Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Cibo per la mente

Certamente Barney Panofsky avrebbe da ridire

A raccontare uno dei suoi incontri con Duddy Kravitz è Barney Panofsky.
Avevo incontrato Duddy Kravitz in una galleria della cinquantasettesima, a New York. Duddy, che in quel momento stava arredando la sua villa a Westmount, indicò tre quadri che lo interessavano, poi andò a sedersi vicino al proprietario, una specie di ermafrodito che stava iperventilando. "Se glieli prendo tutti e tre quanto mi costa?" chiese. "Diciamo trentacinquemila" Duddy mi fece l'occhiolino, si tolse il rolex, lo posò sul ripiano di cuoio lavorato della scrivania e disse: "sono pronto a firmarle subito un assegno di venticinquemila, ma l'offerta è valida solo per tre minuti" "Cos'è, uno scherzo?" "Due minuti e quarantacinque secondi" Dopo una pausa estenuante, il proprietario disse: "Posso arrivare a trentamila". A un minuto dalla scadenza Duddy chiuse a venticinquemila, dopodichè mi invitò a casa sua a festeggiare.
Successivamente Barney decide di comprare un visone alla sua terza moglie, Miriam.
Quanto vuole per quella shmate*?" "Quarantacinquemila. Se paga in contanti niente tasse.Mi ero tolto l'orologio e l'avevo posato sul bancone. "Posso arrivare a trantacinquemila, ma l'offerta vale solo per tre minuti." Eravamo rimasti lì a guardarci negli occhi, e allo scadere dei tre minuti il pellicciaio mi aveva detto: "Non si dimentichi l'orologio. "Va bene, va bene, la prendo".
Barney Panofsky è davvero un bel tipo. Uno di quelli che, se vi capitasse di incontrare ad una festa o ad una cena, probabilmente trovereste insopportabile. E lui ne sarebbe fiero.
Come disse una volta Himie Mintzbaum uscendo da una seduta con non so più quale dei suoi strizzacervelli: "E' un meccanismo difensivo, sai. Tu sei sicuro che uno che non ti ha mai visto ti considererebbe un pezzo di merda, e quindi cerchi di anticiparlo. Rilassati, ragazzino. Quando ti conosceranno meglio capiranno che avevano ragione: sei proprio un pezzo di merda."
Barney e Duddy fanno parte della comunità ebraica di Montreal e soprattutto entrambi sono creazioni dello scrittore canadese Mordecai Richler. L'apprendistato di Duddy Kravitz, pubblicato nel 1959 quando l'autore aveva 28 anni, fu edito in Italia solo quarantesette anni dopo, in seguito al successo di La versione di Barney (dal quale sono tratte le citazioni).
È stato elaborato un adattamento cinematografico da La versione di Barney, presentato al recente Festival del Cinema di Venezia. Soldi ad ogni costo (1974) è invece il titolo italiano della trasposizione cinematografica di L'Apprenistato di Duddy Kravitz, vincitore dell'orso d'oro a Berlino.
Barney Panofsky ha trascorso in gioventù diversi anni a Parigi, frequentando una cerchia di aspiranti pittrici e scrittori - erano gli anni '50. Poi è tornato a Montreal, sua città natale, dove è finito a lavorare nella televisione, creando la Totally Unnecessary Production (Produzioni Totalmente Non Necessarie). Ha viaggiato molto e riesce a disegnare con ironia i valori di culture diverse, i loro aspetti ridondanti che le chiudono entro un circuito patetico e inesorabile. Tanto gli appartenenti ad una cultura sono preoccupati di quei valori e segni - vissuti come necessari - tanto questi paiono vacui a chi non li condivide, fino a mostrarsi ridicoli. Nel libro seguiamo le sue descrizioni, incontriando la Parigi degli artisti degli anni '50, la società canadese e americana tra gli anni '60 e '90, la comunità ebraica di Montreal. Con ironia l'autore dipinge la cultura dei giovani di sinistra che idolatrano opere della beat generation e delle femministe nordamericane che inseguono il potere, l'apparenza aristocratica di alcuni ricchi della comunità ebraica canadese, il caotico e superficiale mondo delle produzioni televisive.
In un'intervista del 2001 realizzata da Fahrenheit, programma di Radio Tre, Mordecai definisce Barney molto critico nei confronti di se stesso, uno che si sente in colpa e inadeguato come si sente la maggior parte delle brave persone. Lo descrive poi come un uomo rude, villano, molto colto; crede che come personaggio possa essere amato. In effetti a Barney Panofsky ci si affeziona subito. È uno che sbaglia, è possessivo, sagace, sarcastico, egocentrico, vittima delle sue gelosie e irriverenze. Eppure la sua umanità ce lo rende così reale da averne nostalgia, come avviene in letteratura in certi casi speciali. E quando lo dobbiamo abbandonare - mettendo da parte il libro - vorremmo avere l'occasione di bere insieme a lui da Dink's, seduti al bancone, magari in attesa del suo amico e avvocato, Hugs Mac-Noughton.
Duddy Kravitz è un personaggio diverso. Suo nonno gli diceva: "un uomo senza terra non è nessuno". Così sin dall'adolescenza, la sua fatica e disperazione concorrono alla realizzazione del sogno:/ acquistare un vasto terreno intorno ad un lago (quasi un mondo a sè stante) per farvi un campeggio e un parco giochi. Duddy è uno che raggiunge i suoi scopi. A lui ci si affeziona meno velocemente di quanto accada con Barney, perchè Duddy è più distaccato: le cose materiali per lui hanno un valore preciso e, se gli altri non concordano sul valore da lui attribuitogli, è disposto a perderle - fatta eccezione per il terreno intorno al lago, per avere il quale fronteggerà anche un noto mafioso. Barney invece è uno che si barcamena. Ha fatto molti soldi lavorando per la TV, ma quell'ambiente lo detesta. Vi rimane soprattutto per garantire un futuro ai figli. Quando va a comprare la pelliccia, nell'episodio citato, lo fa per la moglie, per se stesso, per le mancanze che sente di averle fatto vivere. Per questo, in fondo, è disposto a pagare qualsiasi prezzo per quell'oggetto che non vuole perdere, che rappresenta gli affetti cui tiene e la possibilità magica di riparare agli errori fatti.
In Italia La versione di Barney ha avuto un successo inaspettato; è possibile che il protagonista risuoni particolarmente entro l'animo culturale italiano. La versione di Barney e L' Apprendistato di Dubby Kravitz, narrando di personaggi diversi e dei lori mondi, ben rappresentano la magistrale bravura dello scrittore e la sua ricca umanità. Mordecai Richler è autore di epiche personali, abile nell'afferrare in modo poetico e autentico ambizioni giovanili e fallimenti affettivi di una vita intera. La grandezza di La versione di Barney sta anche nell'esuberante e profonda capacità dello scrittore di muoversi tra le maglie della coscienza di un uomo anziano che ripercorre tutta la sua vita ricordando, facendoci sapere come le cose sono andate a finire - o più spesso come lui ha permesso che andassero. Trascinati dalla scorrevolezza e dall'ironia della narrazione, riviviamo le realtà d'un tempo nel loro essere eterno presente entro una singola coscienza, che ci appare un oceano in continuo movimento, pieno di misteri, bizzarrie e potenziali scoperte faraoniche. La memoria - unico luogo dove ciò che è finito può rivivere senza differenza rispetto a ciò che è reale e presente - ci mostra allora le sue magie, tra virtù e colpi bassi. Con partecipazione seguiamo le sbandate di Barney fatte di errori, intemperanze e battute sarcastiche, le sue prove d'amore terribili, inette e ridicole o profondamente nascoste; con crescente affetto camminiamo tra i labirinti con porte scorrevoli dei suoi ricordi, illuminati dal punto di vista del Barney sessantottenne.
E Barney contiene tutto, torna indietro, ci ripensa, si sofferma, fa dei salti in avanti e poi si scorda, ancora fa dei salti indietro, facendoci navigare nel mondo della sua intera vita che abita la sua coscienza, accogliendoci in quel gioco che la memoria e l'identità possono creare in una persona vitale rimasta sola.
Barney avrebbe certo da ridire su questa presentazione, ed è anche questo che ci piace di lui. Il gusto per la polemica e la genialità con cui sa ribattere, ma anche l'affetto profondo che lo lega agli altri, stranamente mai intaccato nel profondo dai contrasti e dalle belligeranze discorsive - alle quali pure tiene moltissimo.

* Shmate: in yiddish "straccio".

Per la rubrica Cibo per la mente - Numero 97 dicembre 2010