Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Tafter

Cibo per la mente

Organizzare la cultura

Dalle fondazioni alle community development corporations

Ben chiara a partire da titolo e sottotiolo, la prospettiva di analisi utilizzata nel volume. "Organizzare la cultura" fa ricorso infatti la disciplina dell'organizzazione aziendale per leggere ed interpretare il sistema cultura offrendo proposte evolutive attraverso l'uso di specifiche istituzioni giuridiche (fondazioni e community development corporation).
Oggetto della trattazione è il settore delle varie istituzioni operanti nel campo culturale, prevalentemente di tipo fondazionale, attraverso un'analisi puntuale delle differenti forme organizzative, chiarendo quali sono i margini che le rendono utilizzabili ed auspicabili.
Si parte dalla disanima del terzo settore a livello nazionale ed internazionale dando conto delle teorie che ne giustificano l'esistenza chi per via del fallimento del primo settore (lo Stato), chi per via del fallimento del secondo settore (il privato), chi invece considerandone il peso quale settore complementare e non alternativo agli altri due, ed anzi che ha consolidato l'esistenza di modello misto di welfare in cui organizzazioni non profit intervengono anche nell'erogazione dei servizi locali.
Il contesto italiano, infatti, ben avviato nella direzione di un decentramento delle decisioni verso gli enti locali più periferici, si è basato negli ultimi anni proprio su modelli di organizzazioni non profit ascrivibili alle fondazioni operanti in ambito di servizi locali -ed in particolare in ambito culturale-, difficilmente rinvenibili in contesti internazionali, che possono favorire modelli decisionali basati sulla capacità di mediare le differenti istanze dei vari portatori di interesse a livello territoriale.
Le fondazioni operanti in ambito museale si contraddistinguono per l'elevato grado di complessità organizzativa e ad esse si fa negli ultimi anni ricorso sempre più di frequente; ad esse si sono poi aggiunti ulteriori sistemi organizzativi che, pur rispondendo a criteri di efficienza e efficacia, riescano a far convergere lo sviluppo territoriale attraverso la cultura. È il caso infatti dei network museali e dei distretti culturali.
Se nel primo caso, la decisione di ricorrere a reti museali o poli museali si basa sulla possibilità di avere un accesso facilitato a finanziamenti e di produrre evidenti economie di scala, il secondo caso si basa su ipotesi secondo cui l'economia dell'organizzazione culturale, tendenzialmente in perdita, si può giovare dell'economia del territorio che è in attivo poiché basata sulla spesa turistica e sui circuiti economici sociali che essa offre. Il secondo caso, sebbene evocato da più, sembra vivere una fase in cui la concreta applicazione sia ancora poco chiara e si basi essenzialmente su due ipotesi: l'una che fa riferimento ad un territorio in cui già insiste un distretto industriale, in cui è dunque evidente l'orientamento all'innovazione, l'altra che invece prende avvio da una volontà politica e non nasce spontaneamente.
Un'evoluzione istituzionale che si suggerisce si basa su istituzioni ispirate da una parte alle fondazioni di partecipazione, dall'altra alle "community development corporation"; queste, di origine nordeuropea, sono legate ad attività grant making basate sulla raccolta di donazioni derivanti dalla comunità di riferimento, alla quale sono re-distribuite sotto forma di servizi. Soluzioni queste che possono garantire una forma di governance più stabile ed integrare interessi culturali e di sviluppo territoriale. Ovviamente qualunque strada si intenda perseguire, suggerisce l'autore, sia sempre chiara la valutazione dei rischi connessi alla formula fondazione, divenuta nel tempo un'istituzione giuridica "di moda", alla quale si fa riscorso aspettandosi che sia l'unico modello che possa rispondere a criteri di efficacia e di efficienza che potrebbero essere ugualmente raggiunti all'interno dell'organizzazione qualora le sue attività fossero impostate su questi criteri e su pratiche di accountability.

 

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Alessandro Hinna. Organizzare la cultura. Dalle fondazioni alle community development corporations. McGraw-Hill 2005

Per la rubrica Tafter - Numero 79 marzo 2009