RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Archeologia

Un esempio di abbandono

La “Cartiera Pontificia” di Grottaferrata

Introduzione
Il nucleo urbano di Grottaferrata è sorto legando tra loro tre diverse entità: l' antica città di Tuscolo, l' abbazia di rito greco - bizantino di San Nilo e la zona industriale che faceva perno attorno alla cartiera Pontificia di Grottaferrata (vedi figura 1, visione di insieme della cartiera).


Il gruppo di edifici che compongono il sistema della cartiera Pontificia è ubicato al di sotto della nota abbazia di San Nilo, si è sviluppata autonomamente da tale entità monumentale, in collegamento con il "Vallone" e con il rivo dell' Acqua Mariana che lo attraversa. Il paesaggio circostante, entro il quale il complesso si inserisce con armonia, e con il quale ha un intenso rapporto è fortunatamente poco edificato ed offre un sistema di grande suggestione.
Il rivo dell' Acqua Mariana, ridotto ad una fogna a cielo aperto, ha una storia antica: dalle sorgenti nella Valle della Molara, sopra Squarciarelli, defluiva verso il fiume Aniene. Il papa Callisto II nel 1112 decise di captare l' acqua per approvvigionare le strutture del Laterano: tale flusso d' acqua prima di finire nel Tevere è stato utilizzato nei secoli a scopi irrigui e per azionare diversi mulini tra cui quelli della ferriera e della cartiera di Grottaferrata. La portata, oggi, del rivo è compresa tra i 1 e 15 [litri/sec], con il valore più basso nel periodo estivo, al di sotto del "minimo deflusso vitale".

Storia
Il nome di cartiera Pontificia è dovuto probabilmente al fatto che presso l' impianto si stampava anche carta moneta per la banca dello Stato Pontificio. L' impianto della cartiera è stato costruito nel diciassettesimo secolo in una zona sede di un progredito, seppur piccolo, centro metallurgico, risalente al medioevo e sorge, probabilmente, sulle preesistenze di un villa quattrocentesca.
La struttura fu fatta costruire tra il 1632 e il 1636 da un imprenditore locale Andrea Brugiotti che prese in enfiteusi il terreno dalla Badia di Grottaferrata. Diverse fonti storiche, dall' archivio della biblioteca dell' abbazia di San Nilo, testimoniano che la cartiera aveva l' aspetto che appare ai nostri giorni: il complesso industriale consta, oggi, di otto edifici in uno stato di conservazione sempre più degradato e probabilmente a rischio crollo.
La cartiera iniziò la sua produzione alla metà del 1600 e terminò nel 1893, all' epoca della chiusura lo stabilimento impiegava settantacinque operai e la chiusura fu molto probabilmente dovuta alla grave crisi che in quegli anni colpì l' economia romana.
Gli immobili della cartiera Pontificia sono stati vincolati, su proposta della sezione Castelli Romani di Italia Nostra, con decreto del Ministero dei Beni Culturali ed Ambientali del 19 settembre 1998 ai sensi della ex legge 1089/39: legge, ora, riassorbita dal "Testo unico dei beni culturali" (Decreto legislativo n. 42 del 2004).
Si è riconosciuto, quindi, con il decreto che tali edifici, attualmente in stato di abbandono, vanno conservati e rivalorizzati quale memoria storica della fiorente industria cartaria che è stata di grande rilievo non solo nei Castelli Romani, ma in altre zone del Lazio come, ad esempio, nel Frusinate: basti ricordare le cartiere di Isola Liri. Si è evidenziato, quindi, un filo conduttore tra le opere architettoniche, l' attività industriale e i flussi d' acqua pur di diversa origine quali il Liri ed il rivo dell' Acqua Mariana.
Nella relazione tecnica della Soprintendenza si legge, inoltre, che gli edifici versano in stato di abbandono, difatti nel 2008 è stata installata, lungo la strada di Sant' Anna, un puntellatura metallica di protezione per tutelare i passanti in caso di crollo dell' edificio (vedi figura 2, puntellatura metallica di protezione).

Rilievo
La costruzione, composta di vari edifici assemblati a costituire un insieme organico ed inserito con armonia nel paesaggio circostante, è un documento a cielo aperto da cui si possono leggere i caratteri, le tecniche e i singoli oggetti della fabbrica edilizia. I tratti tipologici, i particolari costruttivi, gli elementi di tali strutture devono essere rilevati e catalogati indagando anche sulla provenienza dei materiali al fine di stabilire il rapporto tra costruzione e territorio e le relazioni tra le varie parti e il corpo intero dell'organismo costruito. Il progetto, i rilievi, le fasi del recupero della cartiera potrebbero essere l'occasione per costituire un laboratorio aperto di studio e conoscenza delle tecniche della tradizione storico-costruttiva e per mostrare il "sapere" dell'arte e delle pratiche edilizie in uso prima dell'epoca moderna al fine di un loro compatibile reimpiego. Tutto ciò offrirà, inoltre, la possibilità di formare "in cantiere" operatori specializzati e maestranze consapevoli.
Gli autori di questa nota hanno effettuato alcuni rilievi dei particolari delle strutture, a titolo esemplificativo si allegano nelle figure 3 (particolare fotografico) e 4 (rilievo "a vista") alcuni risultati di tale lavoro.

Conclusioni
Si ritiene, in conclusione, che il complesso debba essere studiato con maggiore attenzione, infatti, scarsi sono i riferimenti bibliografici, inoltre i rilievi delle strutture non disponibili al pubblico, per cui solo una analisi scientificamente approfondita potrà permettere una corretta interpretazione storica delle strutture ed ipotizzare interventi di conservazione strutturale.
L' attuale stato di abbandono e di degrado suggerisce il fatto che interventi di consolidamento sono necessari, ed è evidente, inoltre, che il comune di Grottaferrata non riesce a soddisfare tali esigenze.
Si ritiene, infine, che l' inserimento della cartiera pontificia e del "Vallone" all' interno del perimetro del parco regionale dei Castelli Romani, potrebbe raggiungere l' obbiettivo di reperire fondi europei per restaurare il complesso e per disinquinare il rivo dell' Acqua Mariana, che lambisce la cartiera e poi entra, all' altezza di Ciampino, dentro il parco dell' Appia Antica.

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Bibliografia
Capulli D., La cartiera di Grottaferrata, in "L' archeologia industriale nel Lazio. Storia e recupero" a cura di M. Natoli, Fratelli Palombi Editori, Roma (1999), p. 33-38.
Lais F., Il rivo dell' acqua Mariana, Consorzio dell'Acqua Mariana, Tipografia italo-orientale "S. Nilo", Seconda Edizione Grottaferrata (1920).
Medici F., Risorse idriche nel Comune di Grottaferrata, Controluce (2004), Vol. 12, n. 3, p. 11.
Martellotta B., Di Feo G., Roncaccia M.G., Gli insediamenti industriali sul Vallone di Grottaferrata: la cartiera e la ferriera, Ed. Regione Lazio Ass. Cultura, Roma 1989.
Piccioni L., I Castelli Romani, Ed. La Terza, Bari (1993), p. 70.

 

Per la rubrica Archeologia - Numero 84 settembre 2009
Carlo Testana |
Per la rubrica Archeologia - Numero 84 settembre 2009