per creare valore aggiunto a tutto quanto nella nostra area venisse prodotto e immesso sul mercato. Ci veniva in aiuto in quel momento tutta la vasta letteratura che fioriva sui distretti culturali, sulle ipotesi di uno sviluppo che non consumasse il BENE territorio, ma che vi attingesse, partendo dai suoi beni storici, naturalistici, archeologici fino a quelli enogastronomici, per creare il nuovo, segnato da un brand alimentato di cultura.

Il progetto delle biblioteche dei Castelli Romani già nel 2005 fu al centro di un interessante Convegno romano Il territorio disegna il suo distretto organizzato dalla Provincia di Roma presso l'Auditorium Parco della Musica.
In tale progetto le biblioteche si posizionavano dentro la grande Città dei Castelli ( così ci piacque chiamare la nostra Area di riferimento) come uno dei nodi della rete territoriale, ancora da costruire, che svolgesse un ruolo di facilitatore delle relazioni tra i tanti soggetti che ambivano a fare Sistema. Il Distretto quindi come rete di relazioni, come affermazione di un modello governace che valorizzasse tutte le risorse e tutti i soggetti, in un rapporto nuovo tra pubblico e privato che fosse produttore di nuovo valore, anche economico.
E da allora, il Consorzio SBCR da solo - e poi con il sostegno della sua Fondazione, Fondazione per la Cultura Castelli Romani - ha portato avanti una politica di allargamento del ruolo e della presenza della cultura dentro i Comuni, sia attraverso la crescita dei servizi bibliotecari che in forma sempre più capillare segnano della loro presenza il territorio (biblioteca fuori orario; biblioteca diffusa; biblioteca impresa,) ma soprattutto continuando a lavorare su progetti di promozione e valorizzazione dei beni territoriali, coinvolgendo il più possibile aziende, società, enti, associazioni, singole personalità e talenti, che di questo territorio sono i soggetti portanti, fino alla campagna di fund raising che la FCCR lancerà alla fine di ottobre, perché tutti i cittadini diventino in qualche modo sostenitori attivi dell'idea molto concreta che la Cultura può diventare la materia prima su cui puntare per avviare un nuovo modello di sviluppo (1).
. E per fortuna non siamo né i primi né i soli a dirlo. Recentemente, il 19 febbraio scorso, Il sole 24ore ha sentito l'esigenza di rilanciare il tema caro a tanta letteratura di questi ultimi 10 anni, ovvero riportare al centro dello sviluppo del Paese la Cultura e lo ha fatto invitando la società politica e civile a sottoscrivere il Manifesto per la cultura. Alla fine di giugno a Matera si è svolto il Festival Polo Sud, con la "Cultura" come tema della prima edizione, autorevolmente aperto a Potenza dalla lezione magistrale di Andrea Carandini e conclusosi a Grumento Nova con il dialogo tra Aldo Bonomi e Armando Massarenti intorno alla domanda "La cultura è il nostro futuro?"

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(1) citiamo solo alcuni progetti e attività svolte in tale direzione: Linea di informazione e documentazione territoriale Vivavoce; Sagre&Profane; La Via Francigena del Sud; l'inchiostro dei Castelli; A volume spinto.