RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

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Quelli che… scrivono

Le Biblioteche pubbliche alla ricerca di formule più “fresche” e partecipative per proporre al pubblico la letteratura e l’incontro con gli autori

Dal 20 aprile al 28 maggio 2009 la Biblioteca "Augusto Tersenghi" di Velletri ha organizzato, in collaborazione con il Club letterario veliterno "150 strade", 5 incontri con scrittori locali e non. Il titolo della rassegna è stato "Quelli che... scrivono. Incontri con 5 autori e i loro libri a caccia dei segreti della loro scrittura e della loro ispirazione".
Uno degli obiettivi principali di questo ciclo di incontri è stato quello riformulare e rinsaldare l'intesa tra le biblioteche pubbliche e gli autori, per proporsi in modo sempre più innovativo ed efficace al pubblico.

Le biblioteche pubbliche infatti, oltre a proporsi nel ruolo tradizionale di luogo dove si svolgono presentazioni librarie classiche, sono chiamate, a mio avviso, a proporre formule nuove con cui relazionarsi al panorama letterario che le circonda, con gli autori e, naturalmente, con i lettori.
Di sperimentazioni, negli ultimi anni, ne sono state portate avanti tante sia a Roma che in provincia; le modalità e gli approcci svariati: premi, laboratori, concorsi, circoli, salotti e caffè letterari.
In tutti i casi la parola d'ordine è la partecipazione, il coinvolgimento, il rapporto diretto tra autore e lettore, in spazi il più possibile "vicini" e "sdrammatizzati".

Anche la Biblioteca di Velletri, dove lavoro, fa in questa cornice la sua parte: si è provato nel recente passato a proporre la formula dei "Libri alla Seconda". L'idea di fondo era che la presentazione di un libro e di un autore non dovrebbe rimanere un'occasione estemporanea, si voleva quindi cogliere l'opportunità di operare collegamenti tra un'opera ed un autore presente in biblioteca e autori ed opere del panorama letterario. In sostanza la biblioteca presentava un autore ed un suo libro, l'autore a sua volta era chiamato a presentare un libro e un autore caro alla sua memoria di lettore. La terza fase dell'incontro, non meno importante delle altre, era quella in cui il pubblico presente veniva invitato a partecipare, sia facendo domande all'autore, sia provando a intessere collegamenti, a volte azzardati, ma sempre stimolanti, fra le due opere proposte.
Con il ciclo "Quelli che... scrivono" è nata una nuova formula, elaborata in collaborazione con il "Club Letterario 150 strade" che da quattro anni organizza un concorso letterario a tema per racconti brevi (il bando ed i racconti possono essere letti sul sito www.150strade.org).

L'idea di fondo è quella di presentare, all'interno di un contesto comune, alcuni libri ed i loro autori e di rendere disponibili al pubblico le esperienze degli scrittori, facendo luce sul loro "laboratorio" creativo. Si è inteso mettere in evidenza la dimensione artigianale, operativa della scrittura, con l'obiettivo sia di fornire chiavi ed elementi interpretativi delle opere ai lettori, ma anche di offrire strumenti e consigli a chi voglia scrivere, avendo a disposizione come interlocutore qualcuno che ha già un'esperienza all'interno del mondo del libro.
Durante gli incontri con gli autori sono emersi parecchi spunti interessanti. Pasquale Larotonda ha evidenziato che il suo percorso di scrittore di romanzi è stato quello di un progressivo distacco dall'autobiografia e che la sua ricerca stilistica lo ha portato a "togliere", sintetizzare il materiale, prediligere i dialoghi rapidi, per rendere la sua prosa più diretta e vivace. Simone Consorti ha rivendicato, invece, il ricorso al materiale autobiografico per la sua scrittura e l'utilizzo della prima persona, cosa che lo porta ad accentuare il tono ironico dei suoi racconti, forse proprio per prenderne una distanza. Scrivere di sé, ha affermato, gli permette di essere più autentico e di fermare e far "posare" cose, che altrimenti non sarebbero per lui veramente comprensibili.
Maria Lanciotti si è soffermata sull'importanza del lavoro quotidiano della scrittura e della lettura, ma anche sul valore della sua esperienza giornalistica nel formare il suo stile e nello sviluppare la sua capacità di osservare la realtà. Ha anche sottolineato il fatto che i suoi romanzi nascono da una necessità espressiva quasi violenta, più che da schemi e progetti.
Con Marilla Favale si è parlato dell'immediatezza della prima espressione poetica, ma anche del lungo lavoro che la porta a centellinare, far freddare e depositare il materiale emotivo oggetto delle sua scrittura, fatto per il quale predilige spesso attingere a ricordi, alla memoria nello scrivere. Per Antonio Scardino, infine, la poesia nasce da un atteggiamento contemplativo rispetto ad una emozione forte, una parola, qualunque cosa ci provochi un moto emozionale-cognitivo forte. Da qui inizia a scrivere un primo schizzo, il nucleo essenziale, spesso di poche parole, attorno al quale nascerà la poesia. In seguito lo scrittore ha sottolineato il lungo tempo di sedimentazione, anche di anni, per limare e distillare le sue poesie, periodo in cui è importante confrontarsi con lettori esperti.
Complessivamente si può concludere che dagli incontri di "Quelli che... scrivono" si è evidenziato che la scrittura non è mai un fatto puramente tecnico, ma, prima di tutto, una forte necessità espressiva interiore. La competenza tecnica e lo stile subentrano solo successivamente: si conquistano attraverso un faticoso lavoro di stesure progressive, revisioni e confronto con altri lettori.

Lavorare con i libri, farli conoscere, promuoverli, avvicinarli ai lettori sta nel DNA delle biblioteche pubbliche, che seguitano a farlo nonostante la spinta alla semplificazione e all'andar di fretta, nonostante le poche risorse ad esse destinate; crediamo infatti importante promuovere e facilitare la comprensione del lento lavoro di stratificazione, delle profonde potenzialità di svelamento e rispecchiamento del vissuto umano ed emotivo che ci sono dietro la scrittura, facendo crescere la consapevolezza e le motivazioni (e forse anche il numero ) dei lettori.