Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Cibo per la mente

I volti di Marco Onofrio

Scrittore, saggista e direttore editoriale, Marco Onofrio, classe 1971, figlio adottivo dei Castelli Romani dal 1988 (attualmente vive a Marino), a giorni presenterà il suo quindicesimo libro: Nello specchio del racconto. L'opera narrativa di Antonio Debenedetti. Un saggio che in qualche modo, insieme ai precedenti Ungaretti e Roma e Dentro del cielo stellare. La poesia orfica di Dino Campana, va a comporre una triade di critica letteraria di qualità, nello scenario dei grandi autori contemporanei. Ancora una volta - ma in questo caso con un confronto diretto (Debenedetti è ancora in vita) - Marco Onofrio dà prova della sua capacità di analizzare, scandagliare e giungere fino all'anima dell'autore, con il quale entra profondamente in contatto, quasi ad instaurare un rapporto soprannaturale. Antonio Debenedetti, maestro riconosciuto del racconto italiano contemporaneo, in questa monografia, scritta con impeto e grande coinvolgimento, viene esaminato per la prima volta nel complesso delle sue molteplici sfaccettature. Attraverso un'analisi profonda dei temi e dei personaggi, e tenendo conto dei presupposti e degli sviluppi della sua poetica, Onofrio ci restituisce un Debenedetti inedito, denso di sensazioni, immagini, sentimenti, in un'alternanza di concretezza e fantasia, di tradizione remota e spunti dal nuovo secolo, proponendoci al contempo una selezione antologica delle sue opere che vuol essere "invito alla lettura" capace di emozionare. Ma qual è la spinta che induce Onofrio ad interessarsi di un autore piuttosto che di un altro? Sicuramente lo slancio personale verso il personaggio, ma anche, e soprattutto, la volontà di fornire elementi nuovi che contribuiscano ad una più ampia e completa conoscenza dell'autore attraverso una lettura critica e profonda dell'uomo, della sua vita e delle sue opere. Con questo approccio ha, per esempio, curato, assemblato e prefato l'antologia delle poesie di Aldo Onorati (Il mistero e la clessidra), grazie a cui lo stesso Onorati ha riscoperto sotto nuova luce il proprio percorso lirico. Onofrio si avvicina all'autore che ha scelto partendo dalla semplice ricerca bibliografica, e poi, via via, lo fa "suo" attraverso lo studio serrato e intenso dei testi, con cui entra in dialogo utilizzando strumenti critici e processi intuitivi, quasi di serendipity. Accade così un fenomeno strano e misterioso, che ogni ricercatore conosce: «è il libro stesso che ti chiama», dice Onofrio «e intimamente sai, senti, che lì troverai qualcosa di importante da sviluppare e da approfondire».
Tutto questo, oltre che nel capolavoro dedicato a Dino Campana, emerge in modo chiaro in Ungaretti e Roma. Un'opera che, fra l'altro, affronta per la prima volta con serenità il tema del rapporto di Ungaretti con Mussolini, un rapporto che secondo Onofrio non nasce da una profonda convinzione ideologica, ma, piuttosto, da motivazioni opportunistiche: Ungaretti non viveva periodi economicamente felici ed essendo amico personale del duce vedeva in lui una via per avere successo o, quanto meno, riuscire a sopravvivere. La sua vicinanza alla dittatura fascista è, dunque, frutto di una contingenza, più che di un credo.
Ma Onofrio è anche poeta e narratore. Scrive già ai tempi del Liceo, e da lì la sua spinta creativa prenderà il via senza arrestarsi. Passando dal romanzo al racconto, dalla lirica al teatro al poemetto drammaturgico, egli darà prova delle sue capacità, conseguendo anche diversi premi letterari tra cui il Montale nel 1996 e il Carver nel 2009. Qualcosa di metafisico sembra ispirare la sua mano; egli afferma che scrive l'opera quando questa "chiede" di essere portata alla luce: non prima che l'opera stessa si imponga come ineludibile necessità. In qualche modo l'opera è già presente dentro di lui come potenzialità, come materia prima grezza che poi, attraverso un processo di fermentazione e decantazione, tenuto vivo magari per anni e affidato a stesure successive, inizia a prendere forma lentamente, come una scultura che da un blocco ruvido emerge levigata e sinuosa, pronta per essere ammirata. Anche le tematiche presentano spunti di riflessione ultraterreni, sia pur rimanendo in una dimensione reale: ecco allora ricorrere la presenza del cielo (Interno cielo, Squarci d'eliso) e del vuoto, del mistero, dell'invisibile (D'istruzioni, È giorno, La presenza di Giano); ma c'è anche la concretezza umana del confine e del gradino (il salto/la discesa) e l'analisi rigorosa e spietata del soggetto (Autologia), e la grottesca rappresentazione dei conflitti familiari archetipici (La dominante), e la delicata, struggente sinfonia del sentimento d'amore (Antebe. Romanzo d'amore in versi), e il surrealismo fantastico e vertiginoso dei racconti (Eccedenze, La lampada interiore). Alcune sue opere sono anche state messe in scena, con successo di pubblico e critica: come il vibrante Emporium. Poemetto di civile indignazione, rappresentato recentemente al SeminTeatro di Roma. Ciò che infine incuriosisce dell'autore è che della sua passione letteraria ha fatto un'attività professionale. Egli, infatti, è direttore editoriale della casa editrice Edilazio, nonché vulcanico animatore di EdiLet, il settore letterario della Edilazio, che prende vita nel 2007 proprio grazie a Marco Onofrio e che, in 40 mesi, ha già pubblicato autori di prestigio (a parte il classico Tutti i sonetti di Shakespeare, tradotti da Raffaello Utzeri) come Roberto Piumini, Giorgio Bàrberi Squarotti, Andrea Di Consoli, Aldo Onorati e Dante Maffìa.
Scrittore-editore: sembrerebbe quasi una contraddizione. Rimane difficile pensare che nella scelta dei libri degli altri egli non sia influenzato dal suo gusto personale, e riesca a mantenersi imparziale nel giudizio. Eppure è proprio così. Lo stesso Onofrio dice di affidarsi anzitutto alla sua preparazione critica (è laureato in Lettere) e all'esperienza maturata in campo editoriale, dove opera da quasi dieci anni, ma anche a una certa dose di intuizione "rabdomantica", che gli permettono di leggere il dattiloscritto attraverso criteri che guardano al bagaglio culturale dell'autore, alla buona scrittura, alla gradevolezza della lettura: pure, talvolta, al di là delle proprie naturali preferenze. Il suo rapporto con i testi inediti, pur quando rifiutati, è sempre costruttivo, e diventa fonte di arricchimento della sua stessa linfa creatrice. Certo, il lavoro di selezione non è semplice, ma anche in questo egli mette passione e impegno, soprattutto perché la EdiLet punta sui nuovi talenti, sui giovani, tra i quali molti originari proprio dei Castelli Romani (come Roberto Pallocca, Silvia Santirosi, Giusy Dottini, Maria Laura Gargiulo). Una selezione di qualità, che risponde a un'ottica di diffusione della cultura, quella vera, a scapito, spesso, del mero profitto economico, con l'obiettivo di mantenere vivo un dibattito culturale che, viceversa, troppo spesso scade in qualunquismo e ricerca superficiale di visibilità fine a se stessa. Non siamo tutti scrittori!

________

Marco Onofrio
Nello specchio del racconto.
L'opera narrativa di Antonio Debenedetti
Edilet 2010

Per la rubrica Cibo per la mente - Numero 98 febbraio 2011