Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Beni ambientali

COLLE PARDO: ricchezza di tutti

Tiriamo tutti un sospiro di sollievo... Colle Pardo, pregiata area collinare ubicata nel Comune di Ariccia, al confine con Genzano, dopo essere stata ritirata dall'asta fallimentare, che avrebbe dovuto svolgersi presso il Tribunale di Bari il 16 marzo scorso, è stata definitivamente acquistata dal Comune di Ariccia, al prezzo di 950.000 euro, in virtù di un finanziamento ottenuto dalla Provincia di Roma in tre tranche, per essere restituita, definitivamente, alla pubblica fruizione. L'altopiano verdeggiante, con all'interno un'antica cisterna romana - dalla quale veniva prelevata l'acqua per l'irrigazione degli orti esistenti in Valle Ariccia - è costituito da ben 53 particelle, tutte confinanti tra loro, per una superficie catastale complessiva di 28 ettari. Percorrendo l'Appia Antica, che ancor oggi collega Ariccia con Genzano di Roma, in direzione di Genzano, sulla destra dell'antica consolare, vi sono i terreni che ne formano l'insieme, raggiungibili attraverso strade interpoderali, collegate con la Via Appia Nuova e la Via Vicolo di Colle Pardo. Secondo il vigente Piano Regolatore Generale del Comune di Ariccia, parte delle particelle costituenti l'intero lotto, ricadono: parte in Zona Agropastorale e Boschiva, e parte in Zona a Parco Pubblico Territoriale; altre, sono invece comprese nella Zona RS, con fascia d'inedificabilità per 100 metri lineari su ogni lato della predetta Appia.


Il P.R.G. consente tuttavia, per la Zona agropastorale e boschiva - ai piedi del Colle -, una edificazione residenziale nelle radure libere da vegetazione arborea, a condizione che per la costruzione delle opere accessorie, degli accessi, del parcheggio e delle strade si garantisca la salvaguardia e la valorizzazione del verde esistente e non venga abbattuta la vegetazione esistente.
Mentre, per quanto riguarda la Zona a Parco Pubblico Territoriale - sulla cima di Colle Pardo -, è vietata la costruzione di qualsiasi edificio, tranne quelli da destinare ad alloggio per un custode e/o alla rimessa di attrezzi, nonché per le opere utili alla protezione antincendio e similari. Oltre a questo, l'intera area ricade nella perimetrazione del Parco Regionale dei Castelli Romani; risulta pertanto vincolata sia per il notevole interesse pubblico e paesaggistico, dalla non comune bellezza panoramica che per la presenza di un vincolo idrogeologico. Restano salve le prescrizioni del Piano Territoriale Paesistico. L'area di Colle Pardo è infatti soggetta al disposto di cui alla Legge n. 64/74 - art. 13, in quanto il territorio di tutto il Comune di Ariccia è stato individuato come zona sismica, di seconda categoria "S9". Infine, anche il Piano Territoriale Paesaggistico Regionale classifica Colle Pardo come parte del Sistema del Paesaggio Naturale e Agrario di continuità, disciplinandone le azioni, le trasformazioni e gli obiettivi di tutela. Nel medesimo P.T.P.R., alcune di queste superfici, sono nuovamente individuate sia come: aree di interesse archeologico, che come aree boscate, e in quanto tali, sono classificate come ambiti prioritari per i progetti di conservazione, il recupero, la riqualificazione, la gestione e la valorizzazione del paesaggio regionale. Le superfici rimanenti, sul versante Appia Nuova, sino alla sommità del Colle, fanno parte del Sistema Agrario a carattere permanente. Di queste: una parte (quella più in alto) è classificata nei Beni del Patrimonio naturale (pascoli, rocce, aree nude); una piccola parte (verso l'Appia Antica) è individuata come Tessuto urbano (!?) e la restante parte (fascia di Colle Pardo sul versante destro) è individuata - sia in riferimento alla Formae Italiae, redatta dall'Unione Nazionale Istituto di Topografia Antica dell'Università di Roma che alla Carta Archeologica, dell'insigne Prof. Giuseppe Lugli - come sistema dell'insediamento archeologico, con fascia di rispetto di 50 mt. Orbene, a difesa di Colle Pardo, con lo scopo immediato di fare acquisire a patrimonio pubblico questo luogo - senza ombra di dubbio, tra i più belli e rappresentativi dei Colli Albani -, veniva costituita nell'autunno scorso l'Associazione Colle Pardo onlus, il cui motto era, appunto: "acquistiamolo insieme per salvarlo". L'idea era (ed è) quella di ricavarne un parco attrezzato per scopi scientifici, didattici, turistici e ludici, attraverso un modello gestionale adatto ad assicurarne anche un ritorno economico (almeno sufficiente a coprire le spese vive per il suo mantenimento).
Altre ragioni, che spingevano duecentotrenta iscritti e trecentocinquanta firmatari a mobilitarsi, nonché le amministrazioni dei Comuni di Ariccia, Genzano e Lanuvio e Nemi a condividere con l'Associazione questa battaglia, erano (e sono) quelle del cuore. Su Colle Pardo, le emozioni assumono la forma di una topografia mobile. Salire sul Colle rappresenta, infatti, un'immersione nella psicogeografia personale e tuttavia, anche sociale, storica e geomorfologia dei Colli Albani. Questo sacro brano di paesaggio, ancor oggi non contaminato dall'utilità della fruizione o, peggio ancora, dalle speculazioni moderne, seduce e conquista tutt'oggi, già rimirandolo in lontananza. "Ciuffo di pini su una verde foglia, morbida mano tesa: è fragile e tenace la memoria del colle..." come l'ha suggestivamente descritto il poeta locale Domenico Gilio, presidente dell'Associazione. Comprendiamo, allora, che la percezione di questo luogo speciale, spazio vissuto e vivo, avviene con uno scambio di energia meccanica e di informazioni tra il nostro corpo e l'ambiente che lo circonda. L'ascendere al Colle ci rimanda a quel che siamo stati e ai riti arcaici dell'adorazione per nostra madre terra, gravida, laddove, anche il nome di "Parto" (in dialetto veniva denominato Monteparto), rievoca antiche credenze. In questo luogo, l'antico otium, quale concetto filosofico e forma raffinata di piacere, ha contribuito a modellare il paesaggio che, più tardi, si sarebbe offerto ai viaggiatori. Un belvedere per i privilegiati del Grand Tour, che da quell'osservatorio si affacciavano spaziando sul panorama, tradotto in vedute pittoriche, prese "en plein air" o "a volo d'uccello", che oggi riempiono i musei di tutto il mondo. Un "luogo-culla", quale forma collettiva del dolce far niente, di rilassamento benefico, capace di lasciare libera la mente, consentendo ai pensieri di divagare. Questo brano di paesaggio rappresenta, per molti versi, la traccia dei ricordi e delle fantasie di coloro che vi sono passati e che, ancor oggi, trattiene quel che gli è stato ceduto ad ogni passaggio, emozioni incluse. Come un "tour panoramico dell'intimità", dove scavo geologico, archeologico e archivistico s'incrociano e si fondono in un unico, irripetibile luogo, che accomuna due città: Genzano ed Ariccia, in un ideale abbraccio con la loro antica storia. A testimonianza di ciò, Oreste Raggi, nel suo "I Colli Albani e Tuscolani" del 1879, così si esprimeva: "...un altro bel punto è il così detto Colle Pardo, che innanzi di entrare nelle olmate si eleva a destra di chi venga da Albano. Oh! Sarebbe bello, là sopra, un casino donde si godrebbero tante e così vaghe viste! E difatti un casino vi edificarono i signori Jacobini (oggi ridotto a pietoso cumulo di macerie) e chiamarono il luogo Belvedere". Ancor oggi, dalla sommità di Colle Pardo, corpo e mente vagano in libertà e le passeggiate nella natura, la contemplazione del paesaggio ristoratore, le conversazioni che ne seguono, danno vita a traiettorie intellettuali, in una - ancora possibile - ricercata arte del vivere quotidiano. Se è vero che la Costituzione della Repubblica Italiana, all'articolo 9, recita: "La Repubblica... tutela il paesaggio e il patrimonio storico artistico della Nazione", si è creduto che contestualmente al 150° dall'Unità d'Italia - con meno fanfare e maggiore concretezza - sarebbe stato doveroso aumentare l'attenzione e il rispetto per il paesaggio italiano, che da nord a sud, resta il simbolo tangibile della nostra appartenenza alla patria. E perciò, con l'acquisto di Colle Pardo in favore d'un uso pubblico, i Castelli Romani - in controtendenza rispetto al consueto laissez-faire - sono riusciti a non lasciarsi sfuggire l'occasione irripetibile di concorrere, finalmente insieme, alla difesa e alla tutela del nostro prezioso territorio, in passato e anche oggi, preso di mira dai soliti predoni.
Una buona notizia che fa tanto bene al morale, di chi si vuole impegnare.

Per la rubrica Beni ambientali - Numero 101 maggio 2011