Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

A come artisti

Parole in viaggio: Jackroad

Intervista a Stefano Pavan

L'artista che abbiamo il piacere di ospitare in questo numero è Stefano Pavan, noto cantautore e musicista dei castelli romani e ora scrittore esordiente con Jackroad ovvero l'amore e le fettuccine a lunga conservazione.
Parlaci un po' di te, di come è nata la tua passione per la scrittura …
La mia passione per la scrittura non ha un inizio preciso. Sicuramente l'emozione è un fattore determinante. Credo che tutto sia una conseguenza del rapporto intenso con il gusto della lettura e con la voglia di raccontare.

In poche battute, come definiresti Jackroad?
Un romanzo di formazione per tutte le età. Proprio il libro, presentato in alcune università e in diverse scuole in Italia sta diventando uno dei romanzi più letti dai ragazzi tanto che alcuni insegnanti lo consigliano agli studenti degli ultimi anni.

Jack, il protagonista del romanzo, è un personaggio dalle mille sfaccettature, apparentemente un sognatore romantico, ma alla fine anche uno con le idee ben chiare in testa. Quanto ti somiglia?
Abbastanza. Credo sia normale. Tendenzialmente si cerca di scrivere di quello che si conosce meglio. Il romanticismo in Jack penso sia una riscoperta continua. Dico riscoperta perché, iniziando dalla fine di una storia, la demotivazione romantica in lui è molto forte nei primi capitoli. E' la consapevolezza che, crescendo durante il corso dei viaggi, porta il protagonista ad avere sempre le idee più chiare, fino a caratterizzarlo completamente rendendolo fortemente sensibile ai drammi sociali.
Sarà perché sei un cantautore, ma in questo romanzo il ruolo della musica è evidente e chiaro fin dalle prime righe. Una colonna sonora costante che spesso serve anche a dare la giusta melodia al verso scritto
E' vero. La musica è una locomotiva portante. Quando scrivo, anche in assenza di radio o cd, nella mia testa le canzoni partono da sole e prendono nelle righe che escono lo spazio che credo gli spetti di diritto. Le canzoni sono uscite e si sono dirette al posto che era già loro.

Due i temi portanti della storia: l'amore e l'ingiustizia. Temi che viaggiano paralleli e s'incrociano qua e là fino anche a sovrapporsi. E Jack corre impavido su questi due binari, una sorta di Don Chisciotte dei giorni nostri?
Beh… forse un po' sì. Ma lui non se ne accorge, almeno fino a quando prende coscienza di avere i mezzi, non per batterli ma per "resistere". Il concetto di ingiustizia oggi è molto contaminato dalla propaganda mediatica e questo nella seconda parte del libro è delineato in maniera abbastanza decisa. Non ho pensato molto se era il caso di parlarne o no. L'ho scritto naturalmente, ciò significa che l'ingiustizia è normalmente nell'aria.
Il sottotitolo del romanzo recita "l'amore e le fettuccine a lunga conservazione". Cosa sta a significare?
"l'amore e le fettuccine a lunga conservazione" è la frase che dice un personaggio del libro che si chiama Mario. Lui associa le fettuccine fatte in casa all'amore vero. L'amore forte, quello che ti strappa il cuore e ti rende felice allo stesso tempo ma che come sempre finisce. Per le fettuccine, quelle fatte in casa da mamma con il bastone, è la stessa cosa, sono buonissime ma durano un giorno e poi puff non ci sono più. Se si vuole conservare quel sapore e produrle a livello industriale il gusto non sarà più lo stesso. E per l'amore, secondo Mario, è uguale. L'amore è bello perché si ha la consapevolezza che dovrà finire un giorno. In pratica congelando in catena di montaggio il sentimento, il risultato che ne fuoriuscirà sarà solo una "minestra riscaldata".
Nella seconda parte, la vicenda prende una vena decisamente più sociale e politica ed è forte l'invettiva contro un certo tipo di potere discografico. E' un caso specifico o, come credo, è una metafora per una denuncia più universale ad ogni forma di potere?
No. Non è un caso specifico, come hai detto tu è più una metafora per descrivere un certo presente. Un presente dove il potere e il condizionamento mediatico riescono a controllare e possedere molti dei nostri desideri senza lasciarci neanche il sospetto della gravità di quello sta accadendo. . Penso che mai come in questi anni lo sbandierato liberismo vestito di un consumo a tratti soporifero rischia di diventare la scusa per un totalitarismo mascherato da guerra preventiva.
Cosa pensi di questa rubrica "A come artisti"?
Penso che sia uno spazio utile e importante. Far conoscere e valorizzare le realtà artistiche del luogo è un servizio culturale che può solo amplificare le nostre tradizioni castellane.
I luoghi e la gente dei Castelli Romani ti hanno aiutato ad ambientare le scene dei tuoi personaggi e costruirne la loro personalità?
Sicuramente. Molti dei personaggi del romanzo si muovono nel territorio dei Castelli Romani. E anche se il romanzo si evolve in un viaggio tra Francia, Spagna e Marocco i luoghi e le caratteristiche di questi posti mi hanno aiutato molto a delineare "l'aria" nella quale poi i personaggi si sono mossi.
Progetti per il futuro?
Sto scrivendo un altro libro. In pratica è una sorta di seguito di "Jackroad" anche se le location e gli argomenti sono diversi. Il protagonista è Tommaso l'amico fraterno di Jack/Matteo.
A quali autori sei più legato? E quali prorresti ai nostri lettori.
Ce ne sono tanti: Sepulveda, Coloane, De Carlo, Rumiz, Palahniuk e sicuramente Pavese e Pasolini.
Che consigli daresti a giovani scrittori dei Castelli Romani che vorrebbero emergere?
Che dovrebbero scrivere e perseguire le loro emozioni senza fermarsi davanti ai compromessi meschini. Non è facile essere pubblicati ma bisogna sempre cercare e provare. Poi soprattutto è importante scrivere per sé.

Per la rubrica A come artisti - Numero 51 aprile 2006