RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Musica

Il pianoforte racconta i Castelli Romani

“Vox humana”

Robert Schumann, musicista, letterato, critico, esteta germanico, di cui lo scorso anno è stato diffusamente celebrato il bicentenario della nascita, scriveva nel 1843 (o poco dopo) in Musikalische Haus- und Lebensregeln (Regole musicali per la casa e per la vita):
"Bemühe dich, und wenn du auch nur wenig Stimme hast, ohne Hilfe des Instrumentes vom Blatt zu singen; die Schärfe deine Gehörs wird dadurch immer zunehmen. Hast du aber eine klangvolle Stimme, so säume keinen Augenblick sie auszubilden, betrachte sie als das schönste Geschenck, das dir der Himmel verliehen."
["Sforzati, anche se non hai molta voce, di cantare leggendo a prima vista, senza l' aiuto dello strumento; così la precisione del tuo orecchio diventerà sempre maggiore. Ma se hai una bella voce sonora, non perdere un solo momento e coltivala, considerandola il più bel dono che il cielo ti ha dato."] (Traduzione di Fleur Jaeggy.)
William Gardiner, musicista, teorico e saggista inglese in The Music of Nature, corposo trattato scritto nel 1832-33 ed invero pressoché sconosciuto, tranne che a pochi studiosi e ad agli antiquari di musica e musicologia, vuol dimostrare con ricercati e doviziosi esempi che la musicale applicatio dell' uomo nella composizione altro non tende che ad imitare quanto si ode in natura!
Accostando le due dimostrazioni suesposte in sillogismo può quindi risultare che, se vogliamo testimoniare, riportare e riprodurre la vox humana attraverso un altro canale di produzione sonora, come il pianoforte, esso cimento porterà una complessa gestazione verso la risultante più complessa e più stupefacente della natura: la vox humana, assai e ben difficile da superare come emissione. In altre parole, se la musica humana non fa altro che riproporre proprio modo il mondo naturale dei suoni e se la voce umana è uno dei fenomeni più complessi ed evoluti dalla natura stessa, ebbene, riprodurre con altro sonoro istrumento il fenomeno sonoro più complesso ed evoluto della natura può esser il maximum del cimento e della maestrìa compositiva. Il pianoforte si è accinto a ciò e lo dimostrano anche quei brani che riferiscono quanto di vocale si udiva per le vie, le strade e le piazze, per le campagne, per i colli e per i monti dei Romani Castelli. Attenzione: "far cantare il pianoforte" e "riferire o riproporre la vox humana in canto al pianoforte" sembrano la stessa cosa poiché in alcuni casi può coincidere, ma non lo è.
A voce sola si intonavano le antiche arie, le ninne-nanne e gli stornelli, questi ultimi di varia occasione e di vario argomento, che potevano anche esser a dispetto, ovvero alternandosi i singoli esecutori a «botta e risposta». In una società feudale ad economia agricola latifondiaria come era quella dello Stato della Chiesa, a cui l' area dei Castelli Romani era «per definizione» soggetta, lo stornello a dispetto era realmente la via espressiva più inattaccabile dalle reprimende e dalla censura, perché scorreva nell' orale svolgersi, perché metaforizzava in versi il contenuto e perché scandiva la giornata lavorativa spandendosi nell' aere: quindi, a volte, un vero e proprio canale di protesta personale e sociale.
Questo raro repertorio pianistico referente la vita nei Castelli Romani ci ha fatto riscoprire proprio un' aria, una ninna-nanna ed un probabile stornello monodici, in questo caso senza i versi poetici, tramandati nella scrittura musicale solo nella melodia e nel ritmo, articolati nei tipicissimi intervalli di struttura modale.
Giacomo Rinaldini scrive e stampa per la casa editrice fiorentina Genesio Venturini intorno agli ultimi anni del secolo XIX Souvenir de Frascati Capriccio per pianoforte Op.3, che altro non è se non una malinconica aria popolare che il compositore armonizza, articolandola con introduzione, tema e ripetizione abbellita; segue un secondo tema "Più vivace" e robusto e poi un altro in pianissimo tremolando per poi rafforzarsi sempre di più ... si riodono accenni della prima, malinconica aria; riecco subito il tema "Più vivace"; una «cinguettante» coda musicale condurrà tutto alle minime percezioni di intensità sonora e poi ... botto finale in "FF" ("Fortissimo"). Le temporali dimensioni di uno struggente brano per pianoforte.
Gino Poggiali compone e fa stampare per G.Ricordi & C. in Milano Quattro impressioni per pianoforte nel 1922: la prima è Campagna Romana, ancor più triste ma auto-cullante canto armonizzato, scorrente su ravvicinati intervalli cromatici (di semitono); la avvolta melodia, alla parte più acuta, è costantemente sostenuta da accordi ravvicinati nella stessa fascia sonora, ma non vuol essere canto a tre voci, bensì ardito ed efficace impasto sonoro; tutto il brano, di tre pagine, viene emanato da un costante bicordo (due suoni contemporanei) in intervallo di quinta vuota fa#1-do#2 a mo' di zampogna dal fluttuante suono. Per mesi, avendolo rinvenuto nella primavera del 2009, mi sono chiesto a che forma e popolare e pianistica potesse appartenere e ... in sostanza qual canto fosse realmente: ebbene, il fortunoso lampo mi arrivò quando, in quella piazzetta con monumentale, storica fontana, retrostante Palazzo Ferrajoli ad Albano, poco prima delle ore 9 della mattina di un ancor solatìo giorno settembrino dello stesso anno, una non giovane madre cullava l' infante di pochi mesi proprio con gli incisi di questa melodia: era quindi una tradizionale ninna-nanna!
Marcel Louis Auguste Samuel-Rousseau, compositore francese vincitore di Prix de Rome nel 1905, in Promenades dans Rome divertissement chorégraphique, scritto per le due edizioni, a pianoforte solo e per orchestra, nel 1935 (opus che abbiamo già citato per la copiosità di riferimenti musicali e coreutica dai Castelli Romani nei NN.95, 97 di VIVAVOCE, ovvero i numeri di ottobre e dicembre 2010, rispettivamente per gli scritti di questa serie dedicata ai Castelli, il primo su Musiche a danza e balli, il secondo su Feste) fa ascoltare all'inizio del IIIme Tableau, dal silenzio della seguente scena

La campagne romaine la nuit. Grande étendue ténebreuse. Un pin d' Italie.
Fragment d' acqueduc au pied duquel on devine un group de femmes étendues.

una melodia in assolo, che esser potrebbe uno stornello. Curiosità sia che l' autore, pur inserendo nel corso del divertissement l' intervento della "vox humana" femminile per cinque volte come parte obbligata pur nella versione per pianoforte, quattro volte con melodico grido e una quinta con versi e motivi di una canzone toscana, affidabile anche ad una acuta voce maschile, vuole per questo misterioso stornello solo il discenderne dei suoni, senza parole.
Alcuni dei canti tradizionali nei Castelli Romani si intonavano a due voci concomitanti, procedendo in raddoppio ad un certo intervallo di distanza: per terze, per quarte, per ottave, ma anche per altri intervalli contemporanei dissonanti!
Così ci riporta Jeanne Leleu, pianista e compositrice francese (vincitrice di Prix de Rome nel 1923) in Carretto Romano da En Italie dix pièces pour piano (1928) per il canto dei carrettieri a vino, come abbiamo esposto ed illustrato nel N.98 di VIVAVOCE, febbraio 2011, dedicato ai Rumori, suoni e canti di lavoro. E pure in un altro autentico avvenimento cantato, da lei ascoltato, come riporteremo fra poco.
Intanto, Nino Medin, nato a Split nel 1904, compositore e direttore d' orchestra, giunto a Roma per gli studi presso il Conservatorio di Musica "S. Cecilia" e poi ivi stabilitosi come professione musicale fondando nel 1931 l' Orchestra Romana da Camera, che diresse fino al 1937, rimane affascinato dalla diversa civiltà bucolica dei dintorni di Roma e scrive Campagna Romana per Pianoforte solo nel 1933 ricordardoci 4 scorci di vita: 1.Canzone mattutina, 2.Stornello, 3.Saltarello e 4. Al crepuscolo, quasi a scandire gli avvenimenti di una giornata agro-bosco-pastorale in loco. (Da quanto mi risulta questa preziosa raccolta non fu mai stampata poiché la conservo in una delle rarissime copie cianografiche EJM, acquistata dalla messa in vendita di parte della biblioteca musicale di Gianandrea Gavazzeni dopo la sua scomparsa.) Lo Stornello, a differenza degli esempi qui riportati precedentemente, si presenta con melodia tipicamente abbellita da suoni di passaggio, pure con un controcanto accennato, che, dallo stile, non sembra assolutamente una riempitiva imitazione di «buona» scuola compositiva. C' è da riconoscere che in questo brano il compositore cerca di compiere quell' arco che va dalla trascrizione originale dello stornello alla scrittura aggiornata, di avanguardia, ricavandola dai suoi stessi elementi primigeni.
Alcuni canti, anche nei Castelli Romani, venivano sorretti, accompagnati o condotti come parte concomitante, dalle corrispondenti musiche strumentali (non vocali).
Lo abbiamo già visto nel N.97 di VIVAVOCE, dicembre 2010, nello scritto della serie dedicato alle Feste. Vincent d' Indy scrive l' Aubade devant la Madone des Tre Capannelle (Campagne romaine) in Sept Chants de Terroir pour PIANO à 4 mains: tal canto dell' alba o canto del mattino altro non è che il Tu scendi dalle stelle che si intona per la Novena e per le feste di Natale, Capodanno ed Epifania, sorretto armonicamente e contrappuntato con incisi melodici dalla polifonica zampogna.
Infatti, anche Canzone mattutina di Medin, nella consecutio pianistica appena presentata qui sopra, oltre ad ampliarsi in tratti melodici in controcanto, ha gravitazioni intorno a bicordi gravi di quinte vuote, così come potrebbero effettivamente emetterli, insieme agli altri suoni caratteristici, una zampogna. Anche in questo brano l' autore non tralascia la possibilità di esprimere l' originario tradizionale con le potenzialità in esso stesso contenute, che, corredate da secoli di «invenzioni» compositive, ne fanno un segnante documento sonoro.
Eppoi, tornando alla premiata Jeanne Leleu, attenta «tourista» per i dintorni viari di Roma, la sensibile compositrice francese inserisce anche uno stupefacente Dans la campagne romaine quale terzo di Un peu de tout cinq pièces faciles pour piano (Alphonse Leduc, Paris 1929), brano che si svolge su un ipnotico accordo arpeggiato (chitarristico) sempre uguale, per tutto il tempo, sul quale si innalza un' antica aria "bien sonore", poi procedente con un' altra in controcanto: ostinato accordo non consonante alla chitarra e voce spiegata sopra, vera espressione di antica estasi bosco-pastorale! E per recepire suoni e senzazioni fisio-psichici tramandati e riprodotti, val la pena di sdraiarsi all' ombra in un' assolata giornata della prima estate ai Castelli, in luogo dove unica altra presenza sonora possa essere il canto di una cicala!!
Poche decine di chilometri separano l' habitat e gli esseri viventi, compresi humani, nei Castelli Romani dall' urbs Roma, eppure così diversi vengono all' ascolto percepiti, ancor oggi, questi documentati avvenimenti musicali, queste espressioni da terre ed acque vulcaniche esalate dalle consimili forme a canto che caratterizzavano la civiltà metropolitana entro le mura! Se qui avessi lo spazio per confrontarli con gli omologhi «suoni di viaggio» tramandati dalla vita quotidiana in Roma, magari dagli stessi musicisti viaggiatori, si potrebbe già scorgere in quelle note segnate su pentagramma una differenza; se si eseguissero i ricordi musicali di viaggio dalla Roma urbana e quelli dalla campagna romana (e dei Castelli Romani) a confronto, evidenti all' ascolto risulterebbero la contingente ricercatezza dei primi e la «fascinosa» noncuranza dei secondi. Però e comunque, oggi dette espressioni musicali, poetico-musicali, choreico-musicali non sgorgano più spontaneamente, per assimilata e condivisa esigenza artistico-culturale di chi i Castelli Romani respira e vive ........ (e neanche in Roma invero, salvo eccezioni che la regola confermano) ........ lasciando agli intraprendenti tasti, martelli e corde del dotato pianoforte la possibilità e la speranza di farli rivivere più e più volte, fino a farli ri-suonare da soli, così come nacquero e proseguirono eppur sempre mutando, anche impercettibilmente, nel continuo scorrer dell' anno e delle stagioni in quella quotidiana vita in osmosi con la natura, a dimensione propria ed unica dei Castelli Romani.

Roma, addì 12 marzo dell' anno MMXI

Per la rubrica Musica - Numero 100 aprile 2011