Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Musica

Il pianoforte racconta i Castelli Romani

La via Appia conduceva dai confini murari di Roma, fuori porta, fino a quelle terre da vedere, conoscere e vivere chiamate Campania felix ... e viceversa: itinerario di diffuso costume per diplomatici, scienziati, artisti, appassionati più o meno colti, e ... pellegrini. Strada consolare visivamente guidata e «meteorologicamente» protetta per chilometri e chilometri dai tronchi stagliati e dai freschi ombrelli dei suoi pini marittimi. Sensazioni, pensieri ed anche documenti di viaggio, provati e trovati da più di cinque secoli addietro: le grand tour d' Italie. Ad illuminante esempio valga ricordare che Leopold Mozart e figlio Wolfgang Amadé, intraprendendo la via Appia per giungere a Napoli, alloggiarono la notte dell' 8 maggio 1770 a Marino, presso il convento degli Agostiniani, e giunsero il giorno dopo a Velletri fermandosi anche la notte in una locanda (ancor oggi non identificata).
La campagna romana (a latifondo) che si apriva appena fuori porta S. Giovanni viene riferita con vari aggettivi, nelle varie lingue e nei rispettivi significati: qui omologabili (molto genericamente e con poca proprietà) nella parola "squallida". Ma ... appena tali viaggiatori iniziavano a salire i Colli, o meglio i monti Albani, ebbene, provavano ed esprimevano, lasciandolo scritto a volte anche ai posteri, l' entrata in un "paradiso", di cui non sapevano spiegarsi la possibilità e l' esistenza. E perciò vogliamo qui rammentare che anche un paradiso colpisce i nostri sensi, producendo relative sensazioni visive, auditive, olfattive, gustative, tattili. (Delle percezioni poi extrasensoriali si potrebbe parlarne, però non è qui argomento!) Considerando solo il contesto auditivo nel quale i viaggiatori lungo la via Appia si trovarono, proviamo a ritrovare qualche traccia del percorso di canti, suoni, rumori che lungo i Castelli romani attraversarono: quei canti, quei suoni, quei rumori che i Castelli romani caratterizzarono e caratterizzavano, fino a tre generazioni fa.
Alcuni li memorizzarono (per diretta o interposta persona), li trascrissero con grafìa musicale e ne fecero, come autori, un vero e proprio brano di repertorio vocale e/o strumentale. Il pianoforte si prestava assai a siffatte reminiscenze sonore poiché nei suoi più di tre secoli di vita si è rivelato anche strumento dalle svariate possibilità riproduttive per la sua estensione sonora (corde percosse da 88 tasti, nel modello attuale e diffuso), per la sua ondulazione di intensità (dal pianissimo al fortissimo), per la sua capacità timbrica (modi di attacco del tasto ad esempio imitando l' arpa, il flauto, le campane, i martelli, e molto altro ...). E se dunque il pianoforte fece risuonare attraverso «brani di viaggio» anche i Castelli romani, bisogna dire che lo fece soprattutto e ovviamente all' estero, poiché tali brani rimasero e rimanevano nei luoghi di lavoro e residenza dei rispettivi viaggiatori-compositori.
Le descrizioni (ed anche quelle musicali) di viaggio a volte iniziavano o transitavano per Tivoli, annoverato realmente fra i Castelli Romani; invece, ho separato il repertorio riferito a Tivoli da quello del Tusculum e paesi sulla via Appia fino a Velletri, in quanto se si ricercano e approfondiscono tradizioni di vita popolare, l' area tiburtina aveva ed ha ancor oggi denotazioni fortemente diverse dall' area tuscolana e albana.
Lungo le mie annose ricerche sulla musica pianistica referente canti, soni, rumori e balli dell' Italia mediterranea ho cercato, rinvenuto e «riportato a conoscenza» un considerevole numero di brani, prevalentemente per pianoforte (nei vari suoi organici: pianoforte solo a 2 mani, pianoforte solo a 4 mani, 2 pianoforti a 4 mani, pianoforte e orchestra, e altri ...), esplicitamente o documentabilmente riferiti ai Castelli romani nella loro più ampia ma definibile area geografica, ri-creanti esperienze di vita quotidiana (possiamo dire di vita popolare) lì vissute: finora il numero dei brani, materialmente reperiti, ammonta ad una cinquantina (e uso qui un' espressione numericamente non precisa, poiché giornalmente si sta incrementando con gli «accertamenti»). La casistica emersa è assai interessante, qualche volta inaspettata; si voglia poi tener conto che alcuni di questi documenti sono composti a loro volta da più numeri, nel senso che contengono più descrizioni e referenze sui Castelli e alcuni hanno durata musicale di oltre 30 minuti!
Da un primo nucleo di essi, già raccolto ai primi degli anni 2000 scaturì il concerto per pianoforte, anche con danza dal vivo, La Meraviglia dei Castelli Romani che eseguii nell' Auditorium dell' Infiorata, in occasione della Festa del pane a Genzano, il 24 settembre 2006.
Compaiono qui musicisti italiani viaggiatori per l' Italia, musicisti francesi, danesi ed una sconosciuta (anche in patria) svedese, oltre ad un misterioso sassone, anche loro viaggiatori. Da quella Festa del pane 2006 la ricerca è continuata ed assai arricchito si è il repertorio, che andrebbe comunque ri-conosciuto per le tante implicazioni culturali (e non solo in musica e danza), oltre che
per rivivere futuribilmente aggiornate quelle sonoro-visive sensazioni di "paradiso". In vero da alcuni diari di viaggio traspaiono situazioni non sempre «paradisiache» lungo la non sicura via Appia; altrettanto in verità costante era l' effetto d' incanto dinanzi al lago di Nemi e quasi sempre numerose le scene di vita popolare negli (oltre) 5 paesi dei Castelli Romani. E abbastanza ricorrente una o più descrizioni di vita popolare locale a canto, suono e ballo.
Salvo qualche eccezione, tutti i documenti di musica finora ritrovati né si riferiscono, né furono e né possono esser considerati musica aulica, o musica celebrativa; le occasioni ufficiali e la vita di palazzo nei Castelli godono di qualche celebrazione musicale ritrovata, che qui però non ho riportato. Quanto segue può invece esser ri-appreso come attenta testimonianza di vita e di cultura popolare, popolaresca e comunque non obbligata nella stessa scrittura da stilemi retorici e «di scuola». Più semplicemente, per questi compositori, che si cimentarono nel tramandare per sé e per gli altri il mondo sonoro dei Castelli Romani, ogni tipo di canto, ogni tipo di suono, ogni tipo di rumore ed ogni tipo di espressione, movimento con il corpo umano, che dalla vita quotidiana di queste feconde terre proveniva, poteva esser soggetto o oggetto di attenzione e studio musicali, con una loro disponibilità scevra per quanto possibile da prevenzioni.
Il corpus costituito dalle musiche rinvenute si può ordinare per branche interculturali assolutamente tipiche ai Castelli Romani, ovvero, i raggruppamenti qui appresso esposti possono non seguire la consecutio etno-antropologico-musicale consueta e, diremmo, obbligata, ovvero per il calendario l' anno contadino, per la vita umana il processo evolutivo nascita-crescita-morte.
Il prezioso «tesoro» musicale della vita dei Castelli Romani in base ai propri argomenti di vita popolare (e non solo) comprende di per sé quanto segue:

<<Tabella non pubblicabile ondine
vedere articolo pubblicato: vivavoce n. 92 giugno 2010 ,pag 22>>

 

Ebbene sì, in questa ancor sconosciuta musica per pianoforte è racchiuso tanto e quanto dei Castelli Romani ed attende la rivitalizzazione per nostri cultura, pensiero, piacere e future idee.
Ai prossimi numeri della rivista la interessante riscoperta di ognuno di questi 7 argomenti di vita vissuta nei Castelli, che sagaci orecchi hanno conservato per sempre (spero!) «dentro» il pianoforte.

Per la rubrica Musica - Numero 92 giugno 2010