Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Creatività

Officine dell’arte

La creatività per nuovi spazi e nuovi percorsi

Nell'accezione più consueta l'officina viene definita come un - piccolo impianto industriale di modeste dimensioni dove si realizzano lavorazioni meccaniche di tipo artigianale e di piccole serie e nelle quali ha preponderanza la mano d'opera -.
Nel nostro caso, in quanto affiancato alla parola arte, il termine è usato per indicare un - ambiente dove si producono opere artistiche, letterarie, scientifiche; centro di propulsione di attività intellettuali, spirituali -.
La creatività invece possiamo trarla dalla produzione. In un dizionario ci si può imbattere nella semplice indicazione - Creare: produrre traendo dal nulla -.
Apparentemente nulla di nuovo essendo riflessioni già praticate e termini ampiamente usati. A ben riflettere però oggi il mondo dell'arte non presenta i connotati di un laborioso tessuto produttivo che investe, inventa e da risposte a bisogni reali, che esprime l'utile.
Non si vedono "officine" all'orizzonte dell'arte ma una miriade di singole figure che spesso non rappresentano che se stessi.

Henri Poincaré in "Scienza e metodo" definisce la creatività come capacità di produrre il nuovo e l'utile dalla combinazione di elementi già conosciuti.
Egli scrive - "... Un risultato nuovo ha valore, se ne ha, nel caso in cui stabilendo un legame tra elementi noti da tempo, ma fino ad allora sparsi e in apparenza estranei gli uni agli altri, mette ordine, immediatamente, là dove sembrava regnare il disordine..."

Poincaré posiziona quindi la creatività come elemento principale dell'innovazione.
Se dobbiamo trovare nuovi e sempre diversi collegamenti tra quello che già abbiamo è necessaria la conoscenza di questi materiali che non possono non essere parte integrante di un territorio.
Quindi una conoscenza non astratta ma dei processi reali di una società; base questa di ogni modello creativo e di ogni possibile innovazione.
L'arte essendo uno straordinario strumento di conoscenza si candida quindi ad essere un supporto insostituibile per lo sviluppo.
Una figura di straordinario creativo, che possiamo annoverare come nuovo cittadino del nostro territorio visto le innumerevoli iniziative alle quali ha partecipato e che ha "animato", è Riccardo Dalisi, architetto, designer, artista di fama internazionale, professore presso la Facoltà di Architettura dell'Università Federico II di Napoli.
A volte insieme in collaborazione con l'Associazione Arianna e con la Fondazione "Il Campo dell'Arte", abbiamo realizzato molti laboratori e stage creativi con le scuole, innanzi tutto, ma anche con bambini e adulti.
Traggo da suoi appunti, scritti per un laboratorio organizzato dall'Associazione Arianna nell'ambito del progetto FantasticArte e realizzato nei giorni 4 e 5 aprile, a Ciampino.
"... al Casale dei Monaci di Ciampino, si è dato il "la" alla libertà. Quaranta giovani insegnanti (qualcuna un po' meno giovane) erano presenti ed hanno lavorato con l'entusiasmo e la dedizione dei piccoli andando oltre le indicazioni, oltre il "la".
Il senso del "la" era nell'aver tratteggiato il racconto iniziato assieme ai bambini di otto anni del IV circolo didattico di Portici. Un ragazzetto con un cagnolino piccolo piccolo incontra un cane più grande. Incomincia una zuffa, "ma poi i cani fanno amicizia", dicono i bambini. "E vanno a passeggio insieme finché incontreranno un cane ancora più grande", dico io. E loro: "Anche con questo diventano compagni e giocano insieme!". "Finché ecco un cane ancora più grande!". "E questo arriva fino alle nuvole, no, fino alle stelle!", soggiungono altri bambini pieni di entusiasmo. Uno azzarda: "Incontrano Gesù". Oltre le stelle c'è Gesù! Però per un bimbo forse è troppo lontano!
Questo è stato il "la" concettuale; la carta di caramella ne è stato il veicolo. Cosa c'è di più bello di una carta di caramella? Me ne sono servito per tratteggiare con niente una silhouette. L'ho fatta vedere per un attimo su un foglio di carta che mi trovavo tra le mani ed è cominciato un appassionante, liberissimo comporre con carte colorate di ogni genere.
Il metodo è la partecipazione, niente comunica più della partecipazione. Infatti, quando si vuole spiegare troppo, alla fine non si capisce più niente e viene il mal di testa..."
Questo spazio, insieme ad altri strutturati e già indirizzati possono sicuramente determinare profondi cambiamenti dell'intera società. Debbono diventare un modello per la crescita del territorio sui quali insistono.
È necessario parallelamente creare condizioni formative efficaci, sia verso i giovani che verso le strutture pubbliche e le aziende, naturalmente sarà da definire adeguati approcci a seconda degli ambiti di intervento.
Risulta ormai chiaro come sia necessario il coinvolgimento, anche nelle fasi progettuali preparatorie, dei soggetti interessati. I pubblici amministratori potranno così evitare finanziamenti a progetti privi di un reale coinvolgimento del territorio e le aziende trovare gli spazi giusti per sperimentare nuovi approcci ai problemi produttivi, di immagine e di innovazione.
L'arte a tale riguardo può proporre, per meglio conoscere, continui cambiamenti di inquadratura. Occorre una macchina da ripresa in continuo movimento per cogliere tutti gli aspetti di una realtà, come quella contemporanea, in continua trasformazione.
Bisogna formarsi alla flessibilità, alla adattabilità. Le società si trasformano a volte con modalità imprevedibili e la macchina amministrativa ed il mondo della produzione faticano a mantenere il passo.
Questo nuovo interesse per la formazione continua di persone che spesso non si riconoscono in soggetti necessari di attenzioni formative deve accompagnarsi ad una attenta riflessione sulle strutture che la formazione forniscono come le nostre scuole ed in particolare quelle professionalizzanti e le università.
Queste potranno diventare poli di eccellenza di una nuova condizione creativa di tutto un territorio e mettersi quindi in rete con tutte le altre forme di conoscenza.

 

Per la rubrica Creatività - Numero 81 maggio 2009