Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Storia locale

Ellis e Sidney …

Il viaggio d’amore nei sentieri e nei luoghi dei Castelli Romani

L'Italia era una tappa indispensabile per i viaggi di formazione cui tutti i letterati europei si dedicarono tra il XVIII e XIX secolo. Si viaggiava per completare le conoscenze acquisite sui libri e per perfezionare un percorso interiore nel confronto con altre culture nazionali. All' inizio dell'Ottocento allontanarsi dalla propria patria per molti mesi, a volte per anni, per visitare luoghi mitici descritti in tanti racconti e trattati, significava mettere alla prova la propria identità, verificare i valori su cui essa si fondava per sceglierla come la migliore tra quelle possibili. Si percorreva l'Italia come un luogo letterario e una terra filosofica contenitrice di evocazioni e di stimoli. Come la maggior parte dei viaggiatori di quegli anni anche le donne furono in un primo momento più interessate alle tracce storiche del passato glorioso dell'Italia che ai suoi abitanti, perché ancora legate allo stereotipo che vedeva l'Italia come una terra ricca di tesori artistici, ma abitata da selvaggi. Prendendo in parte le distanze dalla moda neoclassica e dai suoi modelli di visione dell'antico, le donne con la concretezza che le contraddistingue in ogni tempo, una volta arrivate a Roma si domandavano da che cosa nascesse l'attrazione degli intellettuali europei per un Paese tanto arretrato: "Non so in che cosa consista il piacere dell'Italia. È un'alleanza più intima con la natura...L'Italia possiede un fascino che bisogna penetrare. Va di moda amarla, ma non so per quale motivo, dato che questo sentimento non è alla portata del volgare"(1).Questo tipico fascino che le viaggiatrici intellettuali coglievano in una città come Roma era dovuto alla convergenza di due immagini opposte e contrapposte: la morte di una civiltà e la vita che si muoveva, noncurante, tre le rovine. Mettendo in evidenza il contrasto tra antico e moderno, le donne si distaccavano dalla concezione settecentesca del viaggio in Italia inteso come un Grand Tour nella classicità e iniziavano a concepire il viaggio come strumento di conoscenza dei popoli e delle tradizioni del presente.
Malgrado la presenza di banditi alle porte di Roma, a differenza delle altre donne che viaggiavano in Italia, quelle che arrivavano nella città eterna per stabilirvisi o per trascorrervi un periodo di tempo più o meno lungo, non erano spinte soltanto dal piacere, ma soprattutto da un desiderio di crescita personale e i loro libri di viaggio erano una sorta di "romanzo di formazione" o entwicklungsroman (2). In quel periodo, a Roma e nei dintorni le donne celebri si incrociavano, si conoscevano e si riconoscevano.
Le letterate che da questa visita trassero ispirazione per scrivere un resoconto di viaggio, erano accomunate dal desiderio di veder riemergere la città dalle nebbie dell'inconsistenza: le loro argomentazioni erano quasi esclusivamente politiche, le loro osservazioni miravano a scuotere le coscienze ed a cambiare uno status degradato di una città che era stata il centro della cultura e che aveva dominato il mondo, ciascuna di loro assecondando decisamente la propria personalità. In ogni caso il viaggio a Roma e nei dintorni rappresentò per alcune di loro un momento di riflessione che segnò profondamente la loro attività letteraria ed il loro impegno politico e sociale La studiosa di storia delle donne Angela Bianchini su questo aspetto sostiene: «Se è vero che le rotte del coraggio, delle battaglie [...] sono parallele, sono simili, altrettanto chiaro è che ognuna di queste donne le vive a modo suo e personale, pur cimentandosi negli stessi luoghi, in occupazioni consimili... Ognuna di esse si inventa un proprio viaggio, e lo vive come si vivevano i lunghi e protratti viaggi nell'Ottocento: lunghe attese, lunghi epistolari, fatica, malattie che, tuttavia, rendono il viaggio unico» (3).
Dunque Roma, nonostante il degrado, era considerata unica e per lei tutte queste donne vollero impegnarsi, spendere amore, entusiasmo ed energie. I dintorni della città e la sua campagna, in particolare i luoghi dei Castelli Romani, facevano parte di questo entusiasmo e di questo amore tanto da essere visitati, osservati, scoperti, studiati ed ammirati anche, tra le tante, da due intraprendenti donne letterate Ellis Cornelia Knight e Sidney Owenson.
La pittrice Angelica Kauffman, animatrice della vita culturale e artistica romana negli anni tra la fine del settecento e inizi ottocento(4), nel 1796 dipinse il ritratto di una giovane intellettuale inglese arrivata da poco in città insieme alla madre per iniziare il suo Grand Tour. Si trattava di Ellis Cornelia Knight, saggista e docente che rimase molto tempo a Roma e nei dintorni almeno fino al 1818 quando, residente a Castel Gandolfo, insegnò per un periodo la lingua inglese al giovane Massimo D'Azeglio(5). Ellis, curiosa e amante dell'avventura, dopo il classico soggiorno nella capitale iniziò a visitare la Campagna e l'Agro romano e il frutto del suo soggiorno fu la pubblicazione a Londra nel 1805 del volume Description of Latium or La Campagna Romana con 20 disegni delle località descritte. Tra queste non potevano mancare i Castelli Romani che la giovane viaggiatrice sembra amare particolarmente. Infatti si sofferma non solo sulla descrizione dei paesaggi, città e monumenti castellani, ma riporta soprattutto notizie sui costumi, caratteri e tradizioni delle popolazioni. In Ellis c'è innanzitutto la consapevolezza di descrivere paesaggi ormai già noti, sia dal punto di vista del patrimonio artistico che di quello naturale. Si trattava, quindi, di completare il viaggio con la ricerca di luoghi meno frequentati dai turisti e di aggiungere le proprie personali opinioni. Viene colpita favorevolmente dai borghi e dagli abitanti castellani che descrive con parole vivaci e colorite:"Il suolo di Albano è particolarmente fertile; e il vino che produce si ritiene sia buono anche se non è molto gradito così come lo era al tempo di Orazio. Gli abitanti di Albano sono una bella razza specialmente le donne i cui vestiti sono singolari e anche se non sono rigidamente conformi alle regole dell'eleganza greca, certamente sono ben riadattati in modo tale da dare loro un'apparenza salutare e pittoresca.."(6)
Ellis si sofferma in modo particolare e inusuale sulla descrizione di Genzano e soprattutto su una festa popolare molto in voga in quegli anni:"Non c'è nulla di più degno di nota dell'essere visto nella città di Genzano: i viaggiatori di solito visitano la casa di Carlo Maratta, dove l'artista visse per qualche tempo. Il pio Maestro ha una casa per l'educazione dei ragazzi poveri(7).
Sulle mura ci sono figure da lui disegnate con il cartoncino e gesso nero, per lo più deturpati dai soldati che si acquartieravano qui nel tempo della guerra per la successione del Regno di Napoli.
Nella via principale, che non è trascurabile, ogni anno è rappresentato uno spettacolo intitolato il Saraceno. Questo ha luogo nell'anniversario del loro Santo Patrono e segue una corsa di cavalli berberi, che viene precedentemente esibita nella via di fronte al palazzo, un lungo spazio di terra racchiuso da paletti ornati con rami di alberi; ad un'estremità c'è un disegno che rappresenta un moro corazzato con un ramoscello di alloro nella sua mano e una stella d'argento sulla fronte. I giudici si misero su di un ponteggio eretto intenzionalmente e adornato con un damasco cremisi orlato d'oro. Siedono come giudici del gioco. Giovani sul dorso dei cavalli, ognuno accompagnato da un fante corridore che tiene la loro lancia, entrano in lizza e, dopo aver reso omaggio ai giudici e agli spettatori, corrono a piena velocità alla testa dei saraceni; e colui la cui lancia colpisce la stella, o giunge vicino ad essa ottiene il premio che è un coltello, una forchetta e un cucchiaio uniti da longherine rosse. Questo gioco fu introdotto dai saraceni, ed è praticato in altre parti d'Italia; da una qualche idea degli svaghi bellici degli arabi, come scritto nella storia di Granata e altre opere tradotte dalla loro lingua; ma le tracce della loro magnificenza e cavalleria sono molto più visibili nei festival siciliani"(8).

Di tutt'altro tono invece sono le impressioni sui dintorni di Roma provate e descritte
qualche tempo dopo da Sidney Owenson, colta viaggiatrice irlandese meglio conosciuta come Lady Morgan(9).
Sidney è autrice di alcuni scritti politici e sociali tra i più controversi ed è famosa per le sue audaci idee liberali. Ella arrivò a Roma nel dicembre del 1819 e soggiornò in Via dell'Agnello: il suo arrivo provocò agitazioni e timori all'interno dei vertici dello Stato della Chiesa, tanto che il Papa fu costretto a farla pedinare durante tutti i suoi spostamenti. La Roma che si presentò agli occhi di Lady Morgan era ben diversa dalla città che fino a due secoli prima dominava incontrastata sul mondo; l'aspetto esteriore di Roma non faceva che confermare il suo estremo grado di corruzione e i dintorni della città e la sua campagna fino ai Castelli Romani non erano da meno. Potendo osservare direttamente le condizioni tristi e disperate dei territori e delle popolazioni non perdeva occasione per ribadire che ovunque, in qualsiasi parte del mondo, l'alleanza tra potere temporale e potere secolare aveva prodotto solo distruzione e povertà, sfruttando e affamando le persone che pretendeva di voler salvare. Di fronte al paesaggio castellano che tanti artisti avevano decantato con i loro quadri, Lady Morgan afferma" Il cuore del viaggiatore classico scoppia di gioia, il cuore dell'amico dell'umanità batte vivamente anche, ma è per un'emozione ben diversa". Si tratta quindi di sensazioni indignate e disgustate dall'arretratezza della campagna romana che vengono ben evidenziate nel suo resoconto di viaggio, Italy, pubblicato a Londra nel 1821. L'impressione che Lady Morgan comunica attraverso le sue considerazioni è la sua impossibilità ad entusiasmarsi, tanto è forte la consapevolezza delle sofferenze e delle ingiustizie inflitte ai più deboli.
Se si considera la personalità di Lady Morgan, profondamente radicata nei valori della libertà, dell'uguaglianza tra gli uomini, portavoce dei diritti degli emarginati e delle popolazioni oppresse, strenua sostenitrice delle innovazioni che Napoleone mise in atto in Italia - ai danni, soprattutto, degli ordini monastici e del clero - a favore dell'istruzione dei giovani e, in particolare, delle donne, probabilmente si ottiene un quadro più preciso nel quale inserire le sue opinioni negative riguardo al potere della Chiesa. Nei capitoli del volume che descrivono il viaggio da Roma a Napoli si coglie la profonda critica per la situazione : "coloro che prendono la grande strada uscendo da porta San Giovanni si arrestano per contemplare una delle più belle viste di pittoresca desolazione che l'Italia stessa può presentare"(10) e dopo la posta di Torre di Mezza Via "le montagne verdi di Albano si disegnano sull'orizzonte .. e la città di stende ai loro piedi, ricoperta dei suoi edifici dilapidati"(11) Un occhio amorevole è solo per la gente del posto e infatti: "I cittadini di Albano con il loro singolare costume animano un po' questa città" e dopo Albano "si sale la triste montagna de la Riccia, coronata dalla sua torre rovinata, monumento più triste ancora delle grandi cause che hanno prodotto questi terribili effetti: La Riccia è nera, degradata e orribile, come i suoi abitanti di cui i tratti sono feroci e le facce abbienti: i soli edifici che offrono un aspetto meno triste sono il palazzo dei Chigi e la grande chiesa edificata davanti; intorno l'uno e l'altra sono dilapidati"(12). L'ultima cittadina dei Castelli Romani continua a dare la stessa impressione e Lady Morgan lascia questi territori concludendo ."la città di Velletri si adatta bene a questa regione di desolazione e di banditismo; e i viaggiatori si riuniscono davanti alla porta del suo miserabile albergo per continuare più velocemente la strada"(13).
Due donne e due visioni diverse dei luoghi dei Castelli Romani. Entrambe le nostre viaggiatrici trasmettono al lettore l'amore che loro stesse hanno provato nei confronti delle nostre terre. Paesaggi, arte umanità sono i loro soggetti preferiti: li affrontano e li descrivono, seppur con linguaggi diversi, con un'efficacia psicologica e descrittiva che rende i testi piacevolmente leggibili e attraenti ancora oggi.

 

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Note
1) Les Carnets de voyage de Madame de Stael. Contribution à la genese de ses oeuvres. Droz, Genève, 1971. p. 162-244
2) termine tedesco tradotto in italiano come "romanzo di formazione" rappresenta un genere più vasto e indica ogni romanzo in cui sia rappresentata l'evoluzione psicologica e culturale di un personaggio attraverso un certo numero di esperienze del mondo.
3) Angela Bianchini, "Il Viaggio d'amore", in Viaggio e scrittura: le straniere dell'Italia dell'Ottocento, a cura di Liana Borghi, Nicoletta Livi Bacci, Geneve, Slatkine; Moncalieri, Centro Interuniversitario di Ricerche sul Viaggio in Italia; Firenze, Libreria delle Donne, 1988, p.34:
4) Angelica Kauffmann(1741-1907)pittrice svizzera, specializzata nella ritrattistica e nei ritratti storici, amica di Goethe che la cita spesso nelle sue opere, fu considerata fino alla sua morte la caposcuola della pittura romana. Aveva allestito nella sua abitazione romana una selezionata e prestigiosa raccolta di dipinti e la sua fama di intenditrice d'arte era nota in tutta Europa.
5)Ellis Cornelia Knight(1757-1837),figlia di un ammiraglio, studiò al London College dove imparò il latino e le lingue europee, Dopo la morte di suo padre si recò in Italia e soggiornò a Firenze, Napoli e Roma. D'Azeglio parla della sua insegnante nel capitolo XIV delle sue "Memorie";
6) Ellis Cornelia Knight, Description of Latium o La Campagna Romana, London, 1805, p.75
7)Carlo Maratta(1625-1713), pittore, scultore, architetto e restauratore famoso per gli affreschi di Palazzo Altieri e San Pietro a Roma, visse per alcuni anni a Genzano in un palazzetto rococo progettato da lui stesso. Nel 1703, il tentato rapimento di sua figlia Faustina da parte del signore di Genzano, Giangiorgio Sforza Cesarini, lo costrinse a lasciare la città e a stabilirsi definitivamente a Roma.
8)Ellis Cornelia Knight, Description of Latium, cit. p.84-85;
9) Sydney Owenson, Lady Morgan,(1776-1856) pubblicò a Londra nel 1821 Italy, resoconto del suo viaggio in Italia dove sono presenti considerazioni relative alla disastrosa situazione politica, economica e sociale dei vari Stati e delle città italiane, ma soprattutto dello Stato Pontificio. La sua lettura infatti qui fu proibita: oltre a non poter essere discusso in pubblico o esposto in libreria, il suo libro provocò polemiche, accuse, e portò all'arresto di tutti coloro avevano mostrato simpatia per le idee liberali di Lady Morgan..
10) Lady Morgan, Italy, Paris, 1821, p. 215;
11)Ivi, p.96-97;
12) Ivi,.p.98-99;
13) Ivi,p.99-199;

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BIbliografia

Il viaggio d'amore delle donne nell'Italia dell'Ottocento

1)Colet, Louise, L'Italie des italiens, Paris, E.Dentu, 1862-1864;
2)Graham Mary, Three Months passed in the Mountaines neast of Roma, during the year 1819, London, 1821 ;
3)Lady Morgan, Italy, Paris,1821;
4)Knight, Ellis Cornelia, Description of Latium or La Campagna di Roma, Londra, 1805;
5)Madame de Stael, Corinna o l'Italia, Milano, Mondatori, 2006;
6)Sand, George, Lettres d'un voyageur, Bruxelles, Società belge de Librairie,1841
7)Shelley Mary, A zonzo per la Germania e per l'Italia, Firenze, Clinamen, 2004;

 

Saggi sul viaggio delle donne in Italia

1)Brilli, Attilio, Il viaggio in Italia. Storia di una grande tradizione culturale, Bologna, Il Mulino, 2008;
2)De Seta Cesare, L'Italia del Grand Tour: da Montagne a Goethe, 2001;
3)Goethe, J,Wolfang, Giornale del viaggio in Italia per la signora von Stein, Roma, Robin, 2009;
4)Pennacchia Punzi, Maddalena, Il mito di Corinna. Viaggio in Italia e genio femminile In Anna Jameson, Margareth Fuller e gorge Eliot, Roma Carocci, 2001:
5)Spark, Muriel, Mary Shelley,Firenze, Le Lettere,2000;
6)Viaggio e scrittura. Le straniere nell'Italia dell'Ottocento, La Libreria delle donne,1988
7)Il Viaggiatore meravigliato. Italiani in Italia(1714-1996) a cura di L. Clerici, Il saggiatore, 2008;


Per la rubrica Storia locale - Numero 94 settembre 2010