RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Idrogeologia

Le “gallerie filtranti” e il bilancio idraulico del lago di Nemi

Lago di Nemi

Il lago di Nemi occupa il fondo di un cratere vulcanico nell' area dei Colli Albani e si trova a circa 25 km a sud est della città di Roma. In questo lavoro si è effettuato il rilievo di alcune "gallerie filtranti" del bacino del lago: tali cunicoli sotterranei venivano utilizzati fin dal V secolo a. C. per recuperare le acque sotterranee.
Si è risolto il bilancio idraulico dell' intero bacino del lago, e si è messo, inoltre in evidenza come il recupero delle acque sotterranee, che fluiscono nelle "gallerie filtranti", potrebbe aiutare a risolvere il bilancio idraulico del lago che è, da alcuni anni, negativo.
Si ritiene, infine, che
i risultati presentati possano contribuire alla messa a punto di una pianificazione territoriale che conservi l' ambiente ed ottimizzi l' utilizzo delle risorse idriche.

 

Introduzione
In epoca preromana i Colli Albani rappresentavano il fulcro del Latium Vetus, le popolazioni latine si dedicavano prevalentemente all'agricoltura e realizzarono imponenti opere idrauliche finalizzate a garantire l'utilizzo permanente del suolo attraverso l'irrigazione ed il drenaggio delle acque dalle zone a rischio impaludamento. Tra le opere idrauliche più importanti ricordiamo gli emissari del lago Albano (IV secolo a.C.) e di Nemi (V secolo a.C.), cui si aggiunsero, dopo la sconfitta della Lega Latina da parte dei Romani (497 a.C.) e l' assoggettamento del Latium Vetus nello Stato Romano (338 a.C.), le più note opere idrauliche, in particolare acquedotti, dell'età romana classica.
Lo stretto legame tra storia, archeologia, architettura tecnica ed ingegneria idraulica che caratterizza questi luoghi, tale da rappresentare una particolarità nel territorio italiano, non è sfuggita all'attenzione ed al desiderio di conoscenza di archeologi, speleologi ed ingegneri idraulici.
Questo lavoro riguarda le opere ipogee, prevalentemente idrauliche, del bacino del lago di Nemi, localizzate al disopra della cosìddetta "Valle" del lago, lungo la direttrice della via Roma, che unisce l'abitato di Nemi con la sorgente detta di "Fontan Tempesta", in una fascia compresa tra i 500 e i 600 metri s.l.m., corrispondente al quadrante nord-est del lago.
Le acque della sorgente di Fontan Tempesta (individuata con il numero 6) e le acque provenienti dai cinque cunicoli o "gallerie filtranti" detti delle "Foci", "Lana 1", "Lana 2", "Pontecchio" e "Dell'Armi" (numerati da 1 a 5) vengono, ancor oggi, convogliate e distribuite nel Comune di Genzano, così da costituire un vero e proprio acquedotto comunale che utilizza e distribuisce acque sotterranee di buona qualità (vedi figura).
Gli ingressi di tali cunicoli, le cui prime opere sono databili attorno al V secolo a.C., sono riconoscibili lungo il sentiero di via Roma ed in particolare, sopra le porte di ingresso, incise sul peperino, sono ancora visibili le iscrizioni con i numeri da 1 a 5 e la data (1889) dell'ultimo importante intervento di ristrutturazione.
Si è effettuato questo lavoro di ricerca con rilievi effettuati sul campo per tre motivi fondamentali: il primo, evidenziare l'esistenza di una risorsa d'acqua utilizzata in passato, oggi dimenticata, il secondo mettere in relazione, attraverso la bibliografia e le ricerche storiche, il lavoro degli speleologi con quello degli archeologi e degli ingegneri idraulici ed il terzo sottolineare che il recupero delle "vie d' acqua" potrebbe contribuire a migliorare il bilancio idraulico del lago di Nemi.
L'indagine bibliografica ricognitiva è partita da una conferenza di V. Castellani (Rocca Priora 2004), da un lavoro di T. Dobosz e altri (2003), ed ha trovato approfondimento sul piano storico con i materiali documentali provenienti dall' archivio di Stato e dall'archivio storico del Comune di Genzano.

 

Documenti storici
Dagli archivi del Comune di Genzano emergono documenti che testimoniano l' importanza e l'attenzione riservate in passato verso tali opere: alcuni documenti hanno un taglio tecnico, altri carattere amministrativo, ma testimoniano gli sforzi per tutelare una preziosa risorsa quale quella dell'acqua.
Le gallerie lungo la direttrice via Roma - Fontana Tempesta fuori dell'abitato di Nemi mostrano il funzionamento di un sistema idraulico diffuso in una zona acquifera estesa ma di piccola potenza. Le gallerie sono ad asse orizzontale, con varie ramificazioni che inseguono le vene dell'acqua; le acque, opportunamente convogliate, attraverso le pareti in apposite canalette di cotto con sezione ad U posizionate nel pavimento, si raccordano in un unico collettore (vedi rilievo di figura 5). Come piccoli affluenti di un fiume che aumenta la sua portata lungo il tragitto, le acque drenate discendono dalle rocce scavate nelle multiformi ramificazioni dei cunicoli e vengono, quindi, trasportate a valle e distribuite nel Comune di Genzano.
Verso la fine del XIX secolo si intensificarono i lavori finalizzati al miglioramento delle gallerie: nell'ottobre del 1883 la Società Condotte terminava importanti lavori di ristrutturazione degli acquedotti e nel 1889 si aggiungevano ulteriori opere di sistemazione.
L'abbandono di tale sistema idraulico inizia proprio in questi anni: il 22 aprile 1894 l'ingegner P. Talenti, come resoconto di un sopralluogo, scrive: "Ho visitato il tratto di cunicolo detto di Pontecchio, entrando nella porticina numero 3, trovai mancante per un grandissimo tratto la conduttura ad U e l' acqua camminando sul terreno veniva assorbita. Consiglio la completa mettitura in opera dei tubi ad U con battente per avere così maggiori quantità d'acqua".
Il 12 febbraio 1895 lo stesso P. Talenti esegue una dettagliata analisi sullo stato dei cunicoli che portano acqua potabile a Genzano corredata da descrizioni, da planimetrie, da un preventivo per lavori di sistemazione e da misure di portata. La portata d'acqua misurata proveniente dal cunicolo delle Foci e di Pontecchio è Q = 2.5 [l/s], quella proveniente dal cunicolo di Fontan Tempesta è pari a Q = 0.22 [l/s].
Il 2 agosto 1895, i consiglieri comunali di Genzano, gli ingegneri Barbaliscia e Mazzoni scrivono al Sindaco: "Che si sono recati a visitare parte dell' acquedotto di Genzano e precisamente quello che porta l'acqua detta di Fontana Tempesta e hanno verificato una sensibile perdita d'acqua causata da ben quarantotto rotture esistenti nei tubi".
Il 25 luglio 1913 l'ingegner G. Ducci elabora, a seguito di sopralluoghi, una relazione sullo stato dei cunicoli dell'acqua potabile di proprietà comunale, e scrive: "Da quanto sopra ho esposto come descrizione dello stato delle nostre gallerie filtranti e dall' osservazione del terreno filtrante e degli strati argillosi si può dire, come già accennai in principio, che mentre dall' esame superficiale sembra che le nostre gallerie ricevano le acque da un piccolissimo bacino, invece di fatto utilizzano le acque di una buona parte del vasto bacino imbrifero che si trova al di sopra di Nemi. Esse si trovano in una zona acquifera ottima e quindi in un terreno capace di fornire acqua abbondante e pura. Però attualmente ci danno esse una portata piccola sia per la brevità di alcuni cunicoli sia per la non conveniente direzione di altri e sia infine per il pessimo metodo di raccolta. Esse in una parola si trovano in uno stato molto primitivo ed abbandonate a se stesse; mentre sarebbe indispensabile custodirle gelosamente e sfruttarle sia per ricavare da esse quella portata massima che possono fornire con l'applicazione di quei metodi di raccolta che la moderna scienza idraulica insegna, sia per aumentarne la portata con l'aumento di superficie filtrante". Nella relazione si rileva che la misura della portata totale di tutte le "gallerie filtranti" numerate da 1 a 5 è pari a Q = 2.25 [l/s].
A partire dagli anni venti del XX secolo la possibilità di aumentare la potenzialità di raccolta delle acque da questi cunicoli viene trascurata ed il Comune di Genzano ottiene assieme ai comuni di Albano, Ariccia, Lanuvio e Velletri la possibilità di utilizzare quota parte della sorgente delle "Facciate" che sgorga copiosa ed abbondante dalla sponda occidentale del lago sottraendola, quindi, direttamente, alle acque di ricarica del lago.
Successivamente, nel 1986, l' archeologo C. Pavia scrive: "Lungo le falde del bacino del lago di Nemi si trovano interessanti opere arcaiche per il controllo del territorio: sono i pozzi orizzontali che hanno la funzione tipica dei pozzi veri e propri sebbene di forma atipica, cioè scavati orizzontalmente. Questi raccolgono le acque filtranti attraverso il terreno accelerando l'assorbimento delle acque pluviali al fine di salvaguardare il pendio da fenomeni di erosione, frane e soprattutto di evitare che la saturazione idrica procuri danni alle culture.
Le prime opere sono databili intorno al V sec. a.C. ma forse è probabile siano state eseguite in tempi più antichi anche se non si hanno notizie in proposito. Probabilmente ciò è accaduto per la mancanza di fonti epigrafiche o letterarie attendibili. Questa assenza costituisce di per se stessa un documento. Se esse fossero state realizzate in una fase pienamente "storica" non sarebbero mancate informazioni di carattere annalistico o antiquario.
Il sistema cunicolare nella zona del lago di Nemi, ad oggi conosciuto, riguarda essenzialmente le "vallecole" in prossimità del fosso maggiore "de le pozze" il quale tende ad assumere una funzione di recipiente. Tra l'altro un sistema di collegamento tra i vari pozzi, costituito da canalette tagliate sulla parete e completate da tegole di cotto, può essere utilizzato, anche se con difficoltà per i rovi ed arbusti esistenti, per l'individuazione del sicuramente vasto sistema di controllo del terreno. Numerosi sono i cunicoli individuati: molti sono rimasti intatti, altri hanno avuto volte sprofondate, altri modificati da sistemazioni agricole in chissà quale epoche. Generalmente le misure sono quasi sempre le stesse: un'altezza di 1.80 m ed una larghezza variabile dai 50 ai 90 cm. La pianta è sempre diversa in funzione delle falde impermeabili del terreno. Anche se alcuni sono inaccessibili in quanto crollati, il percorso può essere rintracciabile grazie agli sfiatatoi che sono identificabili per vegetazione diversa da quella limitrofa. In alcuni sono stati individuati rinforzi laterali formati da murature in opera quadrata in tufo e in qualche caso accenni a volte".

Ed, infine, il professor V. Castellani nel 2003, specifica che oltre i noti emissari di Albano e Nemi esiste una complessa rete sotterranea di opere "che per altro sono a loro volta una parte minore di un lavoro di bonifica e drenaggio che, attraverso lo scavo di cunicoli, ha consentito di mettere a cultura buona parte del territorio alle pendici dei Colli Albani e che trova riscontro in una analoga opera di bonifica del territorio di Veio ove la British School of Archeology ha censito 45 km di cunicoli".

 

Conclusioni
Allo stato attuale, utilizzando i dati meteo climatici disponibili tra l' anno 2003 e l' anno 2007, il bilancio del lago di Nemi è negativo: l' abbassamento calcolato del livello idrometrico di riferimento è pari a 13 [cm/anno].
L' unico apporto dall' esterno è costituito dalla Sorgente delle Facciate, la cui portata, misurata a maggio 2008, è risultata pari a 15 [l/s], ma nei periodi sempre più frequenti di crisi idrica nel territorio dei Colli Albani, tale portata viene deviata verso gli acquedotti comunali.
Le altre sorgenti, che fino agli anni ottanta defluivano al lago, sono attualmente captate in toto, inoltre, sono stati perforati alcuni pozzi nella caldera del lago, l' ultimo dei quali in ordine di tempo nell' estate del 2003 per alimentare la città di Albano.
Il ripristino del sistema delle "gallerie filtranti" con immissione delle acque drenate direttamente nel bacino del lago, potrebbe aiutare a rendere meno negativo il bilancio idraulico. Allo stato attuale non si conosce completamente la potenzialità del sistema: è noto solo che una quantità d' acqua pari a 1.1 [l/s] viene convogliata e distribuita nel comune di Genzano e quindi utilizzata al di fuori dal bacino del lago. Se tale quantità venisse totalmente riportata nello specchio lacustre il bilancio idrico globale potrebbe migliorare del 15%.
Un ripristino completo del sistema, oltre a proteggere con maggiore efficienza i declivi dall'erosione e dagli smottamenti, può sicuramente contribuire ad aumentare la portata d' acqua in uscita dalle "gallerie filtranti" almeno ai livelli misurati da G. Ducci Q = 2.25 [l/s] nel 1913: tale contributo può, inoltre, essere utilizzato tutto all' interno del bacino del lago. Riportare, inoltre, in efficienza tali opere dell'ingegno di generazioni di uomini costituisce un' azione utile per non cancellare le testimonianze di una tecnica antica e per valorizzare l'immenso lavoro di chi riuscì ad utilizzare natura e risorse in maniera sostenibile.
Se non si interverrà in tempi brevi nel recupero di tutte le risorse idriche del bacino del lago di Nemi, se non si limiterà la captazione esasperata delle sorgenti, se non si vieterà la perforazione dei pozzi nella caldera del lago, avremo contribuito consapevolmente all' impaludamento di quello che era lo "Speculum Dianae".

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Liberamente tratto dal lavoro:
F. Medici, C. Testana, Il sistema delle "gallerie filtranti" nel bacino del Lago di Nemi, L' Acqua, vol. 14 (2009), n. 2, pp. 58-64.

Per la rubrica Idrogeologia - Numero 83 luglio 2009
Carlo Testana |
Per la rubrica Idrogeologia - Numero 83 luglio 2009